Ora la Grecia, presto gli USA

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Michael Hudson parla sulla strategia del debito e delle privatizzazioni, che si ripete dalla Grecia agli Stati Uniti

Intervista di Paul Jay, del Real News Network, a Michael Hudson, professore alla Università del Missouri-Kansas City

JAY: In Grecia, il Parlamento ha approvato le misure di austerità. E a giudicare dalla reazione dei mercati azionari e degli investitori, tutti erano piuttosto soddisfatti. I mercati azionari hanno fatto un balzo nei giorni successivi. L’euro è salito. C’era addirittura ottimismo sul futuro dell’economia. Ma questo è il punto. Era tutto ottimismo dei mercati azionari e degli investitori obbligazionari. In effetti, tutta la storia è stata riportata così, dal punto di vista degli speculatori. Ma cosa ha a che fare quello che sta accadendo in Grecia, con gli americani? Perché gli americani dovrebbero preoccuparsi di ciò che sta succedendo in Grecia?

HUDSON: Perché ciò che sta accadendo in Grecia è una prova generale per quello che andrà a succedere negli Stati Uniti. Già poche settimane fa ad Atene, i manifestanti avevano cartelli che si riferivano al Wisconsin e ai problemi qui. Quello che è successo in Grecia durante l’ultima settimana è esattamente quello che è successo nel Minnesota con il fallimento del governo. E le richieste di privatizzazione – la Grecia che vende le sue strade, la sua terra, la sua autorità portuale, il suo acquedotto e le sue fognature – ricalcano proprio quello che ha fatto l’Illinois, ciò che ha fatto Chicago, quello che è stato detto di fare al Minnesota, e quello che le città americane stanno cercando di fare. Quindi c’è una strategia identica in Grecia e negli Stati Uniti. La Grecia è il primo domino a cadere, e gli interessi finanziari che stanno guardando a questa crisi del debito post- 2008 come a una pesca miracolosa pensano questa è l’occasione per noi di muoverci. Ora possiamo prendere tutto questo debito che abbiamo costruito ed uscire dal sistema finanziario, per trasformarlo in proprietà diretta dei beni. Possiamo appropriarci delle isole greche, del patrimonio pubblico greco, proprio come siamo in grado di appropriarci del patrimonio del Minnesota, di Chicago, del Wisconsin e della California. E tutto ad un tratto si ha un enorme processo di pignoramento virtuale.

JAY: Esatto, perché, voglio dire, l’alternativa, ovviamente, sarebbe quella di fare qualcosa sul versante fiscale, in particolare in Grecia, dove i ricchi praticamente non pagano le tasse per niente. Naturalmente, nello scenario americano, si pagano le tasse, ma niente a che fare con le aliquote fiscali della storia precedente. Ma uno degli obiettivi principali nella situazione greca sembra essere quello di comprare tutte le attività dello Stato e sbarazzarsi di quanto rimane del patrimonio pubblico.

HUDSON: Beh, questo è ciò che volevano fare in Islanda dopo aver cercato di rendere il governo islandese, cioè i contribuenti, responsabile per le perdite bancarie che erano fondamentalmente causate da frodi. E questo è stato fermato in Islanda dal Presidente, che ha detto, aspetta un minuto, se dobbiamo spingere l’economia di una generazione nella depressione economica, è meglio che si voti su questo, altrimenti non è legale. Alla base del diritto internazionale c’è l’idea che se un debito è assunto da un paese, deve essere assunto in modo democratico. Sebbene il Parlamento Islandese avesse acconsentito ad assumersi il debito, il popolo in primo luogo ha votato contro il Partito Socialdemocratico, con oltre il 90 per cento, e poi ha votato, alcuni mesi fa, contro l’essere considerati responsabili per dei debiti che legalmente gli competono, con una maggioranza dei due terzi. Così, tutto ad un tratto, l’Inghilterra ha dovuto pagare ai suoi depositanti i soldi che doveva loro fin dall’inizio. Non è stata in grado di forzare l’Islanda. Così gli europei hanno detto: okay, forse avremo più fortuna con un paese che già è legato all’eurozona, e la Grecia, il Portogallo e la Spagna sono i principali governi in difficoltà. In Europa la parola socialista vuol dire destra, verso l’ala destra. La parola conservatore, se avete l’equivalente dei repubblicani in Grecia, i conservatori, stanno alla sinistra dei socialisti. Così i socialisti in Europa – non voglio chiamarli nazionalsocialisti, perché sono fondamentalmente internazional-socialisti – sostengono il settore finanziario.

JAY: Non è così diverso da quello che stiamo vedendo a Washington con l’attuale amministrazione del Partito Democratico.

HUDSON: Beh, si può dire così, è una parodia dei partiti socialdemocratici e del lavoro di un secolo fa.

JAY: Quando ho letto la stampa economica dopo che il Parlamento Greco ha approvato le misure di austerità e si riacquistava fiducia nell’Unione europea , sembrava un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, perché tutti sanno che, prima o poi, la Grecia sicuramente andrà in default, perché non si è risolto nessuno dei problemi. Quindi c’è da chiedersi perché tutta questa euforia. Ma poi ci si rende conto che è davvero per questa privatizzazione. Sono euforici perché inizieranno a raccogliere i cocci dell’economia greca.

HUDSON: Beh, tra ora e il momento in cui ci sarà il default, ci sarà un pignoramento enorme. Quindi l’Europa e i banchieri stanno progettando di darsi del tempo. Le banche francesi e tedesche vogliono girare tutti i crediti in sofferenza che hanno fatto al governo greco, alle proprie banche centrali, in modo che a pagare sia il contribuente europeo, vale a dire l’industria e la popolazione, non gli speculatori. Quindi, prima di tutto, le banche stanno andando a scaricare i loro prestiti in sofferenza al governo, proprio come è successo in Irlanda. In secondo luogo, cercheranno di costringere il governo a privatizzare, in condizioni di difficoltà, tutto il patrimonio pubblico. Ora, nella stampa americana si ha come una sensazione di irrazionalità. La stampa dice, beh, è solo della gente in rivolta, che cosa possono fare? Quello che stanno facendo è trovare una base legale sufficiente per ripudiare il debito. Non importa se il Partito socialista vende tutto, sono corrotti. Il popolo non è dietro a questo prestito. E quando si ripudia il debito, si può essere buttati fuori dall’Unione europea, insieme con la Spagna e il Portogallo. Ma se lo fanno, formeremo la nostra unione, e questa unione non ha intenzione di pagare i debiti a voi, perché nessun paese può spingersi in depressione per una generazione al fine di pagare i creditori.

JAY: E la situazione è un po’ complessa in ogni caso, perché queste banche europee esposte verso la Grecia sono state esse stesse destinatarie di salvataggi enormi da parte della Fed americana, altro motivo per cui questo dovrebbe essere un problema per gli americani.

HUDSON: Beh, c’è un altro fattore per gli americani, e cioè che a spingere l’Europa in questa posizione di destra è l’amministrazione Obama, e in particolare Geithner. Il Segretario del Tesoro. Geithner dice, aspetta un attimo, le banche americane hanno scommesso miliardi di dollari, forse, per quanto ne sappiamo, un trilione di dollari, che i Greci ripagheranno il debito. Hanno giocato coi derivati, hanno fatto assicurazioni trasversali e le banche americane perderebbero soldi. Ora, se si deve scegliere tra una perdita delle banche americane e che l’Europa entri nel neo-feudalesimo per una generazione, Geithner sosterrà la seconda chance.

JAY: Beh, io credo che non abbiamo sentito l’ultima parola dal popolo greco e dal popolo spagnolo su tutto questo.

HUDSON: Potete guardare ciò che sta accadendo in Grecia, i tagli alle pensioni, alla sicurezza sociale, alle cure mediche. Questo è esattamente ciò che nelle prossime due settimane andremo a vedere qui dalla amministrazione Obama.

 

CREDITS Articolo originale: Greece now, US soon
Sito web: Michael Hudson

 

*Michael Hudson è President dell’Institute for the Study of Long-Term Economic Trends (ISLET), analista finanziario a Wall Street, Distinguished Research Professor of Economics all’Università del Missouri, Kansas City – autore di Super-Imperialism: The Economic Strategy of American Empire (1968 & 2003), Trade, Development and Foreign Debt (1992 & 2009) e The Myth of Aid (1971).

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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