Observateur Continental: “La UE vuol decidere per Londra sulle politiche migratorie”…

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Bruxelles si oppone al piano di Londra di rimpatriare tutti i migranti nell’UE

Le controversie con Bruxelles sulla politica migratoria sono diventate una delle ragioni per l’avvio della procedura Brexit. Ora che l’uscita dall’Ue è cosa fatta, il gabinetto di Boris Johnson intende mantenere la sua promessa: già a giugno il Partito conservatore presenterà al parlamento un disegno di legge per cambiare radicalmente la legislazione sull’immigrazione. Alcuni dei suoi termini hanno già suscitato malcontento a Berlino e Parigi.

“Il principio centrale alla base del nostro progetto è semplice: la giustizia”, ​​recita il preambolo del documento pubblicato a metà aprile. “L’accesso al nostro sistema di asilo deve essere concesso alle persone bisognose, e non a coloro che possono permettersi i servizi dei trafficanti”, osserva il disegno di legge. Londra intende dunque tracciare una linea di demarcazione netta: chi arriva dalla Manica su un gommone o sul rimorchio di un camion perde il diritto alla lunga permanenza e può contare solo sull’asilo temporaneo. Inoltre, secondo questo documento, il ricongiungimento di un migrante con la sua famiglia con l’allontanamento dei suoi parenti diventa praticamente impossibile.

D’altra parte, i richiedenti asilo nel Regno Unito non aspetteranno la decisione di concedere uno status appropriato in Gran Bretagna, ma nelle isole che costituiscono un territorio d’oltremare del paese. : attualmente si tratta di Ascension Island nel sud Atlantic, che dista più di 6.000 km da Londra. In pratica, il rifiuto di consentire ai rifugiati di entrare nel proprio territorio corrisponde a “l’esperienza australiana”, adottata da Boris Johnson già nel dicembre 2019. L’ex colonia britannica invia dagli anni ’80 “rifugiati in barca” alle isole di Nauru e Papua Nuova Guinea, situate a centinaia di chilometri dalla costa, ignorando le regolari accuse delle Nazioni Unite di

Londra sta portando avanti anche un’altra importante iniziativa. Le persone in cerca di asilo nel Regno Unito che sono arrivate attraverso altri paesi, ad esempio la Francia o il Belgio, dove avrebbero potuto chiedere asilo, non possono essere ammesse al sistema di accordo del Regno Unito. Con l’uscita dall’UE il Regno Unito non è più interessato dal  regolamento Dublino III che consente il rimpatrio dei richiedenti asilo nel primo Stato membro dell’UE. L’accordo di commercio e cooperazione tra Ue e Regno Unito firmato il 30 dicembre 2020, alla vigilia della fatidica decisione, non prevede cooperazione sui migranti. Ecco perché il ministro degli Interni britannico, Priti Patel (i cui genitori sono fuggiti dall’Uganda in Inghilterra negli anni ’60), intende firmare separatamente accordi bilaterali con i paesi dell’UE.

Tuttavia, questi ultimi si rifiutano di parlare a Londra. Parigi ha detto di non essere affatto interessata a un accordo bilaterale. La logica delle autorità francesi è chiara: poiché la stragrande maggioranza dei migranti attraversa la Manica dalla Francia, Parigi sarebbe costretta a riportarli indietro. La risposta di Bruxelles agli auspici di Priti Parel è la stessa: “Al momento, non intendiamo condurre negoziati sugli emendamenti all’accordo in vigore”. Il ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer ha affermato che “il governo federale è favorevole alla firma di accordi con il Regno Unito a livello europeo”, esprimendo un chiaro rifiuto a Londra.

Poco prima della Brexit, la Germania ha visto di persona il significato politico del tema della migrazione per Boris Johnson. Se nel 2019 il Regno Unito ha inviato a Berlino 794 richieste di rimpatrio di richiedenti asilo in territorio tedesco ai sensi del Regolamento Dublino III, nel 2020 tale numero è salito a 2.200. Questa cifra triplicata significa solo una cosa: le prestazioni di governance di Boris Johnson saranno valutate rispetto alla sua capacità di mantenere le sue promesse di “ripristinare il controllo delle frontiere del Regno Unito”.

Alexandre Lemoine

Le opinioni espresse dagli analisti non possono essere prese come quelle degli editori del portale. Impegnano solo la responsabilità degli autori

 

Fonte:  http://www.observateurcontinental.fr/?module=articles&action=view&id=2784

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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