Obama invita gli Stati Uniti a determinare i limiti del supporto all’Ucraina, ma è credibile?

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Ha fatto molto scalpore ed è del tutto inaspettata la presa di posizione dell’ex-presidente Barack Obama  durante una intervista nel podcast Pod Save America.

In particolare, alcune pubblicazioni amiche (vedi qui e qui) qui in Italia hanno sottolineato questo passaggio, in cui Obama ha detto: “Dobbiamo dire onestamente all’Ucraina cosa possiamo fare e cosa non possiamo. Gli Stati Uniti, la NATO e il resto dovrebbero determinare in modo indipendente le linee, sulla base del calcolo che il conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe degenerare in un’escalation tra Russia, Stati Uniti e NATO”.

È effettivamente rilevante e di grande novità che Obama avverta che l’appoggio statunitense all’Ucraina non è infinito ed ha un limite.

Però, per dare la giusta valenza alle parole di Obama, è anche giusto mettere a fuoco qual è l’ambito dove ha pronunciato il suo punto di vista, altrettanto importante è definire quale è stato l’eco che le stesse hanno avuto negli Stati Uniti, gli interessi in gioco e, soprattutto, se le stesse corrispondano o meno alla linea prevalente del partito democratico.

L’esternazione di Obama una questione di opportunità elettorale?

Con l’avvicinarsi del midterm, Biden ha lasciato i compiti della campagna elettorale di medio termine a Barack Obama. Questo ha portato Barack Obama ad uscire ‘dai margini’ per favorire i democratici. Lui stesso ha detto che sta tirando le fila della campagna di Biden per le elezioni Mid Term (vedi qui) e sta girando per gli stati americani per questo.

L’ex presidente sta cercando di correggere i sondaggi che vedono i democratici in caduta libera. Per far questo è arrivato a criticare persino la cancel culture, qualcosa che i democratici difendono strenuamente (vedi qui). Quindi bisognerà vedere se il partito democratico nel suo insieme sposerà le sue parole e se la linea del partito ne sarà influenzata. In merito a questo, è rilevante che mentre Obama faceva le sue esternazioni, Biden in Pennsylvania si diceva preoccupato che con eventuale vittoria dei Repubblicani nelle elezioni MIDTERM dell’8 novembre, gli aiuti militari all’Ucraina potessero diminuire.

Come potrete notare più avanti, anche gli stessi distinguo di Obama sull’appoggio all’Ucraina, sono comunque accompagnati da note di lode ai vertici ucraini. In realtà, L’ex inquilino della Casa Bianca non mette sostanzialmente in discussione nulla della falsa narrativa attualmente in vigore, ma riconosce solamente che la situazione è pericolosa. Anzi, egli ritiene che bisogna dare un freno all’informazione e che questa è deleteria quando si discosta dal pensiero prevalente (vedi qui).
Insomma, il cambiamento di posizione non avviene sulla moralità delle questioni ma sempre a livello di opportunità, ovvero su ciò che può essere più o meno conveniente nell’ ‘interesse degli Stati Uniti’.  Ma come sappiamo, è proprio questo il metro di paragone che rende gli Stati Uniti estremamente inaffidabili per i propri partner e che da decenni genera catastrofi. E questo – rapportare ogni decisione ai propri interessi nazionali – è proprio il vulnus che sta avvicinando Cina, Russia e i paesi ‘BRICS’ verso un sistema globale multilaterale e non più unilaterale.

Con la guerra in Ucraina, profitti miliardari per l’apparato militare industriale

Un altro ostacolo ad una eventuale inversione di rotta, è rappresentato dai profitti miliardari che il settore militare industriale degli Stati Uniti sta macinando con la guerra ucraina.

Ad esempio, la Lockheed Martin la maggior azienda produttrice di armi del pianeta, nel 3° trimestre di quest’anno ha avuto profitti per un valore di più di 16 miliardi di dollari solo (il fatturato annuale molto probabilmente supererà i 60 miliardi di dollari). Per non parlare del settore energetico (gas liquefatto GNL) che, comunque le cose vadano dovrebbe continuare a fare affari in Europa che si è discostata definitivamente dalla Russia.

È da tenere in debito conto, che la misura delle tensioni in corso non è rappresentata solo dal conflitto in corso in Ucraina ma anche dall’estremo assoggettamento della UE rispetto agli USA, ove l’ipotesi estremamente probabile del sabotaggio statunitense ai due oleodotti North Stream, sancisce l’inizio di un modo di operare senza esclusione di colpi, una modalità nemmeno vista in guerra fredda. Con la differenza che in questo caso, si tratta di azioni tese a infliggere nocumento non solo alla Russia ma soprattutto ad intimidire e danneggiare un proprio alleato, la Germania.

Che senso ha tutto questo? È semplice, il fine è tagliare qualsiasi rapporto con la Russia e sancire la fine dell’energia a buon mercato. La disponibilità a prezzi irrisori di energia dalla Russia, come ha riconosciuto lo stesso ministro degli esteri UE Borrel, ha permesso lo sviluppo europeo per decenni.  Conseguentemente, tutto il surplus economico europeo degli anni passati, affluirà negli Stati Uniti. Il vecchio continente sarà deindustrializzato, molti asset strategici decideranno di delocalizzare negli USA e Washington farà man bassa delle aziende europee in svendita.
Come potete notare dalla cronaca quotidiana, gli interessi sono enormi e non è in ballo solo l’Ucraina. Conseguentemente, molto difficilmente ci sarà da aspettarsi una interruzione del supporto statunitense a Kiev. Pertanto, solo se vinceranno i Repubblicani di Trump, si potrà sperare ad una diminuzione delle forniture e ad una apertura ai negoziati.

Le valutazioni espresse da Obama non rispecchiano quelle di Biden e dei democratici

La deputata democratica Tulsi Gabbard (ex candidata alla presidenza) è stata costretta a prendere la decisione di lasciare il partito per le posizioni belliciste di quest’ultimo. Quindi, prima di prendere sul serio le parole di Obama, bisognerebbe tenere conto che gli USA non stanno dando affatto cenni di una svolta né dal lato di una diminuzione delle forniture di armamenti (che invece stanno aumentando), né dal lato dell’apertura di negoziati.

E’ significativo che mentre Obama pronuncia le sue parole ragionevoli, la Casa Bianca sta operando attivamente affinché – durante il prossimo G20 – Biden non ‘rischi’ di passare fisicamente vicino a Putin e gli possa rivolgere la parola. Il presidente americano stesso, in varie interviste pubbliche, ha detto che è escluso che lui parli con il leader del Cremlino. Quindi la mostrificazione dell’avversario è ancora in atto e, con essa, il rifiuto di approfondire con sincerità le questioni, ovvero affrontare ciò che realmente è successo negli ultimi 8 anni in Ucraina secondo una prospettiva storica.

Inoltre, è altrettanto rilevante che le parole di Obama non hanno avuto ampio risalto sui media, solidamente orientati sulla retorica bellicista e di assoluto sostegno a Zelensky.

Sarei quindi prudente a leggere questo tipo di esternazioni troppo ottimisticamente.

Riporto qui di seguito il contesto da cui sono state estrapolate le affermazioni che ho riportato ad inizio articolo

Giornalista: Parlando di brutali governi repressivi, sono passati otto mesi, nove mesi da quando Putin ha lanciato questa invasione in Ucraina. Penso che tutti siano rimasti colpiti dal modo in cui gli ucraini hanno combattuto, dall’efficacia con cui hanno combattuto. Sono rimasto impressionato da quanto l’Europa si sia effettivamente fatta avanti e li abbia supportati.

Il rovescio della medaglia di quel successo, tuttavia, è il fatto che sembra che la Russia stia perdendo, o almeno perdendo terreno. Putin viene spinto ulteriormente nell’angolo. Quindi mi chiedo quale siano i suoi pensieri in merito per le persone che ci stanno guardando.  Sono ispirati dalla resistenza ucraina. Vogliono che difendano il loro paese con successo, ma sono anche piuttosto nervosi per la continua escalation e queste chiacchiere sulla Russia che potrebbe usare un’arma nucleare?

Obama: Penso che ciò che il popolo ucraino ha realizzato sia straordinario ed è una testimonianza non solo del coraggio di pochi soldati, ma di un’intera nazione che si mobilita di fronte a difficoltà straordinarie e fa enormi sacrifici. E lo stesso Zelensky è arrivato al momento in un modo che la sua biografia non avrebbe necessariamente previsto, giusto? Quindi, alla fine, non è nostro compito dire agli ucraini, quando è abbastanza, fino a che punto dovrebbero spingersi, quale concessione dovrebbero fare, ecc. Dipende da loro. Come loro alleati, è importante per noi sostenerli finanziariamente, militarmente, attraverso la nostra intelligence.

Tuttavia, dobbiamo essere chiari e onesti con loro su ciò che possiamo e non possiamo fare. E ci sono linee che dobbiamo determinare internamente, Stati Uniti, NATO e altri che tengono conto del rischio che questo sfoci in un conflitto Russia/USA/NATO invece che in un conflitto Russia/Ucraina. Non sono abbastanza al corrente dell’intelligence in questa fase e non è il mio lavoro come privato cittadino valutare dove dovrebbe essere tracciata quella linea di confine, ma mentre stiamo pensando, ad esempio, a quali armi stiamo inviando in o come ci stiamo avvicinando al nostro supporto per l’Ucraina, penso che pensare a dove si ferma la difesa e inizia l’attacco e come gestirlo, sia qualcosa a cui dobbiamo prestare attenzione.

E penso, sai, che probabilmente la cosa che mi preoccupa di più è che le linee di comunicazione tra la Casa Bianca e il Cremlino sono probabilmente deboli come lo sono state da molto tempo. Anche in alcuni dei momenti più bassi della Guerra Fredda, c’era ancora la sensazione della capacità di prendere in mano un telefono e lavorare attraverso i canali diplomatici per inviare segnali chiari. E molto di questo è ripartito e non credo sia colpa della nostra amministrazione.

Penso che ora abbiamo a che fare con un tipo di regime russo che in realtà è ancora più centralizzato, ancora più isolato e chiuso. Penso che Putin abbia consolidato il processo decisionale a un livello che non abbiamo visto nemmeno durante l’era sovietica e penso che crei qualcosa di pericoloso… e trovare modi in cui parte di quella comunicazione possa essere ristabilita, penso sarebbe importante. 

– fine citazione – (qui tutta l’intervista in lingua inglese)

Vi confesso che dopo aver sentito per ben due volte Berlusconi scagionare del tutto la Russia in merito alle vicende attuali, salvo poi tornare sui propri passi, non sono più propenso a previsioni che non siano una preghiera al Padre Eterno affinché tocchi il cuore e la mente di queste persone, che certo non operano per il nostro bene. Ma forse – in una certa misura – sono essi stessi vittime del loro peccato e di uno spirito infernale che procede autonomamente e si alimenta anche di nostre azioni e nostri pensieri.

Il processo storico non è compiuto solo dalle decisioni dei potenti ma anche da ognuno di noi. La mancata coscienza del reale e la trascuratezza di quanto questo sia importante nella vita di ognuno, genera mostri. Se pensiamo che noi uomini non siamo neanche unanimi nel dire no alla guerra, vediamo quanta strada ci sia ancora da fare.
Il problema è come sempre il tempo e purtroppo non è detto che il tempo di capire e di riconoscere – in fondo il tempo di vivere – sia eterno.

VPNews

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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