Nuovo formato per la pace in Siria composto da Russia, Turchia e Qatar. Ma non sostituisce Astana

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Il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha lavorato nel silenzio ed ha cercato un consenso più allargato affinché la tenaglia intorno alla Siria si allenti e si trovi un accordo almeno con gli attori locali. Quindi ha cominciato a coinvolgere anche il Qatar in un nuovo formato di negoziati che comprende Russia, Turchia , Qatar. Questo allo scopo di cercare di sparigliare le carte e sbloccare la situazione di stallo attuale .

Il contesto attuale vede una ripresa delle ostilità diffusa, ricominciata di pari passo con l’insediamento di Biden che ha rafforzato gli asset delle truppe di occupazione americane in Siria. Inoltre,  il presidente americano ha innalzato i toni in alcune dichiarazioni bellicose del suo staff che non lasciano ben sperare nel futuro. In definitiva, gli Stati Uniti intendono rimanere in Siria permanentemente per farne una nuova base di appoggio per la politica antirussa in Medioriente.

Quindi, evidentemente, l’opzione è continuare a battere la testa contro il muro o ricercare strade alternative, per quando dolorose.

Di conseguenza, il Qatar sembra sia stato coinvolto positivamente e prevede di tenere colloqui trilaterali con Russia e Turchia sulla questione siriana su base regolare.

In proposito, il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdel Rahman Al Thani, a seguito dell’ incontro a Doha con colleghi provenienti da Russia e Turchia, ha dichiarato:

Ci auguriamo che tali incontri si svolgano regolarmente in un clima di accordo e contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Il ministro del Qatar ha osservato che lui e i suoi colleghi di Russia e Turchia “hanno richiamato l’attenzione sulle sofferenze del popolo siriano” e hanno discusso la possibilità di fornire assistenza umanitaria alla Siria in conformità con la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Il Qatar è stato uno degli attori che ha fornito armi  ai gruppi di insorti siriani.

Il Qatar è stato uno degli attori che ha fornito armi  ai gruppi di insorti siriani. Lo stesso principe qatariota sceicco  Hamad Bin-Jaber al-Thani  (che ha coperto la carica di ministro dal 2007 al 2013) ha dichiarato in svariate interviste che  il Qatar e l’Arabia Saudita hanno la responsabilità di aver avviato ed intensificato la guerra civile in Siria.

In una intervista con il Financial Times , l’ex primo ministro del Qatar al-Thani ha rivelato che l’escalation della ‘rivoluzione siriana’ che ha causato centinaia di migliaia di morti ed una immane devastazione, è stata sostenuta ed incoraggiata dal Qatar ed in seguito, dall’Arabia Saudita:

“Nel 2011 – ha dichiarato al-Thani – abbiamo iniziato ad interferire nella politica siriana. Eravamo sicuri che, in un eventuale intervento militare in Siria, il Qatar avrebbe assunto un ruolo guida. Poi la monarchia saudita ha deciso di prendere parte al conflitto in maniera diretta e ci ha chiesto di limitarci ad un supporto e questo ha causato una competizione tra il nostro Paese e l’Arabia Saudita negli affari siriani“.

In verità, l’implicazione del Qatar e dell’Arabia Saudita nel conflitto siriano era nota da tempo e sconosciuta solamente a chi è interessato a fingere una ignoranza interessata: sulla stampa estera da anni certe cose vengono dette ma senza conseguenze politiche. Sullo stesso Financial Times già nel 2013 è stato pubblicato un altro articolo con con contenuti analoghi e con un titolo altrettanto chiaro “How Qatar seized control of the Syrian revolution” (Come il Qatar ha preso il controllo della rivoluzione siriana).

E’ interessante ricordare che il Qatar nel 2012 accusava Mosca di difendere la Siria ed auspicava un intervento armato occidentale per far cadere Assad.

Ma naturalmente, le cose possono cambiare e solo la fine diplomazia russa e non quella delle bombe statunitense, può portare risultati. Infatti è indubbio che al di là delle responsabilità , senza accordi con i maggior attori regionali, la Siria – vista l’inamovibilità dei paesi occidentali – non ha alcuna possibilità di emanciparsi rispetto alla situazione attuale.

Quindi, come si può notare nel  comunicato congiunto pubblicato sul sito del ministero degli Esteri russo,  Russia, Turchia e Qatar si sono impegnati a far avanzare il processo politico in Siria, avviare un processo negoziale per porre fine al conflitto armato in Siria dilaniato dalla guerra civile, con l’assistenza delle Nazioni Unite.

Qualche altro dettaglio e considerazione sull’accordo…

La notizia è stata data dall’agenzia si stampa russa Tass e dalla TV Russia 24.

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L’incontro tra il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov , il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu e quello del Qatar Mohammed bin Abdel Rahman Al Thani si è svolto a Doha l’11 di marzo.

Nella dichiarazione si è convenuto che una soluzione militare per porre fine al conflitto siriano è impossibile e le parti intendono operare per il raggiungimento di un accordo che ponga nuove basi affinché il conflitto cessi in tutto il paese. Inoltre esiste l’intenzione condivisa di opporsi ai piani separatisti che – oltre a rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale dei paesi vicini –  minano la sovranità e l’integrità territoriale della Siria. Infine ci si impegna a facilitare ila vaccinazione in Siria per il Covid 19 e il ritorno dei profughi.

In questi anni si sono prese tante iniziative simili che non hanno dato risultati esaltanti.

E’ da considerare anche che gli Stati Uniti non vedono mai di buon grado iniziative che si svolgono al di fuori dall’ombrello delle Nazioni Uniti che essi controllano strettamente. Ricordiamo infatti che anche nei primi negoziati di pace di Ginevra, immancabilmente questi ultimi hanno sempre operato per farli fallire, ora con nuove accuse contro Assad, ora con l’organizzazione dei gruppi delegati in Siria di false flag chimiche o scandali umanitari, etc.

Conferenza stampa di Londra del 2013: lo sceicco Hamad bin Jassim bin Jabr Al Thani, primo ministro del Qatar, con il segretario di Stato americano John Kerry. Una mail di Hillary Clinton del 2014 conferma che il Qatar sponsorizzava l’ISIS .

Diciamo che la sfida però è aperta e la conclusione dei nostri tentativi, dei buoni tentativi, non è mai segnata. Bisogna sempre tentare, tentare fino alla fine. L’imprevedibile in fondo è sempre possibile e non è detto che l’imprevedibile possa esser sempre governato a favore delle potenze globali dominati.

Noterete che la strana coppia Turchia-Qatar non è casuale, oltre ad avere avuto il ruolo in Siria, sono alleati anche in Libia. Questo però che può sembrare negativo, ma in questo caso può fungere positivamente . Pur se Russia e Turchia/Qatar in Libia sono agli antipodi, è pur vero che un accordo sarà più facile trovarlo tra questa terna che non quando di mezzo ci sono gli Stati Uniti.
Infatti, finora solo grazie all’equilibrismo nei rapporti tra Russia e Turchia (sempre ai limiti della rottura), si è riusciti a fare alcuni passi avanti. Se è pur vero che l’ambiguità di Ankara in politica estera  è una sua caratteristica, la Russia finora è riuscita a gestire egregiamente la situazione, alternando diplomazia, interessi commerciali e leva militare.

Naturalmente tutto è possibile, ma a patto che il popolo siriano non sbricioli al suo interno con lotte intestine secondo le linee di faglia su cui operano i suoi nemici; per giunta  aggravate  dall’attuale enorme crisi economica e dalle inique sanzioni. E’ per questo che bisogna trovare una soluzione che conservi la sovranità; ma nel contempo che assicuri la sicurezza ed un impegno nella ricostruzione del paese da parte di chi i soldi ce l’ha. La Russia da sola non può.

patrizioricci by @vietatoparlare

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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