Non fatevi ingannare dalla retorica umanitaria occidentale sulla Siria.

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Vitalij Churkin

Intervista con l’ambasciatore della Russia alle Nazioni Unite
Vitalij Churkin, Global Research, 20 luglio 2012

L’intervento umanitario, purtroppo, suona soltanto umano, ma il fatto della questione è che qualsiasi intervento militare, per qualsiasi motivo, inevitabilmente causerà altro spargimento di sangue. E sappiamo che i più grandi filantropi del mondo – Stati Uniti e Regno Unito – sono intervenuti in Iraq, per esempio, citando ogni sorta di pretesti nobili, in questo caso particolare le inesistenti armi di distruzione di massa. Cosa che ha causato 150 mila morti soltanto tra i civili, per non parlare di milioni di rifugiati, sfollati e l’intera devastazione del paese. Quindi, non fatevi ingannare dalla retorica umanitaria. C’è molta più geopolitica nella loro politica in Siria che umanesimo.

Arginare l’influenza iraniana in Medio Oriente … è anche una delle maggiori motivazioni degli altri combattenti per la democrazia del Medio Oriente – Arabia Saudita e Qatar – preoccupati per ciò che vedono come interessi iraniani; in Bahrain pure.

Sui veti, se non mi sbaglio, gli Stati Uniti hanno posto 60 veti sulla questione palestinese soltanto. Quindi, perché non chiedete ai miei colleghi statunitensi dell’impatto dell’immagine degli Stati Uniti in Medio Oriente, per quei veti continui?

Russia e Cina hanno per la terza volta posto il veto sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Siria, che comporterebbe conseguenze tragiche per Damasco. L’ambasciatore della Russia alle Nazioni Unite ha detto aRussiaToday perché una soluzione diplomatica alla crisi resta l’unica opzione. In un’intervista esclusiva con RT, Vitalij Churkin ha dato la sua spiegazione di ciò che sta accadendo in Siria, e perché pensa che il conflitto si sia allargato oltre i confini di quel paese.

RT: la decisione della Russia di porre il veto su questa ultima risoluzione, ha causato costernazione e ampie critiche alla posizione di Mosca, la Russia sostiene il regime di Assad?
Vitalij Churkin: Certo che no. Si tratta solo di ciò che deve essere fatto al fine di risolvere la crisi. Purtroppo, la strategia dei nostri colleghi occidentali sembra sia cercare di montare le tensioni dentro e intorno la Siria, ad ogni occasione. E questa volta hanno preso l’occasione della necessità di estendere il mandato della missione di monitoraggio in Siria, allegandovi una serie di clausole inaccettabili per il loro progetto di risoluzione. Così, abbiamo avuto bisogno di porre il veto, insieme alla Cina, a tale progetto inaccettabile, e per lasciare spazio a Kofi Annan affinché lavori maggiormente sul documento adottato dai ministri degli esteri dei paesi del cosiddetto “gruppo di azione”, che prevede la creazione di un organismo nazionale di transizione e che richiede, naturalmente, il dialogo tra le varie parti. Quindi, in questo contesto, introdurre una risoluzione che comporterebbe soltanto pressione e sanzioni quasi inevitabili sul governo siriano, non sembrava una buona idea per noi tutti e abbiamo bloccato la decisione, che a nostro avviso era controproducente.

RT: Quindi, Mosca non sta sostenendo il regime di Assad, ma gli USA, la Gran Bretagna e Francia dicono che la Russia ignora il popolo siriano, come si fa a reagire a questo?
Vitalij Churkin: Sapete, sono molto buoni, cattivi e grevi nella loro propaganda. Penso a quello che hanno fatto per criticare la Russia e la Cina in modo stridente. Oggi sono stati i rappresentanti britannico e francese ad andare oltre, purtroppo, accumulando ogni sorta di menzogne sulla politica estera di Russia e Cina. Dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla necessità di aiutare Kofi Annan. Purtroppo, non hanno fatto nulla al fine di impostare e formare un processo produttivo e positivo in Siria. Invece, hanno lavorato con i cosiddetti “Amici della Siria”. In realtà, questo è un gruppo di paesi nemici del governo siriano, io non li chiamerei i nemici del popolo siriano, ma certamente coloro che vogliono rovesciare il governo siriano trascurano le conseguenze che sarebbero estremamente tragiche; tale politica comporta inevitabilmente [una tragedia], perché il governo o il presidente Assad non sono semplicemente un individuo o un gruppo di individui. Rappresentano un certo segmento della popolazione siriana, una certa struttura di potere, che esiste da decenni. Spezzarlo, causerebbe e sta causando notevoli difficoltà e spargimenti di sangue. Riformare attraverso il dialogo sarebbe una linea molto più ragionevole di azione e questo è ciò per cui la Russia si è sempre battuta.

RT: Ma il dialogo non ha ottenuto nulla finora. Non c’è ora uno schiacciante senso globale che qualcosa deve essere fatto per fermare l’uccisione di persone innocenti, per quanto riguarda l’intervento per motivi umanitari, non è accettabile per Mosca? So che Mosca è molto preoccupata per il Capitolo 7, che forse porta a un intervento militare. Ma che dire di una qualche forma di intervento per fermare il massacro?
Vitalij Churkin: In un certo senso, il gruppo di monitoraggio che stiamo cercando di mantenere è un modo di intervento politico – di intervento pratico – nel tentativo di scoraggiare le violenze. Purtroppo, non è successo, non ha avuto successo. Ha detto che il dialogo non ha ottenuto nulla. Il problema è il dialogo non è ancora iniziato. I gruppi di opposizione rifiutano di dialogare con il governo siriano, che si dice pronto al dialogo. Dovrebbero provare l’offerta del governo siriano avviando un dialogo. E questo è un importante legame mancante, uno dei principali ostacoli sulla via dell’azione di Kofi Annan.
L’intervento umanitario, purtroppo, suona soltanto umano, ma il fatto della questione è che qualsiasi intervento militare, per qualsiasi motivo, inevitabilmente causerà altro spargimento di sangue. E sappiamo che i più grandi filantropi del mondo – Stati Uniti e Regno Unito – sono intervenuti in Iraq, per esempio, citando ogni sorta di pretesti nobili, in questo caso particolare – le inesistenti armi di distruzione di massa. Cosa che ha causato 150 mila morti soltanto tra i civili, per non parlare di milioni di rifugiati, sfollati e l’intera devastazione del paese. Quindi, non fatevi ingannare dalla retorica umanitaria. C’è molta più geopolitica nella loro politica in Siria che umanesimo. Purtroppo, le conseguenze pratiche delle loro politiche, sono che il conflitto e lo spargimento di sangue non diminuiscono.

RT: Lei ha parlato di geopolitica e capisco che abbia menzionato il fatto che ciò che sta accadendo in Siria potrebbe diffondersi in Iran, alla fine. Può spiegare questo? L’Iran è l’obiettivo finale?
Vitalij Churkin: Ho fatto riferimento all’Iran, ma in un contesto leggermente diverso. Io non escludo che poi si passerebbe all’Iran, ma non mi riferivo a questo. Nelle mie osservazioni al Consiglio (di Sicurezza) delle Nazioni Unite, in data odierna, mi riferivo al loro evidente interesse. E questa è una motivazione importante della loro politica e del loro sforzo per rovesciare il presidente Assad, arginare l’influenza iraniana in Medio Oriente e in tutta la regione. Che è anche una delle maggiori motivazioni degli altri combattenti per la democrazia del Medio Oriente, Arabia Saudita e Qatar, preoccupati per ciò che vedono come interessi iraniani; in Bahrain pure. Sostengono che le proteste sciite siano una sorta di evento sponsorizzato dall’Iran, anche se alcuni osservatori, tra cui i vostri colleghi giornalisti che hanno esperienza sul campo, credono che siano delle proteste efficaci contro un sistema che non è del tutto democratico, per usare un eufemismo. Così, vi è una chiara dimensione geopolitica nella politica di un certo numero di paesi, che sono estremamente aggressivi nei confronti della Siria. E ciò non ha nulla a che fare con gli interessi del popolo siriano.

RT: Qual’è la preoccupazione per Mosca, con tutte queste implicazioni geopolitiche che avete spiegato in modo così chiaro, perché è Mosca così preoccupata di ciò? In che modo potrebbero influenzare Mosca?
Vitalij Churkin: Non siamo preoccupati per le implicazioni geopolitiche, anche se crediamo che un maggiore confronto con l’Iran sia un male inutile, e siamo direttamente coinvolti negli sforzi per risolvere pacificamente il problema del programma nucleare iraniano. E questa tensione crescente tra l’Iran, l’Occidente e i sauditi non è utile. La nostra preoccupazione è che il popolo siriano subisca le conseguenze di questa lotta geopolitica, e la nostra preoccupazione è che al centro della politica di tutti debba esservi il benessere del popolo siriano. E l’unico modo con cui possono porre fine a questo conflitto tragico è andare al tavolo dei negoziati. E vi sono buone basi; c’è un documento che è stato adottato con il consenso del “gruppo di azione” dei ministri degli esteri a Ginevra, due settimane e mezzo fa, che dice che un organismo nazionale di transizione deve essere impostato e che non si possono imporre sanzioni, né può essere imposta una maggiore pressione su una sola parte, il governo siriano, il quale sostiene che è pronto a tale dialogo, designando il suo rappresentante per tale dialogo. Ma finora l’interesse da parte dell’opposizione non c’è, e vediamo gruppi di opposizione estremisti; gruppi armati dell’opposizione che ricorrono sempre più alla violenza, e anche attentati terroristici come quello che abbiamo visto ieri a Damasco. Questo non vuol dire che il governo siriano non ha fatto ricorso a una violenza eccessiva, a volte, compiendo errori molto gravi nel corso dei mesi, ma è tempo di finirla, ora. A meno che non vogliamo continuare per anni, [dobbiamo] dialogare.

RT: la Russia è veramente bloccata dai suoi principi di non intervento. Non c’è il pericolo di essere isolati, tenendo conto del continuo veto alle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU e per la fornitura di materiale militare alla Siria. Naturalmente Mosca dice che non viene utilizzato contro i civili, ma che ne sarà della reputazione della Russia e, anzi, delle sue relazioni dopo che questa crisi sarà finita?
Vitalij Churkin: Staremo a vedere. Penso che fare la cosa giusta senza seguire semplicemente la politica catastrofica di qualcuno, sia qualcosa che mi renda orgoglioso e che alla fine ci incaricheremo della giusta linea di azione e della giusta politica, in queste circostanze molto difficili. E sui veti, se non mi sbaglio, gli Stati Uniti ne hanno posto 60 veti sulla questione palestinese soltanto. Quindi, perché non chiedete ai miei colleghi statunitensi dell’impatto dell’immagine degli Stati Uniti in Medio Oriente, per quei veti continui? A volte, perfino anche votando le loro dichiarazioni pubbliche presidenziali e quelle del loro segretario di stato. Così, il veto è una parte della Carta delle Nazioni Unite e non c’è niente di sbagliato nel porlo, quando si sente il bisogno di farlo.

RT: Potete dirci cosa succede ora? Nessun accordo al Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma la Russia ha detto che vorrebbe vedere l’estensione della missione di osservazione delle Nazioni Unite in Siria. Ma gli osservatori non hanno avuto alcun impatto visibile sul missione finora. Allora, qual è il punto nel mantenere viva la missione, quando finora non è riuscita?
Vitalij Churkin: Quale sarebbe il loro punto di partenza? Pensiamo che abbiamo possibilità di avere almeno altre possibilità di ottenere informazioni obiettive, se sono lì. Se la situazione dovesse migliorare, sarebbero già sul terreno e, quindi, sarebbero in grado di partecipare più attivamente al processo politico, e anche di cooperare sulla situazione umanitaria. Ritirandoli si andrebbe verso conseguenze negative. Purtroppo, di tanto in tanto, ci sembra di entrare in un’altra battaglia diplomatica. Ora avremo una discussione su cosa fare tecnicamente per davvero, andando avanti, ma senza appesantirsi con condizioni e implicazioni politiche.

Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
http://aurorasito.wordpress.com

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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