Non è l’America a essere cambiata. È l’Europa che rifiuta di guardarsi allo specchio

«L’Occidente come lo conoscevamo non esiste più», ha dichiarato Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione Europea ha pronunciato queste parole all’indomani delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, come se l’origine del distacco fosse interamente imputabile al cambio di rotta dell’America sotto Donald Trump. Ma è davvero così? O non sarà che l’Unione Europea rifiuta di fare i conti con le proprie scelte e con le responsabilità maturate già sotto la presidenza Obama?

L’Europa contro l’America: una rottura annunciata

La crisi transatlantica è spesso raccontata come una conseguenza della “deviazione trumpiana”, un’America che si ritira, volta le spalle agli alleati e mina le basi dell’ordine liberale. Ma in realtà, l’erosione dell’unità occidentale affonda le sue radici nella strategia deliberata della precedente amministrazione americana (ed ancor prima, dall’11 settembre in poi).

Lo ha spiegato senza mezzi termini A. Wess Mitchell, già assistente segretario di Stato sotto Obama, nel documento strategico pubblicato il 21 agosto 2021: A Strategy for Avoiding Two-Front War”. In esso, Mitchell espone la logica che ha guidato e ancora guida la politica americana: non affrontare Russia e Cina contemporaneamente, ma usare l’Ucraina come leva per “infliggere una sconfitta con effetto strategico” a Mosca, indebolendola sul piano militare ed economico per prepararsi allo scontro decisivo con Pechino.

Dunque, il “pivot to Asia” e la necessità di sacrificare le relazioni con Mosca sono scelte maturate ben prima di Trump. L’UE, invece, ha finto di non vedere. Quando l’amministrazione americana ha cominciato a rendere operativa questa strategia – anche con toni duri e pragmatismo brutale – i partner europei hanno gridato al tradimento, come se non fossero stati avvisati.

L’ipocrisia europea: un Occidente immaginario

L’intervista rilasciata da Ursula von der Leyen a Die Zeit è emblematica. L’Occidente è finito, ci dice, perché gli Stati Uniti hanno alzato i dazi e stretto nuovi accordi in Asia. Ma non è proprio questa la conseguenza logica della strategia delineata da Mitchell? E non è stata l’Europa, per prima, a rincorrere un’illusoria autonomia strategica senza assumersi reali responsabilità in materia di sicurezza?

A dar man forte alla narrazione antiamericana ci ha pensato anche François Bayrou, primo ministro francese, che ha accusato Washington di “abbandonare i valori occidentali” e di “schierarsi con l’aggressore” nel conflitto ucraino:

“Gli Stati Uniti, un tempo visti come il perno dell’alleanza delle nazioni libere e garante del diritto internazionale, hanno abbandonato i valori occidentali fondamentali “.

Parole forti, che sembrano ignorare volutamente il fatto che gli Stati Uniti, da anni, chiedono ai partner europei di assumere un ruolo più attivo, anche sul piano militare.

Trump ha alzato i toni, certo, ma ha semplicemente accelerato ciò che era già in atto: la ridefinizione delle priorità americane e la richiesta esplicita che l’Europa smetta di essere un “cliente” e diventi un alleato vero, capace di investire nella propria difesa ed avere lungimiranza.

La strategia di Mitchell: dividere i fronti

Il testo di Mitchell è rivelatore. L’America, consapevole di non poter affrontare contemporaneamente due giganti militari come Russia e Cina, ha scelto di chiudere il fronte europeo con una sconfitta netta inflitta a Mosca. L’Ucraina, in questa visione, non è fine a sé stessa, ma un campo di battaglia geopolitico su cui dare una lezione a Mosca, per costringerla a ripiegare verso l’Asia, lontano dal fronte europeo.

È una strategia cinica, certo. Ma è anche chiara e coerente. L’Europa, invece, si ostina a difendere un’illusione di unità occidentale mentre nel frattempo insegue nuovi partner commerciali, invoca una “autonomia strategica” senza basi e si scandalizza per una realpolitik americana che essa stessa ha sostenuto, almeno a parole, durante l’epoca Obama.

Conclusione: lo specchio rotto dell’Unione

Non è l’America ad aver tradito l’Occidente. È l’Europa ad aver abbandonato le sue radici, mentre gli Stati Uniti – nel bene e nel male – hanno cominciato a fare sul serio e a riprendere il meglio di sè storico. La vera frattura non si è aperta con Trump, ma con la mancata assunzione di responsabilità da parte europea.

Come afferma Mitchell, l’Occidente è entrato in una fase di rivalità multipolare, e la diplomazia deve seguire la logica della sequenzialità: prima una potenza, poi l’altra. L’Europa, se vuole contare, deve smettere di illudersi di essere “l’anima dell’Occidente” e cominciare a essere almeno il suo braccio.

La UE ha osteggiato Assad e la Siria fino a quando non ha conquistato il potere il leader di al Qaeda e solo allora ha ripreso i rapporti diplomatici. Il suo governo sta scientemente massacrando le minoranze alawite.
La UE ha osteggiato Assad e la Siria fino a quando non ha conquistato il potere il leader di al Qaeda e solo allora ha ripreso i rapporti diplomatici. Il suo governo sta scientemente massacrando le minoranze alawite. Questo è solo un esempio della coerenza europea.