Non è complottismo se lo fanno loro: la ‘crociata’ contro Musk e Trump

Lo scontro politico politico negli Stati Uniti si sta intensificando, con i Democratici che non solo attaccano Elon Musk per il suo approccio alla riorganizzazione burocratica, ma ora minacciano apertamente di bloccare il finanziamento del governo federale se i Repubblicani porteranno avanti l’agenda di Donald Trump. La deputata Val Hoyle (D-OR), intervenendo su CNN, ha dichiarato che i Democratici useranno tutto il loro potere per fermare un bilancio che, a loro dire, “mina gli interessi del popolo americano”.

 

Questa posizione evidenzia una strategia di ostruzionismo da parte della sinistra progressista, pronta a paralizzare il governo se le riforme volute dai Repubblicani – che includono tagli alla burocrazia e una maggiore efficienza amministrativa – dovessero avanzare. Hoyle ha anche attaccato direttamente Musk, affermando che “nessuno lo ha votato”, sostenendo che il miliardario stia usando il suo potere economico per influenzare il panorama politico e che le sue politiche non abbiano alcun effetto benefico immediato sui prezzi e sull’economia, ma siano mosse solo da un intento di “vendetta”.

Queste dichiarazioni rientrano in un più ampio scontro tra due visioni opposte: da un lato, i Democratici dipingono Musk e la destra come figure distruttive che minano lo Stato sociale e le istituzioni consolidate, mentre con vari giudici di provata fede DEM bloccano o sospendono alcuni atti esecutivi presidenziali; dall’altro, i sostenitori di Musk e delle riforme promosse da Trump vedono in queste critiche un disperato tentativo di mantenere lo status quo burocratico e censurare le voci dissidenti.

La possibilità di un blocco del governo a marzo, quando si voteranno le leggi di finanziamento, potrebbe dunque trasformarsi in un punto di svolta cruciale per la politica americana. Se i Democratici proseguiranno con la loro strategia di boicottaggio, potrebbero trovarsi ad affrontare un contraccolpo elettorale, specialmente se Musk e altri leader d’opinione riusciranno a far passare il messaggio che l’opposizione progressista è ormai ossessionata dal controllo e incapace di affrontare le sfide reali dell’economia e della società.

Comunque, la campagna di ostracismo contro Trump e Musk e, in genere contro lo staff presidenziale, non è un fenomeno limitato agli Stati Uniti, ma si sta manifestando anche in Europa. In che modo? Deviando il dibattito su questioni di pura simpatia o antipatia personale, evitando così di riconoscere il potenziale positivo di un cambiamento che potrebbe avere effetti anche nel nostro continente. La svolta interna degli Stati Uniti, infatti, potrebbe portare a trasformazioni significative anche all’esterno, soprattutto perché Trump ha chiaramente espresso la volontà di trattare direttamente con i singoli Stati europei piuttosto che con l’Unione Europea nel suo complesso.

 

Questa scelta è strategica: Trump sa bene che l’UE esercita una forma di ricatto sui suoi membri, favorendo coloro che si allineano ai suoi diktat e penalizzando chiunque osi deviare dalla linea imposta. Il meccanismo di controllo passa attraverso due strumenti principali: da un lato, generosi finanziamenti destinati ai media e alle campagne di comunicazione per orientare l’opinione pubblica; dall’altro, la censura sistematica e la stigmatizzazione dei cittadini dissenzienti, spesso bollati come “cospirazionisti”.

In questo contesto, la demonizzazione di figure come Musk e Trump non è solo una reazione ideologica, ma anche una precisa strategia per mantenere il controllo su un ordine consolidato che rischia di essere scosso da un nuovo approccio politico ed economico, più decentralizzato e meno incline alle imposizioni dall’alto.

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