Nel Nagorno-Karabakh arrivano i turchi (e quant’altro), il conflitto si internazionalizza

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Il conflitto nell’area contesa del Nagorno-Karabakh aumenta. L’Armenia ha distrutto due elicotteri e tre carri armeni. Mentre l’Azerbaigian ha lanciato un attacco aereo e con l’uso di artiglieria pesante, mentre l’Azerbaigian effettua bombardamenti su tutto l’arco del confine con ferimento e morti di civili e distruzione di infrastrutture.

La guerra per la regione contesa va avanti dal 1991 ma ci sono molti altri attori che ora soffiano sull’area. Il fatto che ora le potenze occidentali ballino per il riaccendersi di queste tensioni nel Karabakh è un assioma e non ha bisogno di prove. Il fatto che il conflitto tra Armenia e Azerbaigian non sia altro che un tentativo di spingere contro le teste di Russia e Turchia è anche abbastanza comprensibile, e dopo la dichiarazione di Erdogan sul sostegno a Baku in questo conflitto, la fiducia che questo possa accadere, è solo cresciuta.

Nei comandi della Nato sognano che missili “Kalibr” colpiscano Incirlik e che gli F16 della Turchia, abbattano le difese aeree sulla costa del Mar Nero o cose del genere. Che una guerra importante si abbatta nel ventre meridionale della Russia si adatta molto bene alla strategia delle azioni indirette nelle guerre ibride che anche se il contenzioso Karabakh non esistesse, varrebbe la pena inventarlo.

Ma i propositi di infiammare l’Asia Centrale non sono circoscritti solo al Karabakh ma ad ogni posto dove esiste qualcosa da bruciare, di infiammabile. E’ così che in Ucraina la Turchia ha portato gruppi di miliziani di Tharir al Sham (al Qaeda) dalla Siria  ed ora in aiuto all’Azerbaigian – sempre dalla Siria –  i miliziani radicali islamisti filo-turchi.

Ovviamente la pressione su Mosca si attua in vari modi. Non dimentichiamo che oltre a questa crisi , esiste anche la crisi in Bielorussia, il conflitto in Donbass e la Crimea. Inoltre la Russia è impegnata anche sul fronte siriano e libico. Come ciliegina sulla torta  infine, ci sono  le accuse di avvelenamento (non provate) di uno dei capi di un partito di opposizione russa, Navalny. E’ più facile che esista babbo Natale non che tutte queste siano coincidenze.

L’interesse è duplice: sia per via della Russia e sia perchè in quelle regioni la Cina sta perfezionando la sua “Via della seta” – quindi, si può colpire contemporaneamente sia la Cina che la Federazione Russa e così uccidere non due piccioni con una fava, ma due elefanti con una fava.

Insomma è chiaro che la parte occidentale utilizzi mille pretesti e se non ci sono, li crea.

Sì, perchè se così non fosse non penserebbe di aggiungere alle tensioni endemiche esterne ma anche di provocarne di interne , le rivoluzioni colorate.

L’Armenia è gremita di agenti statunitensi. Secondo lo State Statistical Service, più di duecento organizzazioni non governative, principalmente americane ed europee, lavorano in Armenia – è una cifra alta per un paese che ha una popolazione di soli 3 milioni di abitanti. Queste ONG, tra cui USAID, NED e Soros Foundation, ricevono annualmente 250 milioni di dollari USA, più del 2% del PIL dell’Armenia. L’ambasciata americana fa pressioni sulle organizzazioni per i diritti umani .

Il pericolo di rivoluzioni colorate all’interno del paese è grande. Tentativi di rivoluzioni colorate ci sono stati nel 2016 e nel 2018.  Tuttavia, nonostante il “flirt” con l’Unione europea e l ‘”accordo di partenariato globale rafforzato” con il blocco, il primo ministro Pashinyan non mette in discussione le relazioni di alleanza con la Russia. Ciò non vuol dire però che  l’Occidente non sfrutterà ogni opportunità – e quindi anche la crisi attuale – per indebolire l’influenza russa in un paese che è membro della CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva).

Nello stesso tempo Pashinyan, si è affermato come un russofobo così coerente che per la Russia aiutarlo sarà più dubbio che rifiutarlo.  Non resta che sperare che il fattore della presenza di una base russa in Armenia sia da un deterrente sufficiente. Ma la domanda è: può succedere che qualcuno voli lì ‘per puro caso’ e la colpisca ‘per sbaglio’? O che che i pimpanti discendenti degli ottomani abbattano un altro aereo russo o creeranno un altro incidente nel modo più efficace e risonante possibile, in modo che la Russia di certo non se ne vada e in ogni caso e risponderà di conseguenza? Il club dei suicidi apre le sue porte e invita nuovi membri. Ciò che personalmente non capisco è cosa pensa di guadagnare in tutto questo Erdogan, ma anche vero che è molto difficile immaginare cosa pensa Erdogan.

Come voi tutti, amo la pace. Insieme, considero la guerra come una fuga vigliacca dai veri problemi del tempo di pace. Ma succede che nel mondo di oggi sparino sempre più frequentemente da qualche altra parte e la cannonata si avvicina costantemente.

Credo che quando accade una guerra oggi difficilmente va secondo i piani e tutti avrebbero dovuto ormai impararlo. I potenti evidentemente non lo hanno imparato o per loro è solo un’altra occasione di guadagno. Succedono cose incredibili e tutti credono a tutto ciò che passa attraverso i media mainstream. Questi come non mai seguono pedissequamente le narrative dei governi e rappresentano una realtà fortemente addomesticata. Così se  parliamo di poteri mondialisti che usano pandemie (pur vere) o guerre per adattare ogni situazione secondo la loro tabella di marcia, ci  chiamano diffusori di fake news,  ed ora negazionisti, e chi ha più ne metta.

Anche questo è la cannonata che si avvicina costantemente.

@vietatoparlare

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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