Ministro degli Esteri ungherese: Vogliamo un’Ungheria cristiana, un’Europa cristiana

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dal Blog di Sabino Paciolla:

Interessante intervista di Edward Pentin al Ministro degli esteri ungherese Péter Szijjjjártó su immigrazione, identità europea e Europa. Egli spiega perché ritiene che la politica di immigrazione del suo governo, contraria all’UE, sia necessaria per preservare il patrimonio cristiano ungherese ed europeo.

Eccola nella mia traduzione.

Negli ultimi anni, l’Ungheria è stata quasi l’unica in Europa a lottare per conservare il suo patrimonio cristiano e la sua identità cristiana di fronte a un’Unione europea che ha cercato di fare il contrario.

E lo ha fatto in gran parte attraverso quella che alcuni considerano una politica di immigrazione “dura”, ma che il governo del paese insiste sul fatto che si tratti di una politica ragionevole di immigrazione controllata (si oppone all’immigrazione illegale e irregolare e favorisce lo stretto controllo delle sue frontiere esterne).

Questa settimana, questa politica (insieme ad altre) ha portato ad uno scontro con il Parlamento europeo, che sta cercando di intraprendere un’azione disciplinare senza precedenti contro il paese per aver presumibilmente violato i valori fondamentali dell’UE. Se approvate, le misure punitive potrebbero includere la sospensione del diritto di voto dell’Ungheria, sebbene ciò sia considerato improbabile.

Il ministro degli esteri ungherese, Péter Szijjjjártó, ha definito la mossa “piccola vendetta” dei politici che favoriscono una politica di frontiere aperte in tutta Europa.

I vescovi della regione sembrano sostenere la posizione dell’Ungheria sulla migrazione: Le Conferenze episcopali dell’Europa centrale e orientale hanno rilasciato un comunicato del 7 settembre in cui hanno affermato che la crisi migratoria dimostra che “non è facile superare le differenze mentali e culturali che esistono tra Oriente e Occidente”. Hanno aggiunto che, anche se le nazioni non devono essere “indifferenti” a quelle “in situazioni di pericolo di vita o che soffrano la fame e la carestia”, tutto deve essere fatto “per aiutare i loro paesi di origine a risolvere i problemi che causano la migrazione”.

Il 24 agosto, Szijjjjártó ha parlato con il National Catholic Register della sua politica di conservazione dell’eredità e dell’identità cristiana della nazione e ha spiegato perché l’Ungheria è l’unico Paese al mondo ad avere un dipartimento dedicato all’aiuto dei cristiani perseguitati. I vescovi ungheresi sostengono l’impegno del governo e il 5 settembre hanno lanciato un appello per aiutare i cristiani perseguitati in Africa e in Asia.

L’Ungheria ha fatto molto per aiutare i cristiani perseguitati: Quali sono i piani del governo per il futuro a questo proposito?

L’Ungheria si sente responsabile, in quanto rappresentante di un Paese cristiano, di aiutare le comunità cristiane che ne hanno bisogno. Per questo abbiamo creato un segretariato di Stato separato che ha un desk dedicato per monitorare la situazione delle comunità cristiane perseguitate. Abbiamo sempre dato risorse finanziarie direttamente a queste comunità e continueremo a farlo. Proprio di recente, abbiamo deciso di concedere un milione di euro alla Chiesa maronita in Libano per consentire a quest’ultima di svolgere azioni di sostegno familiare, e abbiamo finanziato il rinnovamento di oltre 40 chiese cristiane anche in Libano. In futuro, faremo di più per aiutare quelle famiglie cristiane che hanno potuto far ritorno alle loro case, [quelle] che hanno dovuto fuggire a causa dell’ISIS o di altre organizzazioni terroristiche che si sono impadronite delle loro case e dei loro territori.

Perché la protezione dei cristiani perseguitati è così importante per il governo ungherese?

L’Ungheria è un paese cristiano da più di un millennio. L’attuale governo è un governo democratico cristiano che prende sul serio l’eredità del cristianesimo in Ungheria e in Europa, e noi vorremmo preservare l’Europa come Europa cristiana. Vogliamo preservare l’Ungheria come Ungheria ungherese e come Ungheria cristiana. Come governo che prende sul serio la sua responsabilità locale, non possiamo escludere la responsabilità globale; e quindi, se noi, come paese cristiano per un millennio, non aiutiamo le comunità cristiane perseguitate in tutto il mondo, chi lo farà?

Quanto è importante che l’Europa conservi il suo patrimonio e la sua identità cristiana, e come mai è centrale nella politica di immigrazione dell’Ungheria?

Siamo sicuri che questa crisi migratoria mette in pericolo il patrimonio cristiano dell’Europa. Purtroppo, la prova di ciò è stata vista e sperimentata nella parte occidentale dell’Europa, quando è stata approvata una legislazione per rimuovere simboli cristianio da alcuni edifici pubblici. Questo fenomeno non ci piace. Pensiamo che l’Europa debba attenersi ai suoi valori cristiani. Questo è l’unico modo in cui l’Europa può riconquistare la sua forte posizione di competitività globale, sia essa economica, commerciale o demografica.

Ritiene che la difesa della fede cristiana sia sinonimo di difesa della sovranità, soprattutto di fronte a un’Unione europea che viene criticata per aver mostrato sempre meno rispetto per l’autonomia statale e la democrazia?

Sì, in realtà l’Unione europea è ostaggio dell’ipocrisia e della correttezza politica, e questo impedisce all’Europa di essere abbastanza coraggiosa da difendere la sua eredità cristiana. Riteniamo che la libertà sia uno dei valori più importanti dell’Europa, e la libertà di religione debba essere al vertice di questa categoria. La libertà di religione è un diritto di Dio, e quindi nessun uomo può sottrarla a nessuno. Quindi, senza libertà religiosa, non possiamo parlare di libertà in Europa, e da nessun’altra parte del mondo.

 

Fonte: National Catholic Register

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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