Una sentenza che sbugiarda la Commissione
Il Tribunale dell’Unione Europea ha dato pienamente ragione al New York Times nella causa intentata contro la Commissione Europea per l’accesso agli SMS scambiati tra Ursula Albrecht (in von der Leyen) e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Un verdetto inequivocabile: l’istituzione non ha rispettato il principio di trasparenza e ha agito contro l’interesse pubblico europeo. La Commissione farà appello, ma sarà interessante vedere quali nuove giustificazioni tenterà di proporre, dopo che quelle sin qui addotte sono state giudicate inaccettabili.
Un acquisto da 71 miliardi di euro, per 4,5 miliardi di dosi
Al centro della vicenda ci sono gli accordi per l’acquisto di oltre 4,5 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid per un valore complessivo superiore a 71 miliardi di euro. Una cifra spropositata, considerata la popolazione europea. Ancora più surreale, se si considera che tali dosi si sono poi rivelate in gran parte inutili contro le varianti. Ma non è tutto: il fatto che tali trattative siano avvenute via SMS, senza documentazione ufficiale, le rende non solo opache, ma potenzialmente illegittime.
Lo scandalo è stato portato alla luce non da un media europeo, ma dal New York Times, supportato dalla Procura europea (EPPO) che, il 14 ottobre 2022, ha confermato di aver aperto un’indagine. È legittimo chiedersi: dove sono stati i giornalisti europei? Perché nessuna grande testata continentale ha osato sollevare il caso? Eppure le fonti erano pubbliche.
La risposta, forse, è più inquietante di quanto si voglia ammettere: i media sono stati cooptati o intimiditi. Basti pensare che in Italia, nel pieno della pandemia, il governo ha destinato fondi pubblici ai media “virtuosi” che si attenevano alla narrazione ufficiale. Un incentivo alla disinformazione mascherato da “comunicazione istituzionale”.
La pandemia: l’opacità un sistema (procedure opache ma anche cure ignorate, farmaci ostacolati)
Se davvero la priorità fosse stata la salute pubblica, la gestione della pandemia avrebbe seguito criteri di efficacia e razionalità. E invece no. Prova emblematica è quanto dichiarato dall’Istituto Mario Negri, uno dei più autorevoli centri di ricerca italiani. Secondo uno studio pubblicato nel 2021, l’uso tempestivo di antinfiammatori non steroidei (FANS) avrebbe potuto ridurre del 90% il numero dei ricoveri ospedalieri per Covid. Eppure, questa terapia semplice, economica e accessibile è stata sistematicamente ignorata o addirittura osteggiata da buona parte della comunità istituzionale e mediatica.
“La terapia a base di antinfiammatori, avviata all’inizio dei sintomi, riduce il rischio di ospedalizzazione per Covid dell’85-90%”
(Fonte: ANSA – Istituto Mario Negri, 2021)
Una “dimenticanza” troppo grave per essere casuale. E che alimenta il sospetto che le scelte sanitarie siano state condizionate non dal bene comune, ma da logiche di profitto, da relazioni opache e da una sistematica soppressione di ogni alternativa ai vaccini, anche quando validata da dati scientifici solidi.
Non solo questo scandalo ma anche di pregressi e dello stesso tipo: il caso delle “consulenze d’oro” al Ministero della Difesa
Quello degli SMS non è un episodio isolato nella carriera di Ursula von der Leyen. Durante la sua guida al Ministero della Difesa tedesco (2013–2019), esplose lo scandalo delle “consulenze d’oro”, con assegnazione di contratti milionari affidati a società come McKinsey e Accenture senza gare pubbliche. Un’indagine dell’Ufficio Federale di Audit tedesco rivelò l’uso sistematico e opaco di consulenze esterne.
Non bastasse, due cellulari governativi utilizzati dalla ministra risultarono completamente cancellati, privi di qualunque dato utile alle indagini. Anche in quel caso, le “ragioni di sicurezza” addotte furono poco credibili, alimentando sospetti di ostruzione giudiziaria.
Un conflitto d’interessi ignorato dalle istituzioni
Il quadro si complica con i conflitti d’interesse familiari della presidente della Commissione. Suo marito, Heiko von der Leyen, è dirigente dell’azienda farmaceutica americana Orgenesis, attiva proprio nel settore dei vaccini a mRNA. A giugno 2022, questa società ha avuto un ruolo determinante nella nascita a Padova del Centro Nazionale per la Terapia Genica, finanziato con 320 milioni del PNRR italiano.
Secondo l’eurodeputata Francesca Donato, si tratta di fondi pubblici europei destinati a interessi privati non europei, distribuiti in un contesto già segnato da contratti opachi e profitti miliardari per Big Pharma. Nonostante ciò, nessuna indagine è stata avviata né a livello italiano né europeo. La Donato ha chiesto le dimissioni di von der Leyen, ma senza alcun seguito.
La sentenza del Tribunale: opacità e arroganza istituzionale
Il punto più grottesco è il comportamento della Commissione Europea una volta emerso lo scandalo. Prima ha dichiarato che gli SMS “non si trovano”, poi ha sostenuto che anche se esistessero, non avrebbero valore pubblico. Una doppia menzogna smentita dalla sentenza del Tribunale UE, che ha chiarito come la Commissione ha il dovere di fornire spiegazioni credibili, specificando se i messaggi siano stati cancellati, persi, o deliberatamente eliminati.
È credibile che un contratto miliardario, relativo alla salute pubblica, non preveda alcuna procedura di archiviazione dei documenti? Questa domanda, da sola, basterebbe a far crollare la credibilità dell’intera macchina europea.
Nella sua sentenza, il Tribunale dell’Unione Europea ha parlato chiaro: la Commissione ha violato il principio di trasparenza e ha agito in modo illegittimo. Ha dimostrato di non rispettare i cittadini europei, né le minime regole di accountability democratica.
In un passaggio chiave, i giudici affermano che la Commissione non può semplicemente dichiarare l’inesistenza di documenti, ma deve fornire motivazioni plausibili e verificabili. Non farlo significa agire fuori da ogni controllo democratico.
Un sistema da rifondare, non una svista da correggere
Quella degli SMS scomparsi non è una “svista”, né un errore isolato. È l’ennesimo segno strutturale di una governance europea opaca, autoreferenziale e permeabile ai conflitti di interesse. Un potere che non risponde ai cittadini, ma solo a logiche interne, affaristiche e ideologiche.
Se davvero si vuole parlare di Unione Europea come progetto democratico e trasparente, bisogna iniziare dalla verità. E questa vicenda dimostra che la verità, ancora una volta, non abita a Bruxelles.