Signore e signori, preparatevi a una rivelazione che farebbe impallidire persino i migliori episodi di X-Files. Dimenticatevi di Area 51, dei rettiliani e di chi ha davvero ucciso Kennedy: l’ultima teoria del complotto è qui per rivoluzionare ogni certezza.
A quanto pare, dietro la chioma dorata di Donald Trump non si nasconde solo un parrucchiere disperato, ma un oscuro passato da… agente segreto sovietico! Già, proprio lui, il paladino dell’America First, sarebbe stato reclutato dal famigerato KGB nel lontano 1987, sotto l’enigmatico nome in codice “Krasnov” – un soprannome che suona più come un brand di vodka di seconda fascia che come il titolo di una spia internazionale.
A lanciare questa bomba di proporzioni hollywoodiane non è un premio Pulitzer, bensì Alnur Mussayev, un ex funzionario kazako che, fino a ieri, era noto soprattutto al suo barista di fiducia. A dar manforte a questa teoria? Nientemeno che un post su Facebook – la fonte d’informazione più affidabile dai tempi della Sibilla Cumana – immediatamente rilanciato dal collettivo Anonymous, perché nulla dice “credibilità” come un gruppo di hacker mascherati da Guy Fawkes.
Ma aspettate, c’è di più: la trama si infittisce con dettagli succulenti sul coinvolgimento del leggendario 6° Dipartimento del KGB, un’entità così misteriosa che perfino chi lavorava lì probabilmente ne ignorava l’esistenza. E la missione segreta? Reclutare uomini d’affari americani, come se Wall Street fosse il supermercato delle spie in saldo.
Ora, prima di iniziare a costruire cappelli di carta stagnola e a cercare messaggi cifrati nei tweet di Elon Musk, facciamo un passo indietro e analizziamo, con un pizzico di logica e molta meno fantasia, quanto questa teoria regga davvero. Spoiler: probabilmente quanto un castello di carte durante un uragano.
Vediamo di analizzare questa notizia (vedi qui) che fa più rabbia che altro.

Ma esaminiamola razionalmente secondo il metodo dei fatti e della ragione;
Innanzitutto il primo punto da esaminare è:
1. L’Attendibilità della notizia
L’affermazione secondo cui Donald Trump sarebbe stato un agente reclutato dal KGB con il nome in codice Krasnov, avanzata da Alnur Mussayev, richiede un’analisi attenta:
Fonte dell’accusa: Alnur Mussayev è un ex capo dei servizi segreti kazaki (KNB). Sebbene abbia avuto accesso a informazioni di alto livello in passato, la sua autorità nel parlare di questioni legate al KGB sovietico o a presunti agenti negli Stati Uniti è discutibile, soprattutto considerando il fatto che il Kazakistan e la Russia sono entità separate dal 1991.
Prove fornite: La notizia non menziona alcuna prova concreta o verificabile. Accuse di questo tipo richiedono documentazione solida, come registrazioni, testimonianze corroboranti o documenti ufficiali. Senza prove tangibili, si tratta solo di speculazioni.
Fonte della diffusione: Il fatto che l’accusa sia stata rilanciata da Anonymous su Facebook non aggiunge credibilità in sé. Anonymous è un collettivo di hacktivisti, noto per le sue azioni mediatiche, ma non è una fonte affidabile per accuse geopolitiche senza dati verificabili.
Contesto storico: Durante la Guerra Fredda, il KGB ha cercato di infiltrarsi in vari ambiti politici occidentali, ma l’idea che Trump fosse un agente reclutato all’epoca richiederebbe un livello di cospirazione estremamente sofisticato e improbabile senza precedenti prove.
Conclusione sull’attendibilità: La notizia sembra priva di fondamento concreto. Senza prove verificabili, resta una mera speculazione sensazionalistica.
Dopodiché procediamo in una:
2. Analisi logica
Questa accusa è priva di fondamento. Basta applicare un po’ di logica, la stessa logica utilizzata dai detrattori. Un uomo accusato di essere un “palazzinaro”, mosso solo da interessi utilitaristici e cinici con il solo obiettivo del profitto, una volta diventato presidente degli Stati Uniti, che vantaggio avrebbe nel rimanere un agente del KGB o di organizzazioni simili? Nessuno. Eppure continuano a insistere.
Le azioni di pulizia intraprese dall’amministrazione Trump sono reali e non favoriscono la Russia, ma piuttosto gli stessi Stati Uniti, che si trovano sull’orlo della bancarotta finanziaria. Inoltre, il Russiagate ha già indagato a fondo ogni aspetto della vita di Trump, più di quanto sia stato fatto con qualsiasi altro americano. Il risultato? L’assoluta estraneità di Trump alle accuse di collusione.
Logica del profitto: Se Trump è noto per essere un uomo d’affari pragmatico e focalizzato sul profitto, non avrebbe senso che mantenga un legame segreto con un’istituzione ormai scomparsa come il KGB, se non ne traesse vantaggi tangibili. Questo segue una coerenza logica: Trump ha già raggiunto potere e ricchezza autonomamente, quindi non avrebbe motivi per “rimanere fedele” a un presunto legame con i servizi segreti sovietici.
Inchieste già condotte: Il Russiagate è stato uno dei più grandi scandali politici degli ultimi anni e ha coinvolto inchieste lunghe e approfondite da parte dell’FBI e di altre istituzioni statunitensi. Il fatto che non siano emerse prove concrete di collusione suggerisce che l’ipotesi di un legame diretto con i servizi segreti russi sia stata ampiamente indagata e non confermata.
Pulizia politica di Trump: il tentativo di “pulizia” politica dell’amministrazione Trump si lega al suo approccio dichiarato di ridurre l’influenza dell’establishment politico e burocratico di Washington. Anche se si può discutere l’efficacia di queste politiche, il collegamento con la Russia non appare come un elemento chiave in questo processo.
Contesto geopolitico: Le azioni politiche di Trump, se viste con un’ottica puramente strategica, potrebbero mirare a un riassetto degli equilibri geopolitici piuttosto che a una collusione con la Russia. La sua volontà di negoziare con Putin, ad esempio, può essere letta come una mossa pragmatica piuttosto che una prova di lealtà.
Seguendo una linea logica coerente, soprattutto alla luce delle informazioni pubblicamente disponibili e delle indagini già concluse, le accuse senza prove rimangono nel campo della speculazione, mentre una analisi si basa su fatti e deduzioni razionali.
Dato il grado di approfondimento che i media fanno delle notizie e la loro faziosità in atto, non so che seguito avrà tutto questo, ma è tempo di allenarsi per vivere. E vivere vuol dire avere una dirittura morale che vada al cuore delle vicende , mettendo ogni cosa in relazione. Mettendo in relazione ciò che conosciamo come fondamento morale con i fatti, ne scaturisce una chiarezza di sguardo libera da opportunismo e appassionata al vero.