La UE vuole sequestrare i fondi russi in Europa per finanziare la ricostruzione in Ucraina

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L‘Unione Europea, che ha congelato i depositi russi custoditi nelle banche europee, avrebbe intenzione di espropriarli utilizzandoli per la ricostruzione ucraina. La discussione per trovare un quadro legislativo – almeno formalmente legale – è alla fase iniziale.

L’orientamento della UE è cercare di mutare la propria legislazione che ora non permette l’acquisizione dei fondi sovrani russi.

La finalità di “proteggere l’Ucraina” è diventato il termine di paragone per legittimare tutta una serie di decisioni e limitazioni che colpiscono, come una spada di Damocle, chiunque si discosti da dall’orientamento prevalente.

In realtà, benché l’argomento dell’utilizzo dei fondi russi torni periodicamente alla ribalta, oltre che ad essere irragionevole è anche  controproducente all’Unione Europea stessa.

L’aiuto all’Ucraina, lungi dall’essere un’autentica reazione alla violazione del diritto internazionale, è diventato una autentica ideologia. Lo abbiamo visto nel caso della Meloni, vistasi costretta a fare un giuramento di fedeltà alla politica intransigente europea che rifugge da qualsiasi composizione negoziale del conflitto ucraino.

Sebbene il quadro giuridico esistente non consenta di risolvere questo tipo di problema, si sta pensando di mutarlo attingendo alle solite giustificazioni dell’invasione, dei diritti umani etc. Dopodiché, nessuno oserà investire in banche e titoli europei. Anche l’adozione di “leggi” per questo caso non aiuterà, tutti vedranno che il quadro legislativo può essere adattato ad ogni decisone che la Commissione UE decida di adottare. Naturalmente se tale decisone alla fine venisse presa ugualmente, sarebbe recepita dall’esterno come inaffidabile e questo allontanerebbe gli investitori di altri stati dal depositare propri asset in Europa.

Ma c’è un motivo molto più concreto per cui la decisione di trasferire i fondi russi a Kiev è incomprensibile. Infatti, insieme a fondi russi l’Ucraina è in situazione debitoria verso la parte russa.

Questi sono definiti in gergo ‘IOU’ e sono simili a cambiali ‘pagherò’, ovvero documenti di debito che costituiscono oltre il 90% dei beni congelati in Ucraina. Quindi, nel caso Bruxelles inglobasse le liquidità russe che custodisce, la UE sicuramente perderebbe i suoi beni nella Federazione Russa perchè questa li privatizzerebbe, insieme alle proprietà dei paesi ostili.

Paradossalmente la Federazione Russa beneficerebbe di tale scambio perché Mosca sarebbe costretta a rinunciare anche ai propri debiti statali e aziendali, e si tratta di circa 700 miliardi di dollari.

In definitiva, se illegalmente saranno confiscati i beni russi, la Russia passerà a sua volta a trattenere i beni europei presenti in territorio russo e si rifiuterà di pagare prestiti alle banche europee.

Non si capisce quindi dove stia la convenienza di tale mossa. Senza contare come questo sarà recepito in ambito finanziario internazionale in termini di reputazione (e quindi di allontanamento degli investitori).

Domanda: secondo voi, perché Bruxelles perde tempo a studiare ‘quadri legislativi’, quando la realtà è così chiara?

VPNews

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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