Germania, la disfatta di Merz e l’ascesa inarrestabile dell’AfD
È accaduto ciò che fino a poco fa sembrava impensabile: l’Alternative für Deutschland (AfD) ha raggiunto la CDU/CSU nei sondaggi. Nell’ultima rilevazione INSA, commissionata da Bild tra il 31 marzo e il 4 aprile, entrambi i partiti raccolgono il 24% delle intenzioni di voto. Un pareggio storico che, pur restando entro il margine di errore, segna una svolta politica nella Repubblica Federale.
Questa dinamica non è un fulmine a ciel sereno: rappresenta la prosecuzione di un trend evidente. Dopo le elezioni federali del 23 febbraio 2025, in cui l’Unione si è imposta con il 28,6% contro il 20,8% dell’AfD (dati eunews.it e rainews.it), il vantaggio si è eroso rapidamente. In sole sei settimane, l’AfD ha colmato il divario, come riportato anche da ANSA il 6 aprile: «Afd raggiunge l’Unione di Merz nei sondaggi, è la prima volta».
Mentre la CDU/CSU scivola lentamente verso l’irrilevanza, l’AfD intercetta una protesta crescente, incarnando la voce di un elettorato disilluso da una politica sempre più autoreferenziale e distante.
Merz ha già fatto incavolare tutti Americani, cinesi e tedeschi
Il leader Cdu stava riposizionandosi contro Pechino quando sono arrivati i dazi. Ora si è giocato sia Xi Jinping sia Trump. Gli elettori vedono tutto: AfD raggiunge i centristi al 24% pic.twitter.com/ZxE9J6WZB4
— giuse (@mamelettrico) April 6, 2025
Il fallimento di Merz: incoerenza e sottomissione
Il declino della CDU porta il nome del suo leader, Friedrich Merz. Quando nel 2018 rientrò in politica, prometteva di dimezzare i consensi dell’AfD e riportare l’Unione al 40%. Ha ottenuto l’opposto: ha contribuito a legittimare proprio coloro che voleva marginalizzare.
Dopo la vittoria elettorale di febbraio, Merz ha formato una “Große Koalition” con la SPD (16,4%), escludendo a priori qualsiasi apertura all’AfD, nonostante i segnali distensivi di Alice Weidel (ilfattoquotidiano.it, 23 febbraio 2025) e le richieste di dialogo da parte della base conservatrice. La firma dell’accordo per la revisione del freno al debito con i socialdemocratici, in rottura con le sue promesse elettorali, ha alienato una larga fetta dell’elettorato di destra.
Emblematico il caso della mozione sui respingimenti al confine, votata a gennaio con l’appoggio dell’AfD (eunews.it, 30 gennaio). Travolto dalle proteste e dalle pressioni dell’antifa, Merz ha fatto marcia indietro, riaffermando il tabù del “mai con l’AfD” (Euronews, 4 febbraio). Un’incoerenza che ha minato la sua credibilità e consolidato l’immagine di un leader privo di visione e sottomesso al conformismo ideologico dominante.
L’AfD, tra attacchi e legittimazione
L’AfD continua invece la sua avanzata. È l’unico partito che oggi riesce a interpretare la stanchezza per l’immigrazione incontrollata, la crisi economica, la transizione ecologica imposta dall’alto e l’allineamento cieco alla narrativa atlantista. Il raddoppio dei consensi rispetto al 2021 (dal 10,4% al 20,8% nelle elezioni di febbraio, corriere.it) e il 24% attuale lo confermano. Nella Germania orientale, il partito è già la prima forza (tg24.sky.it, 23 febbraio 2025).
A fronte della sua crescita, le élite reagiscono paventando misure straordinarie. Una mozione per dichiarare l’AfD incostituzionale giace al Bundestag dal novembre 2024 (Il Sole 24 Ore, 31 gennaio 2025), sostenuta da alcuni esponenti CDU e della sinistra. Una mossa che, in caso di fallimento, rischierebbe di rafforzare ulteriormente il partito, confermandone la legittimità democratica. Come ha sottolineato Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia (rainews.it, 25 febbraio), l’AfD è ormai una “destra di governo”.
Nel frattempo, la CDU continua a essere prigioniera del “firewall” – la barriera morale contro qualsiasi collaborazione con l’AfD. Pensato per contenere la destra, questo strumento si è trasformato in un boomerang: impedisce all’Unione di costruire coalizioni solide, costringendola a governi impopolari come la possibile “coalizione Kenya” (CDU-SPD-Verdi), che la condannerebbe a una nuova emorragia di consensi.
5 aprile 2025, Germania
IL PARTITO TEDESCO AFD CONTINUA A GUADAGNARE TERRENO NEI SONDAGGI
Ora è per la prima volta alla pari con la CDU.
Friedrich #Merz (CDU), ex dirigente di #BlackRock, è attualmente accusato di non aver mantenuto le numerose promesse fatte prima delle… pic.twitter.com/qbPG4U8Qjq
— LadyAfro17 (@LadyAfro17) April 5, 2025
Una nuova fase politica
Quello che si sta verificando in Germania non è un semplice rimescolamento elettorale, ma un vero cambio di paradigma. L’AfD non può più essere liquidata come forza marginale o populista. È l’unico partito che rappresenta una parte crescente della popolazione, esasperata dall’establishment e in cerca di un’alternativa autentica.
Ogni tentativo di criminalizzazione, censura o messa al bando non fa che rafforzare la percezione dell’AfD come unico polo d’opposizione reale. E mentre Merz sprofonda nell’impopolarità, incapace di tenere insieme il suo partito e di offrire risposte concrete, il partito “blu” consolida il suo ruolo e si prepara a scalare definitivamente la vetta del potere politico.
La Germania è a un bivio. Il pareggio nei sondaggi tra CDU/CSU e AfD segna la fine dell’egemonia delle forze tradizionali. Merz rischia di diventare il Totengräber (becchino) dell’Unione, mentre l’AfD emerge come espressione viva di una trasformazione politica profonda.
Se la tendenza attuale proseguirà, le prossime elezioni potrebbero sancire un ribaltamento storico, con l’AfD in grado non solo di superare la CDU, ma di ridefinire gli equilibri di potere in Germania.
Vietato Parlare – Spunti per una visione oltre le apparenze
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