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Home Cultura e Società

L’ultima parola spetta a Dio, la scienza può fallire, Cristo vince sempre

Una riflessione del card RATZINGER

by Patrizio Ricci
30 Dicembre 2020
in Cultura e Società
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Quella che segue è una riflessione dell’allora card Ratzinger , scritta tra  il 1959 e il 1960, sempre attuale. 

[A Natale,] per un istante Chiesa e mondo sembrano riconciliarsi. Ed è bello! Le luci, l’incenso, la musica, lo sguardo delle persone che ancora credono; e, infine, il misterioso, antico messaggio del bambino che nacque molto tempo fa a Betlemme ed è chiamato il redentore del mondo: “Cristo, il salvatore, è qui!”. Questo ci commuove; eppure, i concetti che in quel momento udiamo – “redenzione”, “peccato”, “salvezza” – suonano come parole che ci giungono da un mondo lontano, da un tempo ormai passato: forse era bello quel mondo, ma, in ogni caso, non è più il nostro. O lo è invece?

Un mondo senza speranza

[Quel mondo] era dominato da un sentimento diffuso molto simile al nostro. Si trattava di un mondo in cui il “crepuscolo degli dei” non era un modo di dire, ma un fatto reale. Tutt’a un tratto, gli antichi dei erano divenuti irreali: non esistevano più e gli uomini non potevano più credere in quello che, per generazioni, aveva dato senso e stabilità alla loro vita. Ma l’uomo non può vivere senza un senso, ne ha bisogno come del pane quotidiano. E così, tramontati gli antichi astri, egli dovette cercare nuove luci. Ma dov’erano?

[Una corrente] «gli offriva come alternativa il culto della “luce invitta”, del sole, che giorno dopo giorno fa il suo corso sulla terra, sicuro di vincere e forte quasi come un dio visibile di questo mondo. […] [Così,] le liturgie della religione del sole molto abilmente si erano appropriate di una paura e insieme di una speranza originarie dell’uomo. […] [Sapere che ogni anno tornava il solstizio d’inverno] dava in fondo la certezza della sempre nuova vittoria del sole, del suo certo, perpetuo ritorno. È la festa in cui si compendia la speranza, anzi, la certezza dell’indistruttibilità delle luci di questo mondo.

L’invisibile trionfa sul visibile

[Questa epoca,] nella quale alcuni imperatori romani, con il culto del sole invitto, cercarono di dare ai loro sudditi una nuova fede, una nuova speranza, un nuovo senso in mezzo all’inarrestabile crollo delle antiche divinità, coincise col tempo in cui la fede cristiana tentò di guadagnare il cuore dell’uomo greco-romano. Ed essa trovò proprio nel culto del sole uno dei suoi antagonisti più insidiosi. […] [Infatti, si trattava] di un segno fin troppo visibile agli occhi degli uomini, molto più visibile e attraente del segno della croce nel quale giungevano gli annunciatori della fede in Cristo. Eppure, la loro fede e la loro luce invisibile ebbero il sopravvento sul quel messaggio visibile col quale l’antico paganesimo cercò di affermarsi. […] [I cristiani celebrarono] il giorno natalizio della luce invitta, e lo celebrarono come il giorno della nascita di Cristo, in cui essi avevano trovato la vera luce del mondo. Dicevano ai pagani: “Il sole è buono e noi ci rallegriamo quanto voi per la sua continua vittoria. Ma il sole non possiede alcuna forza da se stesso. Può esistere e avere forza solo perché Dio lo ha creato. Esso quindi ci parla della vera luce, di Dio. Ed è il vero Dio che si deve celebrare, la sorgente originaria di ogni luce, non la sua opera, che non avrebbe alcuna forza senza di lui”.

Cristo, una garanzia

[Da Betlemme] ci è dato il segno che ci fa rispondere lieti: “sì”. Perché quel bambino – il Figlio unigenito di Dio – è posto come segno e garanzia che, nella storia del mondo, l’ultima parola spetta a Dio, proprio a quel bambino lì, che è la verità e l’amore.

[Questo è] il senso vero del Natale: è il “giorno di nascita della luce invitta”, il solstizio d’inverno della storia del mondo che, nell’andamento altalenante di questa nostra storia, ci dà la certezza che anche qui la luce non morirà, ma ha già in pugno la vittoria finale. Il Natale scaccia da noi la seconda e più grande paura, quella che nessuna scienza fisica può fugare: è la paura per l’uomo e di fronte all’uomo stesso. È una certezza divina, per noi, che nelle segrete profondità della storia la luce ha già vinto e tutti i progressi del male nel mondo, per grandi che siano, mai potranno assolutamente più cambiare il corso delle cose.

Di:  – nicolaporro.it – Data di pubblicazione: 26 Dicembre 2020 ripreso da  Radio Maria

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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