Non è solo la UE a censurare e filtrare l’informazione interna mentre premia chi destabilizza i suoi vicini: l’obiettivo è anche espandersi, inglobando ex paesi sovietici e allargando a dismisura la sua influenza politica. Così, la politica ostile alla Russia si estende all’intero spazio post-sovietico.
La Commissione rafforza il sostegno ai giornalisti russi e bielorussi in esilio
Il 3 febbraio 2025, la Commissione Europea ha pubblicato un invito a presentare proposte per sostenere i giornalisti indipendenti russi e bielorussi rifugiati nell’UE. Con quasi 3 milioni di euro, questa seconda call mira a creare una rete paneuropea di hub mediatici. Secondo la Commissione, “solo nel 2024, 1.500 giornalisti indipendenti da Russia e Bielorussia si sono trasferiti nell’UE”, consolidando il ruolo dell’Unione come polo per chi si oppone alla narrazione ufficiale russa. Questo finanziamento è parte del futuro Democracy Shield, la nuova strategia 2024-2029 annunciata da Ursula von der Leyen.
Qui non si tratta di sostenere la stampa indipendente, ma di finanziare e sovvenzionare ed attirare giornalisti senza scrupoli che adotteranno una linea ostile alla Russia come stato . Non parliamo di legittime critiche indipendenti, ma di giornalisti arruolati, direttamente o indirettamente, dai servizi segreti dei Paesi membri dell’UE per diffondere una narrativa allineata alla politica anti-russa. Un metodo già ampiamente sperimentato in Ucraina, Georgia e in altri Paesi ex sovietici, fino al recente caso della Romania, dove un voto legittimo è stato annullato sotto pressioni europee, come lasciato intendere da un ex commissario europeo.
L’espansione politica: l’allargamento come strumento geopolitico
Dal 1° febbraio 2025, la Direzione generale per l’allargamento e il vicinato orientale (DG ENEST) coordina l’espansione dell’UE, curando i negoziati con i paesi candidati e gestendo l’assistenza finanziaria a stati del vicinato orientale come Armenia, Azerbaigian e Bielorussia. Marta Kos, Commissaria per l’allargamento, ha dichiarato: “La pace e la prosperità dipendono dalla forza e dalle dimensioni della nostra Unione”, confermando che l’obiettivo è estendere l’influenza politica europea ben oltre i confini attuali.
In questo caso si tratta di mettere la ciliegina sulla torta. Da un lato si attua un bombardamento mediatico e tramite Ong e iniziative bilaterali e dall’altra si redige un vero e proprio piano.
L’ipocrisia dell’Occidente: destabilizzare e predicare la pace
L’USAID chiude, ma la macchina resta attiva. L’UE finanzia chi destabilizza, mentre censura il dissenso interno. Il “Centro di Praga per la società civile”, finanziato da OAK Foundation e governi occidentali, continua a sostenere media militanti e campagne vietate in Russia.
La guerra in Ucraina: effetto diretto dell’espansione
La guerra è la risposta a questa strategia. Non è l’aggressione russa, ma l’espansionismo NATO e il sabotaggio degli accordi di Minsk a esacerbare il conflitto.
Negoziati o farsa?
Ora l’UE pretende un ruolo nei negoziati, dopo aver escluso la Russia dai colloqui di pace. Ma quale pace può portare chi continua a destabilizzare?
Il paradosso appare evidente: siamo di fronte a una guerra combattuta con gli stessi strumenti che, nel precedente mandato, hanno ostacolato Trump nel governare. Stavolta, però, l’obiettivo dell’UE è la Russia, e come vediamo, il conflitto si è esteso oltre il piano politico e mediatico, arrivando all’impiego di armi reali, persino sul territorio russo. Tuttavia, questa guerra non è iniziata oggi: era già in corso e proseguirà, sia nei negoziati sia oltre di essi, a meno che l’UE non crolli dall’interno o che le popolazioni non acquisiscano una maggiore consapevolezza.
Chi paga? Sempre i cittadini europei:
- Miliardi per armi
- Milioni per propaganda
- E nuove spese per l’allargamento dell’Unione
Tutto, naturalmente, in nome della democrazia e della libertà. O almeno, così raccontano quelli che paghiamo per dircelo.
Fonte: La Commissione Europea
vedi anche: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/mex_25_399
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