L’Ucraina non vedrà più i soldi dell’FMI

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DI VALENTIN KATASONOV

fondsk.ru

Si è da tempo superato un periodo ingannevolmente benevolo nelle relazioni dell’Ucraina con il Fondo Monetario Internazionale. Dal 1994 al 2013, l’FMI e Kiev hanno concluso accordi su cinque programmi di assistenza, ma, come ammette il Ministro delle finanze ucraino Aleksandr Daniljuk, «nessuno di questi è stato portato a termine».

Già da quasi tre anni è operativo il sesto programma, che sarà studiato tecnicamente nell’arco di quattro anni e prevede l’assegnazione di prestiti all’Ucraina per un totale di 17,5 miliardi di dollari. Nel mese di marzo 2015, è stata trasferita la prima tranche da 5 miliardi di dollari, la seconda tranche da 1,7 miliardi nell’agosto dello stesso anno. A settembre 2016, il fondo ha trasferito la terza tranche di prestito da 1 miliardo di dollari all’Ucraina. Nel 2017, l’Ucraina ha ricevuto solo una tranche (la quarta) da 1 miliardo di dollari, ricevuta in aprile. E punto. Cioè, per i tre anni parziali dell’operatività del programma, Kiev ha ricevuto circa la metà dell’importo previsto.

Dicembre sta volgendo al termine, ed è ovvio che fino alla fine di quest’anno, Kiev non riceverà nulla. Anche se dopo aprile Petro Porošenko ha espresso ottimismo molte volte, dicendo che una nuova tranche di aiuti finanziari non sarebbe arrivata «in breve tempo», tutti capiscono che l’attuazione del sesto programma di assistenza del Fondo Monetario Internazionale sarà fatto deragliare dall’Ucraina, come i precedenti cinque. E anche se il ministro delle finanze Aleksandr Daniljuk cerca di affermare che il sesto programma sarà un’eccezione, i fatti tuttavia dicono che ciò non accadrà. Tuttavia, per non sembrare troppo sconsiderato, Daniljuk ha ammesso che questo programma sarà l’ultimo: non dovremo fare affidamento all’assistenza finanziaria esterna e l’Ucraina non deve perseverare. L’uscita del Fondo Monetario Internazionale dall’Ucraina, a sua volta, sarà un segnale a tutti gli altri creditori e investitori che i rischi in questo Paese sono troppo elevati.

Su quello che sarà dell’Ucraina dopo l’abbandono del Fondo Monetario Internazionale, il Ministro Daniljuk non balbetta, tuttavia, si può dare un giudizio di ciò secondo i sintomi indiretti. A novembre, il Presidente del Gruppo della Banca Mondiale Jim Yong Kim ha dichiarato durante una conferenza stampa con il Primo Ministro dell’Ucraina Grojsman che la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno superato il limite di sostegno finanziario per l’Ucraina. Quasi allo stesso tempo, la Commissione europea ha rifiutato a Kiev l’ultima tranche del prestito del programma di assistenza macrofinanziaria, poiché l’Ucraina non aveva realizzato una serie di condizioni dell’UE.

È vero che la Banca Nazionale dell’Ucraina (NBU), come il Ministero delle Finanze ucraino, si aspetta la piena e buona realizzazione del sesto programma, e il Vicepresidente della NBU, Oleg Čurij, ha dichiarato a novembre: l’NBU prevede di ricevere 3,5 miliardi di dollari nel 2018, ivi compresa l’entrata della prossima tranche nel primo trimestre del prossimo anno. Tuttavia, per tale scenario, entro la fine del programma (marzo 2019), sarebbe richiesto per l’Ucraina un trasferimento di oltre 4 miliardi di dollari. E questo non accadrà. Cioè, il programma non sarà attuato, il che non impedisce a Oleg Čurij di affermare che dopo il sesto programma di aiuto, l’FMI avvierà un nuovo settimo programma. Si dice che senza tale aiuto l’Ucraina non sopravvivrà. «Nel prossimo futuro», afferma Čurij, «ci attende un programma molto fitto di rimborso del debito economico estero, e un nuovo programma di cooperazione sarà essenziale per la stabilità macrofinanziaria e consentirà di attuare le necessarie riforme con il sostegno del Fondo Monetario Internazionale».

Riguardo al fatto che il programma di rimborso degli obblighi esteri dell’Ucraina nei prossimi anni sarà teso, non c’è dubbio, anche i calcoli dell’NBU parlano di ciò. «Durante il periodo dal 2018 al 2021, i pagamenti annuali per il rimborso e per la riparazione del debito statale e parastatale in valuta estera supereranno i 7 miliardi di dollari», si legge nel rapporto di novembre della Banca centrale ucraina.

Si potrebbe pensare che l’FMI sia preoccupato per la questione che l’Ucraina possa stare senza il suo aiuto oppure no. La mia opinione è: nel restante periodo del sesto programma (fino a marzo 2019), il Fondo spremerà fino all’osso l’Ucraina, chiedendo ciò che è stato scritto nel memorandum del 2015. Vale a dire: attuare una serie di misure per combattere la corruzione nell’apparato statale; riformare il sistema pensionistico dell’Ucraina; adottare una decisione legislativa sulla libera vendita di terreni del Paese; intensificare il processo di privatizzazione delle risorse statali; aumentare le tariffe per il gas naturale; ottenere un bilancio non deficitario per mezzo della riduzione dei programmi sociali statali, ecc. Inoltre, ci sono condizioni che non sono poste a Kiev dall’FMI stesso, ma dal suo principale azionista – gli Stati Uniti. Secondo alcuni dati, la condizione per l’Ucraina di ricevere la prossima (quinta) quota del programma in corso è la decisione di Kiev di collocare le forze di pace nel Donbass.

Allo stesso tempo, anche se il sesto programma di assistenza non sarà pienamente attuato, l’FMI non lascerà l’Ucraina dopo il marzo 2019. Non darà più soldi a Kiev, ma continuerà il suo lavoro in Ucraina. In primo luogo, schiaccerà Kiev in termini di riforme, e in secondo luogo, in termini di riparazione e rimborso dei debiti sui prestiti del Fondo (secondo il programma, l’ultimo rimborso del debito è previsto per il 2025).

Dopo tutto, il debito nazionale dell’Ucraina continua a crescere sia in termini assoluti che relativi. Ecco i dati sul debito sovrano dell’Ucraina al 1° ottobre 2017 (in miliardi di dollari): il totale è di 77,03; quello estero è di 49,89; quello interno è di 27,14. Il 65% del debito sovrano dell’Ucraina è costituito da obblighi sui crediti e prestiti esteri, inclusi crediti dell’FMI.

Allo stesso tempo, le cifre crescenti del debito estero non sono paragonabili alla crescita del PIL. A proposito, nel 2014 e nel 2015, c’è stato un calo del PIL – rispettivamente del 28,1% e del 31,3%. Solo nel 2016 si è registrato un lieve aumento del 2,9%, nel 2017 è stimato all’1,5 – 2,0%. Ecco un quadro del livello relativo del debito sovrano dell’Ucraina: all’inizio del 2014 era pari al 40% del PIL, all’inizio del 2015 era già al 70%. Ora è al livello dell’82% del PIL e secondo i calcoli dell’FMI entro il 2018 supererà il 90%. L’Ucraina sta precipitando sempre più in profondità nella palude del debito pubblico.

Si ritiene che se il debito sovrano di un Paese supera il 50% del PIL, il rischio di default è enorme. Alle autorità ucraine che aspirano a entrare nell’Unione europea si può ricordare che nell’UE, secondo l’accordo di Maastricht del 1992, per i Paesi membri il limite del debito sovrano è fissato al 50% del PIL. Sì, ci sono Paesi che hanno un livello relativo di debito sovrano addirittura superiore al 100% del PIL, ma la visibilità del loro benessere relativo è effimero. Questi Paesi hanno qualcosa che l’Ucraina non ha e non avrà. Per fare un esempio, gli Stati Uniti, con un indicatore del debito sovrano di circa il 107% del PIL, hanno strumenti per mantenere a galla l’economia, come la macchina da stampa della Fed e il dollaro statunitense con lo status di valuta mondiale. E, diciamo, il debito sovrano della Grecia ha raggiunto il 180% del PIL, ma è salvato da tutta l’Europa, riversando nell’economia greca decine di miliardi di euro tramite il Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria (MESF). Solo in questo caso, l’Europa si salva, perché il default della Grecia minaccia l’Unione Europea con conseguenze imprevedibili. L’Ucraina non ha nulla di tutto ciò.

E qui c’è un altro dettaglio. Nei grafici del sesto programma di assistenza dell’FMI per l’Ucraina, il 2017 è l’ultimo anno “clemente”. Nel prossimo anno, gli obblighi aumenteranno drasticamente, inizierà un periodo di anni difficili. L’ultima tranche ricevuta dall’Ucraina nell’aprile 2017 è stata emessa a condizione che sarebbe stata interamente utilizzata per coprire gli obblighi del Paese nei confronti dell’FMI. L’Ucraina stessa non ha ricevuto nulla da questi soldi. E se il Fondo elargirà ancora qualcosa all’Ucraina nel 2018, ciò avverrà solo alla medesima condizione: per il rimborso degli obblighi nei confronti dell’FMI.

E non molto tempo fa, il servizio stampa dell’NBU ha riferito che l’Ucraina il 1° dicembre ha trasferito al Fondo Monetario Internazionale 169 milioni di dollari per il rimborso dei suoi obblighi. Come ha affermato l’NBU, questo è l’ultimo pagamento al Fondo, relativo all’anno 2017 che sta per finire. Si scopre che l’Ucraina ha pagato al Fondo 1,258 miliardi di dollari in un anno. Ricordo che nel 2017 Kiev ha ricevuto dall’FMI solo una tranche da 1 miliardo di dollari. Nei restanti giorni dell’anno uscente, non riceverà nulla. Pertanto, per il 2017 il saldo dei flussi finanziari tra il Fondo e Kiev si è attestato per l’FMI con il segno positivo, equivalente a 268 milioni di dollari, mentre per Kiev la stessa cifra con il segno negativo. L’iniezione finanziaria, offerta a Kiev con il nome di “sesto programma d’assistenza”, ha finalmente fruttato profitto a vantaggio del creditore. Altrimenti ciò non potrebbe avvenire. Non mi stupisco se nel 2018 il saldo a favore dell’FMI supererà il miliardo di dollari.

L’aritmetica è molto semplice. Non per nulla l’Ucraina chiede la fine della cooperazione con il Fondo Monetario Internazionale. Così Mikheil Saakashvili afferma: “Per noi (per l’Ucraina – nota di Valentin Katasonov) la situazione ideale è che l’FMI non ci sia proprio. Abbiamo estromesso il Fondo Monetario Internazionale dalla Georgia dopo un anno. E grazie a Dio ci siamo liberati”. E come l’Ucraina possa vivere senza i soldi del Fondo Monetario Internazionale è tutta un’altra questione.

Fonte: www.fondsk.ru

Link: https://www.fondsk.ru/news/2017/12/27/ukraina-bolshe-ne-uvidit-deneg-mvf-45331.html

27/12/2017

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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