L’Ucraina nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: due anni di vergogna

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FONTE: FONDSK.RU

Nell’ultimo giorno del 2017 si sono conclusi i poteri dell’Ucraina in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Lo status di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza conferisce allo Stato interessato il ​​diritto di presiedere, convocare sedute e partecipare alla stesura dell’ordine del giorno, diritti goduti dai rappresentanti dell’Ucraina. Ma i diplomatici che l’hanno rappresenta all’ONU, periodicamente, hanno trascinato l’Ucraina in brutte figure a livello internazionale.

Già nell’ottobre del 2015, quando si è saputo che l’Ucraina sarebbe diventata membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, Poroshenko sbottò con un discorso tracotante: “Per noi si stanno aprendo ampie opportunità. Che sia l’una o le due di notte potremo convocare una riunione immediata del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Potremo farlo noi! E l’Ucraina avrà l’opportunità di accrescere la sua influenza nella politica internazionale”.

Ma in che modo l’Ucraina ha sfruttato le sue “ampie opportunità”?

Prima di tutto, i rappresentanti dell’Ucraina più di una volta hanno tentato – non tanto ma nemmeno poco – di riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Per esempio, nel mese di settembre 2016, intervenendo in una seduta del Consiglio di Sicurezza, Poroshenko dichiarò che era tempo di riformare lo stesso Consiglio, soprattutto, nei riguardi del diritto di veto. “Un qualsiasi veto non dovrebbe bloccare le azioni del Consiglio di Sicurezza quando ha a che fare con dei conflitti sanguinosi. Alla luce di tali crimini, dobbiamo rimuovere le barriere del Consiglio di Sicurezza al fine di lavorare con più efficacia” – asserì Poroshenko, alludendo al fatto che il veto russo non dovrebbe stare nell’organizzazione mondiale.

Visto che i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non hanno ascoltato il saggio consiglio del “dolciario” (con humor si allude al fatto che Poroshenko è anche un imprenditore del settore dolciario n.d.r.) ucraino, nel febbraio del 2017 il ministro degli esteri (ucraino n.d.r.) Pavel Klimkin, allo stesso modo, ha dovuto ripetere che si preoccupa per “l’abuso del diritto di veto”.

A Klimkin ha risposto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo: “Innanzitutto bisogna fare ordine in casa propria, la si deve far ordine, la si devono decidere tutte le questioni, dopo di che si potrà cominciare a lavorare per il miglioramento dei meccanismi internazionali. Per il momento gli apparati internazionali, senza il signor Klimkin, funzionano discretamente. Oggi, non è l’Ucraina che contribuisce a risolvere i problemi internazionali, ma la comunità internazionale che deve risolvere i problemi creati dalle autorità ucraine. Solo dopo la loro soluzione l’opinione di Klimkin potrà interessante a qualcuno”.

Nonostante ciò il regime di Kiev non si è calmato. Nel luglio 2017, il presidente della Verkhovna Rada Parubij in un incontro con il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha proposto di prendere e di togliere alla Russia il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. “L’Ucraina ha un disperato bisogno di un ONU forte ed efficiente. Sono convinto che la Russia dovrebbe essere privata del diritto di veto su questioni che riguardino l’Ucraina”, ha borbottato Parubiy. Sembra che il presidente del parlamento ucraino, l’ex caporione del “Auto-Difesa di Maidan”, distintosi durante il colpo di stato nel febbraio 2014, e nella tragedia di Odessa del 2 maggio, nonostante tutto, abbia sopravvalutato il suo peso nella politica mondiale. Tuttavia, i diplomatici europei, ben educati, hanno fatto finta di non capire la sua proposta.

Nondimeno, nel febbraio 2017, quando l’Ucraina presiedeva il Consiglio di Sicurezza, i suoi rappresentanti hanno dimostrato “chi è il padrone di casa”, bloccando la dichiarazione sulla morte di Vitaly Churkin, che è stata unanimemente sostenuta da tutti i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

“Ci sono delle regole su cui si basa l’intero edificio del protocollo diplomatico – queste sono le regole della cortesia internazionale. Nell’ambiente diplomatico, si presume che se un collega venga a mancare, l’intero corpo diplomatico esprima solidariamente il proprio cordoglio, a prescindere da simpatie o antipatie”, – ha detto in un’intervista a RT, Paul Lyadov, professore del Dipartimento di Diplomazia al MGIMO (Università Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali n.d.r.). “Le persone che si permettono di fare queste cose si pongono al di fuori degli ambiti adottati dalla comunità diplomatica”.

L’ambasciatore straordinario e plenipotenziario Oleg Khlestov, professore all’Accademia Diplomatica del Ministero degli Esteri russo ha riferito che tali incidenti non erano mai avvenuti prima: “Tali manifestazioni negative esibite dai colleghi ucraini sono assolutamente anomale. Questo dimostra il loro livello di sviluppo morale e culturale, è sorprendente e mostruoso”.

Alla fine dell’anno la diplomazia ucraina ha fatto l’ennesima figuraccia.

Il 20 dicembre 2017 il vice ministro degli esteri dell’Ucraina Sergej Kislitsa intervenendo in una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha nuovamente imposto l’idea acidula (si richiama con humor il cognome “Kislitsa” che in russo riporta all’acidità “kislota” n.d.r.) della riforma radicale del Consiglio di Sicurezza. Secondo il rappresentante ucraino: “Questo corpo non è abbastanza efficace a causa del comportamento poco coscienzioso di alcuni dei suoi membri permanenti”. Kislitsa ha elencato: “Carenze concrete che impediscono al Consiglio di Sicurezza di diventare un organo veramente efficace e utile per tutti i giocatori dell’arena internazionale”. Il problema principale, secondo il diplomatico ucraino, è il diritto di veto nelle mani dei cinque membri permanenti del Consiglio.

Kislitsa mirava alla Russia, ma ha centrato gli Stati Uniti. Pochi giorni dopo questa dichiarazione il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che condannava il riconoscimento degli Stati Uniti di Gerusalemme come capitale d’Israele, bloccata dagli Stati Uniti tramite il loro diritto di veto. In tal modo il gravoso sasso ucraino invece di cascare nell’orto russo è caduto in quello americano. Ecco un alto grado di diplomazia ucraina.

I due anni dell’Ucraina nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU sono dunque arrivati alla fine. Nonostante l’Ucraina non sia riuscita a cambiare il Consiglio di Sicurezza per farlo “giocare” secondo le proprie regole, è però riuscita a mostrare all’arena mondiale la profondità del marasma delle autorità ucraine. Non importa quanto possano essere poco intelligenti le dichiarazioni dei politici “a casa loro”, non vanno oltre l’Ucraina. La sua attività di politica estera dimostra al mondo intero chi oggi è al timone in quel paese, un tempo ricco e prospero, ora trasformato in un mendicante in discordia, praticamente, con tutti i suoi vicini.

 

Fonte: https://www.fondsk.ru

Link: https://www.fondsk.ru/news/2018/01/04/ukraina-v-sovete-bezopasnosti-oon-dva-goda-pozora-45366.html

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Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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