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Home Editoriale ULTIMI POST

L’Ucraina ha rimosso completamente il colpo di stato del Maidan e preferisce parlare di conflitto ucraino-russo

20 Settembre 2019
in ULTIMI POST
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Il 22 febbraio 2014 in Ucraina, a seguito dell’assalto degli insorti contro il Parlamento – poco prima delle elezioni e contro la firma dei paesi che garantivano un accordo di Francia e Germania – una giunta rivoluzionaria si è insediata nella Rada (parlamento ucraino) con la forza.

È stato sempre nella stessa data (il 22 febbraio) che furono proposti in Parlamento progetti di legge contro l’uso della lingua russa e l’educazione in russo nelle regioni a maggioranza russa: questo è il  progetto che ha dato fuoco alla polveri nel Donbass e in Crimea.

Alla luce di quegli eventi è  chiaro che il processo di separazione dalla Crimea è iniziato a causa dei fatti del Maidan fortemente sospinti dagli Stati Uniti ( gli USA avevano destinato 5 miliardi di dollari per quell’epilogo e la NATO stava già salutando la prospettiva di stabilirsi a Sebastopoli e prendere il controllo del Mar Nero).

In proposito vale la pena ricordare la testimonianza del giornalista e fororeporter Giorgio Bianchi:

Eppure, gli attuali conflitti in Donbass e la contestazione della separazione della Crimea sono invece forzosamente letti come esiti di una invasione russa che non avrebbe nessuna altra ragione se non il preteso desiderio  espansionistico di Putin. Oggi il governo ucraino stia svolgendo un tentativo di completa rimozione delle vere motivazioni (sia interne che internazionali) che condussero la Crimea a chiedere l’annessione a Mosca e il Donbass a chiedere autonomia.

Questo è possibile perché  la maggioranza del pubblico occidentale certo non ha visto i video dell’epoca – ancora reperibili ma non divulgati dai media mainstream – che mostrano autobus della Crimea, con bambini e vecchi, di ritorno da Kiev, dove erano andati a manifestare contro il Maidan, attaccato da pazzi con spranghe di ferro, né gli abitanti di Donbass che cercavano di fermare i carri armati a mani nude lanciati a tutta velocità …

La repressione nel Donbass e la fallimentare gestione da parte del governo ucraino nato dal Maidan , non è pervenuta nella maggior parte delle cronache della comunicazione mainstream: la narrativa corrente ”ripulita” da quei fatti sostiene che la Russia ha invaso la Crimea ed è parte attiva nel conflitto del Donbass per una ingiustificata ingerenza negli affari interni di un pacifico paese confinante.

Attualmente siamo in una situazione di impasse: un conflitto a bassa latenza in cui l’Ucraina non può permettersi politicamente un sanguinoso attacco, dall’altra parte i nuovi leader del Donbass non sono i rivoluzionari delle prime ore e non osano più di tanto; infine, la Russia  non ha mai avuto intenzione di inglobare il  Donbass e di portare oltre il suo supporto.

Perciò ora ciò che il governo Ucraino vuol far apparire è un conflitto tra due stati: di fronte alla generale stanchezza di un conflitto che si è impantanato, è fondamentale per Kiev spostare politicamente questo conflitto.

Ovviamente lo scambio di prigionieri (35 su ciascun lato )  recentemente avvenuto tra Russia ed Ucraina alimenta questa versione. E’ da notare infatti che lo scambio di prigionieri si attua tra due stati belligeranti e non tra uno stato sovrano ed un altro che è interessato ad una guerra civile o a una rivolta interna in quando è coinvolta una propria diaspora. Quindi l’Ucraina è riuscita a trasformare il conflitto rendendo la Russia non più garante degli accordi di Minsk, ma uno dei due belligeranti.

Lo scambio di  sabato 7 settembre propende negativamente per la Russia, per due motivi: 1)  l’Ucraina rilascia prigionieri politici, mentre la Russia rilascia criminali; 2) in linea di principio, uno scambio di “prigionieri” implica il riconoscimento di un conflitto militare tra questi due paesi e non tra Donbass e Ucraina. A meno che la Russia non si prepari a riconoscere e integrare il Donbass, il che sarebbe più che sorprendente.

Intanto, ieri un ponte di Lugansk è stato danneggiato a causa di una forte esplosione, poco prima che sopraggiungesse un convoglio umanitario russo. Lo ha annunciato oggi il ministro degli Interni della RPL Igor Kornet. Come egli ha affermato, il cavalcavia è molto importante per la collettività in quando vi transitano prodotti di base di primaria importanza.

Questo dimostra ampiamente la mancanza di volontà di pace di Kiev che tra l’altro non appena ha rilasciato i prigionieri russi, tra i quali semplici gionalisti – ne ha arrestati subito altri 9 ai posti di blocco con Donbass, sospettati di lavorare per le autorità locali del Donbass.

Insomma, il gioco di Kiev è  fingere di aprire una determinata porta dopo averle chiuse, il che assomiglia molto alla strategia americana.

Tra gli accordi di pace Minsk nel formato Normandia e “Formula di Steinmeier”, secondo la quale lo status speciale del Donbass sarebbe stato temporaneo fino alle elezioni e poi sarebbe diventata definitiva dopo il controllo dell’OSCE, quest’ultimo sembrava il più concretamente realizzabile ma l’dea di uno uno status speciale pone difficoltà all’Ucraina, perché se la Crimea poté andarsene così facilmente, questo è potuto avvenire anche per l’esistenza di uno statuto speciale  con relative istituzioni autonome che funzionavano.

Nello stesso tempo questa formula è interessante per Kiev perché   consentirebbe di recuperare il territorio, nella sua interpretazione più favorevole a Mosca: la formula prevede che si tengano le elezioni (nell’Ucraina orientale) con l’attuale ambiente di sicurezza ancora in atto con le forze separatiste / russe ancora in carica.

Se però il conflitto è con la Russia si smentisce ogni problema interno, salta tutto o si può pretendere di più.

Le carte sono distribuite. Da seguire con attenzione.

date salienti:
– Inizio di Maidan il 23 novembre 2013;
– Rovesciamento del governo legittimo il 22 febbraio 2014;
– Governo ad interim guidato dal pro-europeo Oleksandr Tourtchynov (22 febbraio 2014);
– Dimostrazione in Crimea e Dombass, dal 23 febbraio 2014;
– 26 febbraio 2014, inizia la crisi di Crimea;
– Referendum locale del 16 marzo 2014 sull’annessione della Crimea;
– Rivolta del Dombass  all’inizio di aprile 2014;
– Primo intervento dell’esercito ucraino in Dombass il 02/05/2014.
Tags: Crimeamaidan
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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), socio dell’ass. Blogger Samizdatonline, Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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