USA – SIRIA: lotte interne e lotte esterne

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208861_627524963930516_604437169_nArmi chimiche si armi chimiche no. Ricomincia l’eterno dilemma teso a spostare il problema.

In Siria in due anni di guerra solo due casi certi di avvelenamento di agenti chimici, sono entrambi dell’anno scorso: un ribelle che è inciampato in due taniche in un laboratorio chimico strappato ai governativi e alcuni soldati siriani intossicati in un attacco dei ribelli. Ciononostante Obama ricomincia a minacciare l’intervento al di fuori delle risoluzioni ONU. Ancora una volta il motivo sono le armi di distruzione di massa (finora abbiamo visto che sono servite solo a giustificare gli interventi occidentali).

Chi vuole provocare l’intervento USA, chi se ne avvantaggerebbe? L’esercito siriano o l’ESL?
Guardiamo i fatti. In precedenza, i ribelli hanno più volte ‘colto l’occasione’: ogni qualvolta ci si avvicinava ad un qualche tentativo di composizione pacifica del conflitto, hanno organizzato eccidi ed attentati. , tentando poi di farne ricadere la responsabilità  sul governo siriano .  Infatti, l’ONU e la comunità internazionale ha ogni volta subito condannato, prima di una qualche inchiesta indipendente. Quando è emersa che la verità era esattamente il contrario, la comunità internazionale aveva già condannato e inasprito le sanzioni al governo siriano. In questo caso, la comunità internazionale, non è rimasta ne inorridita, ne si è indignata (tantomeno è stata altrettanto lesta a denunciare) e le sanzioni sono rimaste. Semplicemente ha nascosto la cosa. Notizie volatilizzate, taciute,  perché contrarie alla linea intrapresa dai potenti.

Obama pressato dai repubblicani al Congresso, oggi è apparso in TV e ha minacciato di intervenire in caso di uso di armi chimiche:  i repubblicani dicono che le prove non servono e scalpitano per intervenire direttamente e finire il lavoro dei ribelli-terroristi. Senza ipocrisie, tradotto vuol dire dire: assassinare Assad bombardando la sua residenza a Damasco e tutti i centri di comando, ministeri etc..

Intendiamoci, l’uso delle armi chimiche è un crimine,  e va censurato in ogni modo. Ma ciò che meraviglia è che chi si preoccupa per il popolo siriano è lo stesso che lo ha ridotto così! E’ lo stesso che arma i terroristi che mettono le autobombe e che bombardano con i mortai i centri residenziali.  Ecco, questo atteggiamento è una cosa malvagia, vile e ipocrita.

Il problema in realtà è altrove:  sono 70.000 morti causati dalla legittimazione di una rivolta per la libertà passata subito di mano ai salafiti ed alle petrolmonarchie ed i governi nemici giurati di Assad che aspettavano da tempo  il momento opportuno.

Il problema è un paese distrutto ed in mano a più 1000 diverse formazioni di bande armate, è l’illegalità diffusa senza alcuna presenza dello stato.

Il problema è l’informazione assente o faziosa, incapace di un giudizio morale. Il problema è il rifiuto della comunità internazionale di procedere con convinzione verso una soluzione politica.

Le energie sono spese per altro:  usare  ogni mezzo per mandare via l’odiato Assad. Non è bastata la lezione irachena, né la lezione libica né quella afgana.

Lo sanno tutti, non lo sa solo chi  da tempo, ha già deciso come devono andare le cose.

Oggi l’avvertimento unilaterale di Obama è preoccupante. Certo è per dissuadere l’uso di armi chimiche. Tuttavia, dato i precedenti, ha un’altra valenza: indirettamente, ma  pericolosamente, ha suggerito ai terroristi ( ribelli per la nostra stampa e per le nostre diplomazie occidentali) ed ai servizi segreti del golfo, di porgere il ‘casus belli’…
se non è cosciente del rischio, c’è da preoccuparsi …

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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