L’opposizione al regime impone la tassa islamica ai fedeli di Homs

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fonte: Marco Tosatti – Pontifex – http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-homs-14488/

nota: la fonte originale è BBC Middle East che ha ripreso il sito francese al-Haqiqah (La verità) con base in Francia e associato con il Consiglio nazionale dell’opposizione siriana per la Verità, la Giustizia e la Riconciliazione, una delle opposizione siriane (esistono anche opposizioni non in armi) del giornalista dissidente di Nizar Nayouf (qui: la sua vita in pdf). Nel febbraio del 2012, pur rimanendo contrari al regime siriano, ha denunciato la “jihad” contro la Siria guidata da gruppi islamici sul sito Al haqiqa.

altra fonte : http://turkishcentralnews.com/archives/12776

Da Homs, una delle città più travagliate dei mesi e nelle settimane passate dagli scontri fra l’esercito siriano e i ribelli giungono notizie che non fanno sperare in un futuro meno tragico per i cristiani di quel Paese, il giorno in cui la lunga dittatura del partito Baath, controllato dalla minoranza alawita del clan Assad dovesse finire. “L’esercito dell’opposizione impone la tassa islamica sui cristiani di Homs”; la notizia ha cominciato a circolare una settimana fa, e ha trovato conferma nei giorni scorsi.

Il Corano afferma: “Combatti quelli che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, e non tengono come proibito ciò che è stato proibito da Allah e dal suo Messaggero, né riconoscono la religione della Verità (anche se appartengono al) Popolo del Libro, fino a quando non paghino la Jizya con sottomissione volontaria”. Il Popolo del Libro sono ebrei e cristiani. Quello che sembrava un costume dei primi secoli dell’islam, e dei tempi medievali, ovviamente non è stato più applicato da molto tempo nei Paesi a maggioranza islamica del Medio Oriente, approdati dopo la fine dell’Impero ottomano prima, e dopo la Seconda Guerra mondiale poi a forme politiche di tipo democratico e rappresentativo. E la gran parte dei portavoce musulmani che vivono in Occidente direbbero che questo versetto non ha una possibile applicazione nel mondo moderno.

Forse. Ma il sito arabo “Al Haqiqah”, nei giorni scorsi ha pubblicato un reportage da Homs, confermato da fonti locali che vogliono mantenere l’anonimato nel timore di rappresaglie, secondo cui il battaglione Al-Faruq, affiliato al Free Syrian Army, braccio militare dell’opposizione al regime di Bashar al-Assad ha imposto la Jizya ai cristiani che vivono nel governatorato di Homs, nelle zone che si trovano sotto il loro controllo. Il report aggiunge che “centinaia di pakistani armati” sono arrivati a Homs per combattere contro l’esercito regolare. Una notizia che è stata confermata in maniera indipendente da fonti dirette dell’agenzia “AsiaNews”, che non parlano di una nazionalità precisa, ma affermano che uomini stranieri armati sono giunti a dar man forte ai musulmani fondamentalisti che combattono in città.

Secondo il reportage di Al-Haqiqah, e altre fonti, “uomini armati del battaglione Wahabi Al-Faruq attivo a Homs e nei suoi dintorni hanno cominciato a chiedere il pagamento della Jizya e del Kharaj (una forma di tassa di proprietà islamica) ai residenti di un certo numero di villaggi cristiani dei dintorni di Homs. “E’ la prima azione di questo genere da quando ha avuto inizio oltre un anno fa la rivolta siriana”, affermano alcuni osservatori siriani dalla Francia, e questo può testimoniare del progressivo mutamento genetico della rivolta: da democratica e progressista verso “una rivoluzione armata islamica”, dominata da fondamentalisti.

La forma in cui queste vessazioni avvengono è analoga a quella che vivono cittadini cristiani in Iraq. Uomini del battagliano obbligano i cittadini a pagare le tasse islamiche, e li minacciano, se non acconsentono, di ucciderli, o di rapire membri della loro famiglia. Al Haqiqah riporta la testimonianza di un abitante dei dintorni di Homas. “La campagna intorno a Tal Khalakh è nelle mani dei membri del battaglione Al-Faruq che si spostano liberamente nella regione come se appartenessero alle forze di sicurezza o a un ente amministrativo statale”.

Il reportage riporta la testimonianza di un abitante della zona, secondo cui “la campagna intorno alla città di Tal Khalakh è in mano ai membri del battaglione Al-Faruq, che si spostano liberamente come se fossero membri delle forze di sicurezza dello Stato o di un ente amministrativo”. Il testimone anonimo afferma che i figli di chi si rifiuta di pagare la Jizya sono uccisi o rapiti. In totale al momento più di venti cristiani della regione avrebbero incontrato questa sorte. Di alcuni non si sa più nulla; altri sono certamente rinchiusi in campi di detenzione creati nel villaggio di Ammar al-Husn, quartier generale del battaglione.

Secondo fonti locali nella zona di Dayr B’albah e di Tir M’allah, vicine a Homs, ci sarebbero numerosi combattenti pakistani. E’ una presenza inedita nel Medio Oriente, che pure – in Iraq, in Libano – ha conosciuti una forte corrente di jihadisti provenienti dall’estero. La maggior parte di questi pakistani provengono dall’Europa e dalla Turchia; in particolare dalla Gran Bretagna, che ospita una comunità pakistana di vari milioni, e in cui il fondamentalismo islamico serpeggia vigorosamente. E questo crea un problema, sia per gli abitanti dele due città, sia per gli “alleati” arabi di questa “Legione straniera” pakistana; perché questi mujihaidin non parlano arabo. Le due città sono fra le più radicalmente islamiche: nella crisi degli anni ’80 erano una fonte importante di combattenti per i Fratelli musulmani, prima che Assad schiacciasse la rivolta a Hama.

notizie correlate vedi anche:http://swaidanews.com/site/syria_news/1978.html

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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