L’iniziativa dell’8 marzo a Roma manca di un giudizio corretto, quindi non aiuta il popolo siriano

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Contrariamente alla rappresentazione nei media occidentali, la guerra in Siria non è una guerra civile. Questo perché gli iniziatori, i finanziatori e gran parte dei combattenti antigovernativi provengono dall’estero.

Né la guerra in Siria è una guerra religiosa, poiché la Siria era ed è ancora uno dei paesi più laici della regione e l’esercito siriano, come i suoi diretti oppositori, è esso stesso composto principalmente da sunniti.

Ma anche la guerra in Siria non è una guerra di gasdotti, come sospettavano alcuni critici, perché i progetti di gasdotto in presunta concorrenza non sono mai esistiti, come ha confermato anche il presidente siriano.

Invece, la guerra in Siria è una guerra di conquista e cambio di regime, che si è sviluppato in una guerra per procura geopolitica tra gli stati della NATO da una parte – specialmente gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia – e la Russia, l’Iran e la Cina dall’altra.

In questo contesto si inserisce una manifestazione a San Pietro l’8 marzo organizzato da sedicenti pacifisti che avrebbero a cuore il destino della città di Idlib, laddove persistono tutte le forze jihadiste che hanno depredato e massacrato il popolo siriano.

E’ l’ennesima iniziativa di parte che strumentalizza papa Francesco (contro l’Islam, contro la Chiesa e contro il popolo siriano). Lo scopo di queste  iniziative – apparentemente mosse dall’ umanitarismo-  è rafforzare il consenso popolare per consegnare la città di Idlib permanentemente a Tharir al Sham, (al Qaeda in Siria). E’ infatti questa formazione che attualmente predomina ed amministra la città di Idlib, sottratta illegalmente alla sovranità di uno stato riconosciuto dalle Nazioni Uniti .

Non importa quali sarebbero le motivazioni che muovono gli organizzatori, quando  l’esito non è un’ipotesi futura: è già in atto.

Ma lo capirà Avvenire che per domenica 8 marzo ha organizzato una strumentalizzazione del Santo Padre? Perchè coinvolgere il Vaticano in una strumentalizzazione politica (moralmente  ingiusta) che dovrebbe, al contrario, supportare i tanti cristiani che vivono in tutta la Siria ed anche in Idlib? Chi lo dice ai vescovi che dovrebbero fare moral suasion sulla UE e sugli USA affinché cessino le sanzioni sulla Siria e questa nazione possa autodeterminarsi?

Io personalmente e molti amici ci abbiamo provato molte volte, ma inutilmente.

Al contrario la maggior parte della pubblicistica e delle iniziative di giudizio della situazione non supporta i cristiani, tanto meno il popolo siriano che a stento è riuscito a respingere la violenza jihadista che ha già privato tutta la popolazione di Idlib di ogni libertà basilare presente in uno stato laico e democratico.

Ecco il loro appello:

Caro direttore,
condividiamo con te e con i lettori di “Avvenire” un invito che intendiamo lanciare a tutti. «Avvertiamo il bisogno civile e umano di ringraziare papa Francesco, l’unica autorità mondiale che ha ricordato il dramma dei civili di Idlib, nel nord ovest della Siria. Siamo sconvolti dalle rare immagini di quei bambini assiderati, a volte da soli, a volte con i loro genitori o parenti. Da una parte sono costretti a fuggire dalla Siria verso la Turchia da bombardamenti a tappeto che violano le regole più elementari del diritto umanitario internazionale e dall’altra sono impediti a trovare salvezza da un muro invalicabile e a oggi non valicato. Non è un’emergenza improvvisa, tutto questo va avanti da mesi! Si calcola che ormai siano almeno un milione gli esseri umani in fuga ammassati al confine, alcune stime parlano di un milione e cinquecentomila, in gran parte bambini. Se non si trovasse una soluzione, urgente, le operazioni militari raddoppieranno gli sfollati, per i quali non ci sono neanche tendopoli. Per tutti costoro ci sono soltanto due sottili corridoi umanitari aperti dall’Onu per portar loro qualche genere di prima necessità: questo è inammissibile. Avvertiamo dunque l’urgenza di manifestare la nostra gratitudine a papa Francesco e dimostrare al mondo che il suo appello per questa umanità abbandonata e tradita non è caduto nel vuoto. Questi nostri fratelli e queste nostre sorelle non possono essere dimenticati. Per questo domenica otto marzo, giornata dedicata alle donne di tutto il mondo, anche le madri, disperate di Idlib, alle bambine, alle anziane che soffrono nel gelo di Idlib, un gruppo di noi, nel pieno rispetto di ogni misura di sicurezza, sarà in piazza San Pietro. Ci incontreremo alle 11,15 davanti alla sala stampa vaticana per andare in Piazza San Pietro con un solo striscione: “Per i dimenticati di Idlib”»

Adesioni organizzazioni

«Avvertiamo l’urgenza di manifestare la nostra gratitudine a papa Francesco e dimostrare al mondo che il suo appello per questa umanità abbandonata e tradita non è caduto nel vuoto. Questi nostri fratelli e sorelle di Idlib non possono essere dimenticati. Perciò domenica 8 marzo, un gruppo di noi alle 12, nel pieno rispetto di ogni misura di sicurezza, sarà in piazza San Pietro alla recita dell’Angelus». Si conclude così l’appello – lanciato da Associazione Giornalisti amici di padre Dall’Oglio, Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio, Coordinamento dei Siriani Liberi di Milano, Focsiv, Siria Libera e Democratica, Ucoii, Magis-Movimento e azione dei Gesuiti italiani per lo sviluppo, Ucsi, Articolo 21, Associazione culturale islamica in Italia, Comunità siriana in Umbria, Fesmi-Federazione della stampa missionaria italiana, Fondazione Migrantes, Associazione Educatori senza frontiere, Associazione Francesco Realmonte, Coe, Comitato Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore, Cvx, Engim-Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo, Fondazione Exodus, Masci Italia, Movimento Shalom, Pax Christi e da illustri personalità – pubblicato il 5 marzo su “Avvenire” con l’invito, firmato e rilanciato dal direttore Marco Tarquinio, per chi non potrà esserci, a esporre una luce o a seguire la preghiera in tv.
(Qui l’elenco completo anche delle firme individuali

E’ inutile dire che dopo il cessate il fuoco – che se rispettato dai cosiddetti ribelli fornirà la massima sicurezza su Idlib – un appello del genere non ha alcuna ragione di esistere se non la continuazione della campagna di criminalizzazione e rancore verso lo stato siriano e del suo esercito, esercito di leva, esercito di popolo.

Non sarebbe più opportuno chiedere la fuoriuscita dalla città delle formazioni terroristiche? Questa problematica non viene neanche menzionata. Eppure le formazioni terroristiche che amministrano Idlib  sono state giudicate come tali dalle Nazioni Unite e dagli stessi Stati Uniti d’America.

Come ho già detto, molte volte non è l’umanità che ispira certe iniziative, ma la strumentalizzazione. Dispiace enormemente che nella Chiesa la fede sembra non riesca a generare più un giudizio moralmente corretto che faccia da argine a certe narrazioni conniventi con il potere.  Conseguentemente, se non esiste una narrazione corretta, anche il giudizio ne sarà minato.

patrizio ricci by @vietatoparlare.it

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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