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Libia: disinformazione di massa

by Patrizio Ricci
24 Giugno 2011
in Esteri
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fonte : la Gazzetta di Sondrio articolo di di Giovanni Lazzaretti

Caro Direttore,
la lettera di Enzo Simonazzi (La Libertà dell’11 giugno 2011) pone una serie di dubbi su ciò che scrissi riguardo a Gheddafi e alla Libia. Dubbi tutti legittimi, e lo ringrazio innanzitutto per la pacatezza con cui li esprime. Sintetizzo e metto in grassetto i suoi argomenti, poi li commento.
“Sono perplesso su questa improvvisa beatificazione del Rais”
Non si tratta di “beatificare” Gheddafi. Si tratta solo di constatare che i nostri media per decenni hanno mostrato il Gheddafi dittatore, estroso, pazzo, terrorista, fomentatore di guerre. Si sono invece ben guardati dal presentarci il Gheddafi che dà sviluppo, benessere, istruzione, sanità al suo popolo, che tiene a freno l’estremismo, che vara leggi a favore della donna, che ha idee grandiose, intelligenti e innovative.
Questa disinformazione mediatica pone due questioni.
La prima. Se i nostri media hanno sistematicamente taciuto il bene fatto da Gheddafi, è molto probabile che abbiano anche enfatizzato il male. Hanno volutamente lavorato per creare il “mostro”.
La seconda. Perché l’hanno fatto? Il suo confinante Mubarak è stato demonizzato solo negli ultimi mesi, non negli anni passati. Perché proprio a Gheddafi è stato riservato un trattamento “speciale”?
“Gheddafi ha ordinato l’attentato di Lockerbie”
Di questo non siamo più certi. I media hanno depositato nelle nostre menti la notizia di “due agenti libici condannati per la strage di Lockerbie”. In realtà erano due libici accusati, di cui uno assolto. E nel 2005 un giornale scozzese riportava le affermazioni di un capo di polizia: le prove contro il libico erano state costruite a tavolino.
Di Lockerbie quindi sappiamo solo questo: qualcuno ha fatto esplodere un aereo nei cieli di Scozia; un libico si è fatto un po’ di anni di prigione per l’attentato; la Libia si è beccata 10 anni di embargo.
Di fronte alla palese disinformazione fornita dai nostri media, qualcuno metterebbe la mano sul fuoco sul fatto che Gheddafi sia il reale mandante della strage di Lockerbie? Io la mano sul fuoco non ce la metto di sicuro.
“Gheddafi ha fornito armi all’IRA e al movimento basco, si è intromesso nelle dispute in Ciad e Liberia”
Poniamo che sia vero. Poniamo che per una volta i media ci abbiano informato correttamente. Ma cosa c’è di diverso da ciò che facciamo noi occidentali? Forniamo armi a tutto il mondo e ci intrufoliamo nelle dispute in tutte le parti del mondo. E nessuno si scandalizza.
“Se ha dato lavoro e benessere, come mai Gheddafi deve fronteggiare una rivoluzione?”
Il lavoro e il benessere sono dati certi, perché vengono da banali tabelle internazionali reperibili su Internet: PIL pro capite tra i più alti dell’Africa, unico paese dell’Africa con l’ISU (indice dello sviluppo umano) alto, occupazione piena, emigrazione nulla.
Posto che è vero il benessere, è certamente falsa la rivoluzione. E’ la classica “rivoluzione” indotta dal coinvolgimento di noi occidentali, per i nostri interessi e non per il popolo libico.
“Gheddafi usa i mercenari”
Riporto un brano di Piero Laporta: “[…] Quando Gheddafi attaccò i mercenari inviati da Francia e Gran Bretagna che fomentavano le rivolte in Cirenaica, tutti i giornali, compreso Avvenire, stimarono a quota ’10mila’ i morti sotto le bombe del colonnello.[…]”
Laporta sta parlando della disinformazione nei primi giorni di guerra, quando addirittura ci mostrarono le immagini di inesistenti “fosse comuni”. Laporta dà per scontato che i mercenari c’erano certamente in Libia, ma non con Gheddafi: erano invece in Cirenaica inviati dall’occidente, a fomentare la rivolta.
Stiamo attenti alla disinformazione. In queste situazioni è solo la logica che può proteggerci. La rivolta del popolo più fortunato dell’Africa è un non senso. E inoltre le rivolte di popolo non reggono di fronte a un esercito ben organizzato. Se reggono, significa che sono appoggiate, finanziate, armate dall’esterno.
“Gheddafi è davvero il motore dell’Africa? Mi risulta che l’Algeria fornirà 15 milioni di dollari per il Fondo Monetario Africano, contro i 9 della Libia”
Le proporzioni indicate sono giuste, anche se in realtà si tratta di miliardi di dollari e non di milioni. Ma sono anche cifre ovvie: l’Algeria ha un PIL totale di 240.000 milioni di dollari, quasi triplo della Libia (86.128 milioni di dollari), anche se la Libia prevale nettamente sull’Algeria nel PIL pro capite (l’Algeria ha infatti 35 milioni di abitanti, la Libia solo 6).
Le idee innovative per l’autonomia economica e finanziaria dell’Africa sono principalmente di Gheddafi (non per niente è lui a essere demonizzato, a subire l’embargo, a subire i bombardamenti), ma il finanziamento delle idee è algerino e libico (anche gli altri stati contribuiscono, ma con cifre nettamente inferiori).
“Finito il lavoro” con Gheddafi, può essere che “cominci il lavoro” con l’Algeria. Del resto la conclusione della vicenda Bin Laden proprio nei giorni della guerra alla Libia la dice lunga sullo spostamento di interesse degli USA in altra zona del pianeta.
“L’informazione tende a uniformarsi a un pensiero unico, ma questo avviene spesso anche per la controinformazione”
Il signor Enzo ha perfettamente ragione. Quando infatti un articolo di controinformazione lo trovo diffuso su troppi siti, tendo a diffidare della notizia. La controinformazione solida è quella che ricava la notizia raffrontando articoli diversi, di fonti diverse, scritti in tempi diversi, il tutto cucito col ragionamento. Questo metodo non dà la certezza di aver colto la verità, ma ti dà modo comunque di “braccarla da vicino”.
Informarsi è diventato un lavoro, anche faticoso. La disinformazione costa poco o nulla. Personalmente sono stanco di leggere articoli di diversi giornali che sembrano uno la fotocopia dell’altro, tutti scritti a computer basandosi su lanci di agenzia. Le solite foto della Reuters, tutte uguali, coi “ribelli” in posa. Le solite foto di Frattini, il bombardatore col sorriso a 32 denti.
Adesso è iniziata la solfa degli stupri. Per forza. Se noi bombardiamo qualcuno, quel qualcuno non può che essere cattivo. Io so che Gheddafi ha promosso la dignità della donna in Libia. Perché dovrei credere che adesso si sia messo in testa di vincere la guerra con gli stupri di massa? E’ un’idea così stupida che può venire in mente solo a uno statunitense col chiodo fisso del sesso. Il capo del “Consiglio Nazionale di Transizione” Mahmoud Jibril ha anche “dato i numeri” degli stupri: 235, la precisione non gli fa difetto. Devo credergli? No, non ho nessun obbligo di credergli. Nella prima guerra del Golfo ci fecero credere che i soldati di Saddam in Kuwait toglievano i bimbi dalle incubatrici. Nella guerra all’Iraq ci fecero credere alle “armi di distruzione di massa”.
Il personaggio Jibril è un tecnocrate che si è formato negli USA ed è a sua volta “formatore” di manager in molti paesi arabi. “Since 2007 he has served in the Gheddafi regime as head of NEBD (National Economic Development Board), where he promoted privatization and liberalization policies”. Devo scriverla in inglese perché curiosamente questa preziosa notizia non si trova su Wikipedia in italiano.
Gheddafi coltivava l’idea di distribuire i proventi del petrolio direttamente alla popolazione, non più solo attraverso istruzione gratuita, sanità di alto livello e opere pubbliche, ma proprio attraverso la distribuzione diretta. Ci sono dubbi su cosa divideva Gheddafi dal privatizzatore Jibril? Ci sono dubbi sul fatto che Mahmoud Jibril abbia entrature sufficienti per “chiamare in aiuto” l’occidente per la sua “rivoluzione” a favore delle banche private? (He taught strategic planning at Pittsburgh for several years, and has published 10 books on strategic planning and decision-making, including “Imagery and Ideology in U.S. Policy Toward Libya 1969-1982”).
Un caro saluto. E un’Ave Maria quotidiana per Gheddafi e per la Libia.

Patrizio Ricci

Associato alla Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Cofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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