Le sanzioni Usa anche contro l’Ungheria, unica non allineata ai diktat statunitensi

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Gli Stati Uniti stanno aumentando la pressione sull’Ungheria per la SUA riluttanza ad entrare nel generale corso anti-russo, Orbán paventa il pericolo di un colpo di stato.

Ieri il Tesoro degli Stati Uniti ha deciso di attuare sanzioni contro l’Ungheria colpendo “una rete di persone ed entità coinvolte nel tentativo di eludere le restrizioni attualmente in vigore” decise dagli Stati Uniti.

L’elenco incluso nel provvedimento colpisce oltre 120 soggetti e 29 entità presenti in 25 paesi, tra cui la Banca internazionale per gli investimenti (IIB) con sede a Budapest, appartenente alla Russia, che avrebbe legami con “l’intelligence russa”. Secondo il Dipartimento di Stato, la presenza dell’IIB in Ungheria avvantaggia la Russia nella sua espansione di intelligence in Europa e costituisce un’apertura per le influenze negative del Cremlino nei Balcani e in Europa centrale, promuovendo al contempo la corruzione e il finanziamento illecito.

Altri soggetti colpiti dal provvedimento sono stati individuati come parte della rete associata all’imprenditore russo Alisher Usmanov, vicino al Cremlino, attivi in diversi paesi tra cui Cipro, Svizzera, Francia, Liechtenstein, Uzbekistan, e Slovacchia. Infine, sono state introdotte sanzioni anche nei confronti di società cinesi, turche ed emiratine che hanno violato le restrizioni alle esportazioni statunitensi di semiconduttori in Russia, oltre a fornire droni alla Russia.

Il Dipartimento di Stato ha ribadito che gli Stati Uniti continueranno ad intervenire contro la Russia e contro coloro che la sostengono nella sua guerra in Ucraina, adottando misure severe contro chiunque tenti di eludere le restrizioni in atto.

La pubblicazione russa (vietata in Europa) RT commenta che la tempistica delle sanzioni è degna di nota, il giorno dopo che l’Ungheria ha concluso un nuovo accordo sul gas con la Russia. Funzionari ungheresi e russi hanno anche discusso di un’accelerazione dell’espansione in corso della centrale nucleare ungherese di Paks da parte di Rosatom, l’agenzia statale russa per l’energia atomica.

“Vogliono trascinarci nella guerra con ogni mezzo possibile”, ha detto il mese scorso Orbàn alla rivista svizzera Weltwoche. “Finora siamo riusciti a resistere”.

Gli USA non dovrebbero poi lamentarsi se un numero crescente di stati in tutto il mondo stanno chiedendo di aderire al BRICS e lasciare il dollaro…
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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