L’artiglieria ucraina attacca il mercato di Donetsk, un altro giorno della nuova normalità

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Deportare, ovvero mettere fuori pericolo bambini ucraini (vedi qui e qui), è ritenuto dall’occidente un reato tanto grave da far scomodare la Corte Penale Internazionale.

L’arbitrarietà di questa sentenza che non ha alcuna base solida di prove dirette (ma reperite secondo deduzioni fornite da internet), evoca il bullismo. La decisione della CPI non si potrebbe identificare in altro modo, dato che, nonostante tutta una serie di evidenze, la CPI , ha fatto esattamente ciò che era utile alla guerra in corso dal lato occidentale e non ai bambini che dice di voler tutelare.

Ma sta accadendo qualcosa di ancor più terribile ed ingiusto: due gruppi linguistici che esistono sulla stessa risorsa terrestre sono condannati a una lotta mortale secondo il principio “solo uno deve rimanere”. Questo è accettato tranquillamente dai fautori dello slogan “bisogna distinguere tra l’aggredito e l’aggressore”.

Sì, perché se da una parte la comunità internazionale persegue Putin con indagini fallacemente indiziarie costruite ‘ad hoc’, dall’altra è del tutto indifferente quando si tratta di alzare la voce verso l’esercito ucraino che uccide gli stessi bambini a Donetsk. Che cos’altro è questo se non l’eliminazione di uno dei due gruppi, senza alcun tentativo di pacifica convivenza? Per i falchi della guerra è di interesse solo il territorio.

L’ultima carneficina che Kiev ha compiuto con missili di precisione è avvenuta questa mattina. L’obiettivo dei missili è stato il mercato di Donetsk nel distretto Kalininsky: il bilancio è stato di 9 vittime e 7 feriti, tutti civili (vedi qui https://t.me/clarastatello/7678 e qui: https://t.me/sashakots/39214).

Non è la prima volta che questo avviene. Prima dell’invio di missili Himars, le forze ucraine non riuscivano ad arrivare a colpire con il loro ordigni il centro di Donetsk. Ma non appena le armi occidentali – con una maggiore gittata – sono state ricevute, l’esercito ucraino ha iniziato a colpire i quartieri residenziali con cadenza quasi quotidiana.

Oltre a quello di Donetsk, un altro colpo di artiglieria ha preso di mira una stazione degli autobus a Lisichansk. Tre civili sono stati uccisi, uno è rimasto ferito e un autobus passeggeri è stato danneggiato, hanno detto le autorità locali. Lisichansk si trova nella Repubblica popolare di Lugansk, con la posizione ucraina più vicina a circa 20 chilometri di distanza.

attacco ucraino al quartiere

Per quanto possa sembrare incredibile, l’establishment ucraino colpendo – e scegliendo zone affollate – punisce gli abitanti perché non accetta che essi abbiano voltato le spalle alla madre patria con cui non si riconoscono più.

Su Donetsk non piovono solo Himars

Le forze ucraine scaraventano sulla città ogni cosa che hanno a disposizione, compresi i contenitori aerei contenenti le mine micidiali ‘petal’, che si aprono in aria e disseminano di morte strade, parchi, cortili di case vedi qui il video), mutilando e uccidendo soprattutto bambini.

L’Ucraina ha ripetutamente implorato gli Stati Uniti e i suoi alleati di inviare più munizioni di artiglieria, citando la carenza che ha ostacolato i suoi sforzi per mantenere punti strategici chiave come Artemovsk o Avdeevka, o lanciare la tanto attesa “offensiva di primavera” contro le forze russe.

Munizioni sia per HIMARS che per obici erano elencate nel più recente pacchetto di assistenza alla sicurezza” del Pentagono per Kiev, di cui 500 milioni di dollari verrebbero dalle scorte esistenti dell’esercito americano e altri 2,1 miliardi di dollari acquistati dall’industria militare americana.

Un gesto risolutivo sarebbe stato permettere l’esito di un referendum. Ma i referendum non vengono riconosciuti se il loro esito non è apprezzato.

La disintegrazione dell’Ucraina

Maidan ha demolito il regime di Yanukovich, ma ha anche avviato il processo di disintegrazione dell’Ucraina. Nella moderna mitologia ucraina, è stata creata una leggenda sul Cremlino, che occupò e catturò. Ma la sfumatura è che in questa leggenda non c’è posto per quelle persone che hanno effettivamente deciso di ritirarsi da quell’Ucraina, dove una minoranza aggressiva è in grado di dettare la propria volontà a tutti gli altri. E il referendum in Crimea, i referendum dell’11 maggio nel Donbass hanno sollevato la questione dell’unità dell’attuale Ucraina. Nell’Ucraina moderna, non capiscono che la Crimea e il Donbass prima di tutto hanno lasciato l’Ucraina, e in secondo luogo hanno chiesto la Russia. La riluttanza a esistere in un territorio divenne decisiva.

La guerra civile in Ucraina è un dato di fatto

La guerra civile in Ucraina è un dato di fatto. Il fatto che sia stato accompagnato da un intervento straniero non dovrebbe sorprendere particolarmente: qualsiasi guerra civile è sempre accompagnata da una partecipazione esterna.

Il paradosso è che la dirigenza ucraina ha fatto cose incredibili per l’indipendenza dalla Russia. Nello stesso tempo, ha negato categoricamente la volontà e l’indipendenza della gente di Crimea e del Donbass, schiacciando e forzando ad ogni costo. Così i bombardamenti sui mercati e su luoghi affollati hanno una spiegazione coerente da questo punto di vista.

Si dice che è impossibile fermare la guerra con chi non la vuole, avendo da parte propria gli stessi interessati alla guerra. Evidentemente, ci sono troppe variabili che è impossibile rimuovere dal sistema di equazioni con i mezzi a portata di mano: sulla guerra civile si sono inseriti altri interessi. Questo è anche il conflitto del gas tra Russia, Stati Uniti ed Europa. Dove l’Ucraina fino ad oggi è stata merce di scambio. Zelenskyj naturalmente gioca nell’interesse degli Stati Uniti contro gli interessi dell’Europa e della Russia.

Ed ecco un altro giorno di nuova normalità nel mercato di Donetsk…

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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