L’altra faccia della medaglia della rivolta pacifica di Hong Kong

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La narrativa ufficiale dice che la rivolta è solo pacifica e che la repressione della polizia di Hong Kong è brutale e ingiustificata. Ma approfondendo si scopre che le cose – diciamo – non stanno proprio del tutto in questo modo: le immagini che seguono non le vedrete mai sui media generalisti preoccupati solo a raccontare unilateralmente le manifestazioni ‘pacifiche’ di Hong Kong.

Non intendo con questo trarre nessuna conclusione, intendo solo aggiungere qualche immagine e qualche video che non passa attraverso il filtro dell’informazione mainstream.

Certo è però che le proteste e le rivolte nella regione speciale  amministrativa della Cina di Hong Kong sono in corso da diversi mesi e la città è nel caos. Non si sono placate neanche dopo la vitoria nelle elezioni del fronte democratico. Intanto con l’esposizioni di bandiere americane e la richiesta a Trump di intervenire, le proteste si internazionalizzano, cosa proficua per la politica USA ma non nel caso i manifestanti intendano far valere le proprie rivendicazioni: più probabile otterranno solo l’irrigidimento delle autorità di Pechino ( e dubito che non lo sappiano).

Del resto le modalità di protesta sono state eccessive visto che Hong Kong gode di una certa autonomia e che la discussa legge sull’estradizione è rientrata da un pezzo. Ciononostante, i manifestanti hanno continuato a bloccare le strade e hanno trasformato le università della città nelle loro roccaforti. Carburante, prodotti chimici, ecc. sono usati per far lanciare ordigni improvvisati sulla polizia e le attrezzature sportive sono usate come arma.

L’agenzia Nova riporta – citando fonti locali (non della Cina ma dell’amministrazione della città autonoma ) riferisce che la polizia ha sequestrato ” 3.989 bombe molotov, 1.339 esplosivi e inneschi artigianali, 601 bottiglie di liquidi corrosivi e 573 armi improvvisate.” Inoltre, il presidente del Politecnico di Hong Kong (PolyU), Teng Jin-Guang, afferma che il politecnico è stato praticamente distrutto dagli studenti, inclusi i laboratori.

Le autorità centrali non intervengono con tutte le forze a disposizione e lasciano manifestare il che è comprensibile in linea di principio. A causa della netta posizione anti-cinese assunta dai manifestanti, le rivolte non si sono diffuse nel resto della Cina.

Vorrei che fosse chiaro che qui non si tratta di difendere la Cina ma ribadire ancora una volta che i processi di democratizzazione avvengono lentamente e ogni paese veste necessariamente la propria taglia. Inoltre se viene smantellato del tutto il diritto internazionale ma solo contro concorrenti economici (l’Arabia Saudita è alleato degli USA e l’occidente non obietta nulla), non è che poi verrà fuori il paradiso terrestre in terra.

Cosa accadrà ora? E’ plausibile che prima che Pechino intervenga le autorità locali si riuniranno e useranno tutti i loro possibili mezzi e poteri per riprendere il controllo della situazione. E’ anche probabile che  l’elite locale e altri cittadini a cui è impedito di vivere, raggiungeranno un punto tale che inizieranno a chiedere direttamente l’intervento delle autorità centrali affinchè riassumano il controllo della situazione.

Ed ecco una dimostrazione dell’inventività degli studenti del Politecnico, qui con fionde infuocate:

Questa foto ritrae l’area del Politecnico di Hong Kong: uno dei poliziotti è stato colpito alla gamba con un arciere:

Ed ecco i pacifici studenti ‘arcieri’.

 

 

Altro video delle proteste pacifiche:

La domanda è: come reagirebbe la polizia in uno stato europeo, per esempio in Francia? La risposta è abbastanza semplice: lo abbiamo visto con i gilet gialli.

La polizia , i veicoli blindati della polizia sono bombardati con cocktail Molotov :

 

 

 

 

 

 

 

 

Unità antiterrorismo della polizia di Hong Kong

 

Arresti




Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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