La UE non chiede nuove elezioni ma un colpo di stato in Bielorussia

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La lotta tra l’Occidente e la Russia per la Bielorussia è entrata in una nuova fase. Dopo i risultati – che molti indicano come estremamente ambigui delle elezioni presidenziali dell’estate 2020 e le proteste popolari, Alexander Lukashenko è riuscito a rimanere al potere.

Parte di questo è dovuto a fatto che la maggior parte della gente probabilmente non è d’accordo della deriva a ttuale e soprattutto che la polizia e le forze di sicurezza fanno quello che in qualiasi paese fanno (qui lo fanno anche per il Covid n.d.a). Ma ora il Parlamento europeo ha tentato di privare Alexander Lukashenko di questo sostegno.

Oggi 25 deputati UE hanno chiesto in una lettera indirizzata alle forze di sicurezza bielorusse di disobbedire e rivoltarsi contro il presidente Lukashenko

La grande domanda è quanto questo corrisponda ai famigerati valori e principi della democrazia occidentale. La lettera non riguarda la necessità di rielezioni, ma la disobbedienza della massima leadership militare bielorussa al suo presidente.

E’ abbastanza evidente che il cosiddetto “scenario venezuelano” viene apertamente implementato in Bielorussia. Un piccolo paese inizierà ora a essere strangolato sistematicamente, le sanzioni aggraveranno il già difficile contesto socio- economico attuale.

Qualsiasi motivo, ogni sorta di emergenza, sarà sufficiente perché la gente scenda di nuovo in strada.

Ma questa volta le proteste non saranno più pacifiche.

È del tutto possibile che lo “scenario ucraino” venga realizzato con provocazioni e sparatorie da “cecchini sconosciuti” alla folla. E qui tutto dipenderà di nuovo dalla posizione dei funzionari della sicurezza. Se adempiono al giuramento, riporteranno la situazione sotto controllo.

E se no? Se a figure chiave del ministero della Difesa, del ministero dell’Interno e del KGB della Bielorussia vengono promessi dei “panini” (vedi Nuland a Kiev prima delle rivolte) per essere rimasti semplicemente in disparte su consiglio dei deputati?

Il presidente Lukashenko, con il suo 80,08%, continua a sedere su una vera polveriera, e a Bruxelles verrà portato uno stoppino, che può essere dato alle fiamme in qualsiasi momento.

Questo è uno scenario molto pericoloso. L’unica vera contromisura sono le riforme politiche immediate in Bielorussia.

Sono necessarie rielezioni, a seguito delle quali Svetlana Georgievna Tikhanovskaya perderà l’opportunità di definirsi un presidente alternativo e lo stesso Lukashenko trasferirà il potere a una certa figura di transizione. Ciò eliminerà le carte vincenti dalle mani dei politici occidentali e stabilizzerà la situazione in Bielorussia.

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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