La strage degli innocenti a Peshawar

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La strage nella scuola pakistana: come può un uomo concepire di agire per vendetta contro dei bambini? Contro degli innocenti che ti guardano? E' un atto che colpisce per la sua inumanità. Però non sfugge che la strage è successa in Pakistan, paese dalle grandi contraddizioni: una potenza nucleare dove esiste l'area ''tribale'', un'area di illegalità dove rimangono impuniti i crimini commessi sia dai talebani sia  dall' esercito pachistano (a   quest'ultimo, dice un rapporto di Amnesty International, è stato dato dal governo la potestà di compiere abusi senza alcun freno, e di eseguire torture e sparizioni forzate di civili).

E' il Pachistan, è il paese dove è incarcerata Asia Bibi (cristiana ingiustamente condannata a morte per blasfemia), ed è paese nel quale si perseguitano i cristiani parandosi dietro la legge della blasfemia: facile espediente per legittimare le persecuzioni, i crimini, i soprusi. L'uccisione dei bambini è un atto vigliacco che non trova alcuna giustificazione in ogni caso. Però se alziamo gli occhi mortificati da tanto orrore e dirigiamo lo sguardo intorno , ci accorgiamo che in quella società la verità non è di casa.

Non intendo e non penso, per questo, fare  inutili ed ingiusti accostamenti con il crimine nella scuola pachistana che ha la mia più netta condanna. Però, dovremmo, se vogliamo capire l'apparente insensatezza di quel crimine, guardargli intorno e vedere se nel mondo in cui sono vissuti quelle vittime innocenti, la verità è di casa. E curarcene.

Perchè la realtà, le disgrazie, le ingiustizie, i lutti non ci passino davanti inutilmente possiamo solo porci davanti alla realtà con una domanda. La domanda che mi pongo davanti agli avvenimenti che accadono è: cosa cambia per noi quanto è successo? Cosa posso fare io perchè quel dolore non sia vano? Come è possibile cambiare il mondo nonostante c'è un odio di vendetta e di bramosia che lo pervade e lo attraversa?

Dire la verità ed agire secondo verità. Non cambierebbe nulla della crudeltà dei talebani. Cambierebbe la verità nel mondo. Cambierebbe la verità accolta come modo di vivere nel mondo. Il mondo che rifiuta, ogni volta che può, di dire la verità è il terreno fertile perchè ad ingiustizia si aggiunge ingiustizia. Come ci ha ricordato Benigni ieri sera nei '10 comandamenti' 'Non dire falsa testimonianza, non nubare, non uccidere'. In questo Natale di Verità.

Vi propongo un'altra lettura che si aggiunge a quella che tutti conosciamo e che ci hanno  raccontato i media. E' quella di Francesco Santoianni che riporto di seguito. Tocca un altro aspetto: quello della verità giornalistica. Guarda al mondo che piange le vittime e che pensa di essere  'dalla parte giusta della storia'. Guarda al mondo che si sente dalla 'parte giusta' ed  adotta, a secondo della convenienza, logiche intercambiabili. Ad esempio, le Scuole coraniche, le 'madrasse' pachistane sono state sovvenzionate durante la lotta contro l'Unione sovietica anche dal governo degli Stati Uniti ma successivamente quando non più 'necessarie' sono state bollate come 'fonte di reclutamento dei terroristi': insomma dono questi atteggiamenti e comportamenti ambigui ed irresponsabili che sono a monte della strage degli innocenti di Peshawar…

E' fuori di dubbio che gli esiti di  un mondo che non agisce secondo verità, (anche giornalistica, quella dei 'due pesi e due misure' , la menzogna o l'obliterazione della realtà),  sono nefasti. Santoianni non si fida e fa delle domande, cosa rara nella nostra informazione. Probabilmente è andata proprio come i mezzi di informazione hanno detto. Però c'è un modo sbagliato di 'esaurire' le vicende, ciò che accade, un modo che non va ugualmente secondo verità (che è l'unica fiamma che possiamo tenere accesa e che si comunica).

 

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La strana storia dei 100 bambini pakistani “uccisi dai talebani”

La fonte della notizia è il Governo  di Islamabad e i “corrispondenti” a Peshawar sono solo quelli dei media mainstream; figuriamoci che speranze abbiamo di sapere la verità. Ma, anche così, la storia non si regge in piedi.

Dunque, per tutti i media mainstream, i talebani, dopo aver tenuto in ostaggio, per quattro ore,  500 bambini di una scuola elementare frequentata da figli di appartenenti alla nomenklatura pachistana, ne avrebbero ucciso deliberatamente 100 e ferito altrettanti per “vendicare i bambini uccisi nelle incursioni contro i villaggi controllati dai Talebani”.

Ho scandagliato mezza Internet per trovare una versione diversa: niente. Ma anche così una domanda appare lecita: se l’uccisione dei bambini era l’obbiettivo dei nove talebani (poi uccisi dalla polizia) entrati nella scuola, perché hanno aspettato quattro ore per farlo?

Non vorrei scivolare nel cinismo, ma in Siria i “ribelli” (si, proprio quelli coccolati dal Gruppo di Londra del quale fa parte anche il nostro governo) molto più “efficacemente” hanno piazzato un’autobomba davanti una scuola di Homs e hanno aspettato che uscissero gli scolari per farla esplodere : 46 bambini, più sei passanti, morti. E nessun attentatore ci ha rimesso la pelle.

Ma non è che lo scopo dei Talebani era quello di sequestrare i bambini e minacciarli di morte (un atto, in ogni caso, orrendo) per chiedere una qualche liberazione in cambio? Non è che i bambini sono stati uccisi nel conflitto a fuoco susseguente all’assalto alla scuola? Nessuno ne ha ancora parlato ma la cosa andrebbe approfondita. O forse no. Ma a chi volete che interessi una indagine in tal senso? Sono stati i Talebani! I Talebani! E chiudiamola qui.
Francesco Santoianni

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vedi anche: 'i bambini kamikaze del Pakistan' http://www.ilpost.it/2013/04/25/i-bambini-kamikaze-del-pakistan/2/

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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