Le proteste in Serbia: origine, sviluppo e attuale situazione
Le proteste in Serbia, iniziate a seguito del crollo della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad il 1° novembre 2024, hanno assunto una dimensione nazionale e trasversale, coinvolgendo diverse fasce della società. L’incidente, che ha causato la morte di 15 persone, ha innescato un’ondata di indignazione popolare, con manifestazioni e blocchi che continuano ancora oggi.
Origine delle proteste
Il crollo della pensilina della stazione di Novi Sad ha rapidamente sollevato sospetti di corruzione e negligenza da parte delle autorità. Nonostante la recente ristrutturazione dell’edificio, durata tre anni e conclusa appena quattro mesi prima del disastro, le dichiarazioni contrastanti tra gli enti pubblici e gli appaltatori hanno alimentato la rabbia dei cittadini. La richiesta principale dei manifestanti è stata fin dall’inizio una trasparente indagine sulle responsabilità del disastro e una lotta efficace contro la corruzione.
Сербия: тысячи людей протестуют против президента Александра Вучича и требуют его отставки. pic.twitter.com/4OKpP1gChc
— распад и неуважение (@VictorKvert2008) January 27, 2025
Sviluppo e coinvolgimento sociale
Le proteste hanno rapidamente superato il contesto locale, diffondendosi in tutto il Paese. Studenti universitari e delle scuole superiori sono stati tra i primi a mobilitarsi, organizzando blocchi simbolici e manifestazioni quotidiane di 15 minuti in memoria delle vittime. Le loro richieste si sono presto allargate a una riforma del sistema educativo, ritenuto carente e minacciato da recenti modifiche legislative.
Successivamente, le proteste hanno visto la partecipazione di agricoltori, insegnanti, lavoratori del settore culturale e pensionati. Agricoltori con i loro trattori hanno bloccato strade e ponti, mentre scuole e teatri hanno indetto scioperi in solidarietà con gli studenti. Anche medici, tassisti, operatori culturali e avvocati hanno aderito, ampliando ulteriormente il movimento.
L’inno delle proteste, “Svi u blokadi” (“Tutti sotto assedio”), è diventato il simbolo di questa mobilitazione senza precedenti, che ha visto anche il supporto di celebrità serbe e internazionali, tra cui Marina Abramovic, Madonna e Novak Djokovic.
Madonna supporting the student protests for a democratic and just Serbia took me by surprise, to be honest. The darkness is lifting, and the world is finally paying attention to our struggle. pic.twitter.com/pOmKUEVFqD
— Aleksandar Djokic (Александар Джокич) (@polidemitolog) February 2, 2025
Le richieste e le concessioni del governo
Le richieste dei manifestanti si sono strutturate su più livelli:
- Un’indagine trasparente e pubblica sulla tragedia di Novi Sad.
- Le dimissioni delle figure politiche responsabili.
- La pubblicazione di tutti i documenti relativi alla ricostruzione della stazione.
- Un’azione decisa contro la corruzione nel settore delle infrastrutture.
- Miglioramenti nelle condizioni di lavoro degli insegnanti e un aumento della spesa pubblica per l’istruzione.
A seguito della pressione esercitata dalle proteste:
- Il 5 novembre 2024, il ministro dell’edilizia, Goran Vesic, si è dimesso ed è stato accusato di negligenza, anche se successivamente scagionato dalla Corte Suprema di Novi Sad.
- Sono state avviate indagini su 13 persone coinvolte nei lavori della stazione, con tre funzionari agli arresti domiciliari.
- Il 28 gennaio 2025, il primo ministro Milos Vucevic ha rassegnato le dimissioni, ammettendo che la tragedia aveva minato il suo governo.
- Sono stati pubblicati 850 documenti relativi alla ristrutturazione della stazione.
- La spesa pubblica per l’istruzione superiore è stata aumentata del 20%.
- Sono stati avviati procedimenti penali contro 37 persone accusate di aggressioni ai manifestanti.
- Sono stati rilasciati 13 manifestanti precedentemente arrestati.
Le accuse di Vucevic sulle proteste
L’ex primo ministro Milos Vucevic ha attribuito l’organizzazione delle proteste a forze esterne, dichiarando: “Tutto questo è organizzato dall’estero, non c’è dubbio. Hanno colpito l’area più sensibile della società: l’istruzione e i bambini. È vile mettere deliberatamente in pericolo la Serbia come stato“. Ha inoltre sostenuto che le manifestazioni fossero guidate da un “incredibilmente malvagio e nero” piano per destabilizzare il Paese.
Vucevic ha fatto riferimento agli scontri avvenuti fuori dalla sede del Partito progressista serbo a Novi Sad, affermando: “Non importa quanto chiedessimo di calmare le passioni, qualcosa accadeva sempre secondo uno scenario incredibilmente malvagio e nero. Non appena c’era speranza di dialogo pubblico, era come se una mano invisibile causasse un nuovo incidente e aumentasse ulteriormente la tensione nella società”.
Questa dichiarazione di Vicic non appare affatto isolata e vi sono elementi concreti a supporto di questa prospettiva. Come evidenziato nel tweet sottostante, anche Foreign Policy sostiene le proteste in Serbia. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a Belgrado. Dobbiamo forse credere che tutti i governi vicini alla Russia siano inevitabilmente corrotti? E se così fosse, perché regimi come quello del Kosovo o della Siria, quest’ultima guidata da gruppi legati ad al-Qaeda, vengono considerati modelli preferibili rispetto ai loro antagonisti?
È possibile che il male si manifesti sempre e solo al di fuori del “giardino fiorito” di Borrell? Eppure, per noi che viviamo qui, la realtà sembra raccontare un’altra storia.
We must support the people of Serbia against the tyrant who rules the regime in Serbia.
The people have had enough of the systematic corruption! pic.twitter.com/JFLAcVKfJt
— Foreign policy (@ForeignpolicyWB) February 2, 2025
Situazione attuale e prospettive
Nonostante le concessioni del governo, le proteste non si sono fermate. I manifestanti ritengono che le risposte istituzionali siano insufficienti e chiedono maggiore trasparenza sulle indagini per corruzione. Il movimento rimane fortemente decentralizzato, senza leader politici riconosciuti, e continua a fare pressione con scioperi e blocchi stradali.
Le proteste hanno evidenziato profonde divisioni nella società serba e una crescente sfiducia nelle istituzioni. La reazione delle autorità, tra aperture e tentativi di repressione, dimostra la complessità della crisi politica in corso. Resta da vedere se il governo sarà in grado di rispondere in modo efficace alle richieste dei manifestanti o se il movimento continuerà a crescere, ridefinendo il futuro politico della Serbia.
Rimane insolito il fatto che questa protesta non sembri cercare un vero dialogo, nonostante il governo sia il risultato di elezioni democratiche. Inoltre, la Serbia sta vivendo una crescita economica significativa, con un PIL aumentato del 3,9% nel 2024, superando la media europea. Vi sono anche progressi sociali tangibili che in passato erano impensabili. Tuttavia, il malcontento si è esteso a tutte le fasce della società, rendendo la crisi sempre più grave e senza una soluzione chiara se non il possibile collasso dell’intero governo.
In un momento di forte tensione con l’Unione Europea, non è difficile immaginare che Bruxelles possa contribuire ad esasperare la situazione, non limitandosi a dichiarazioni formali. Inoltre, come spesso accade nei Paesi ex-comunisti, la presenza di numerosissime ONG con agende specifiche (vedi anche qui). potrebbe ulteriormente alimentare le proteste, trasformandole da movimenti mirati a una contestazione generalizzata, dove ogni gruppo porta avanti la propria rivendicazione. Questa dinamica rischia di amplificare ulteriormente il caos, aggravando la crisi politica e istituzionale della Serbia.
HOLY SMOKES: Karoline Leavitt just EXPOSED USAID by laying out exactly what taxpayers money is being wasted on:
– $2.5 MILLION to DEI in Serbia
– $70,000 onan Irish DEI musical
– $47,000 on transgender operas in Colombia
– $32,000 on a trans comic book in PeruSHUT IT DOWN! pic.twitter.com/WA2MNrPDDK
— Benny Johnson (@bennyjohnson) February 3, 2025
Qui l’automobile del presidente Vucic perde un pneumatico. La sua auto dovrebbe essere la più controllata della Serbia (1).
#BREAKING #Serbia An accident occurred when a tire fell off the vehicle carrying the President of Serbia, Aleksandar Vučić.
No injuries were reported, and the president was seen exiting the vehicle unharmed. pic.twitter.com/E5UwMQYHX7
— The National Independent (@NationalIndNews) February 8, 2025
note a margine:
¹ Il video dell’incidente che ha coinvolto il presidente serbo Aleksandar Vučić ha suscitato perplessità e interrogativi. Sebbene sia prematuro trarre conclusioni definitive, la perdita di una gomma dall’auto di un capo di Stato rappresenta un evento tutt’altro che ordinario. Se a ciò si aggiunge il contesto di forte tensione politica e sociale in cui si è verificato, l’episodio assume contorni ancora più inquietanti.
² Negli ultimi dieci anni, le ONG filo-occidentali operanti in Serbia hanno ricevuto oltre 35 milioni di dollari in sovvenzioni e assistenza finanziaria diretta attraverso diverse organizzazioni e fondazioni. Nello stesso periodo, circa 4,8 milioni di dollari sono stati destinati ai cosiddetti “fondi per la democrazia” in Montenegro. Tra i principali donatori figurano il Rockefeller Brothers Fund, la Open Society Foundation di George Soros e la Charles Stewart Mott Foundation. Tuttavia, questi importi risultano modesti se confrontati con i finanziamenti diretti erogati alla Serbia dall’ambasciata degli Stati Uniti a Belgrado e dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID).
³ I segnali di un’influenza esterna e di una strategia ben definita sono presenti, come sempre. Tuttavia, il popolo fatica a collegare tra loro gli indizi che ha sotto gli occhi, dimenticando ciò che ha già imparato e ciò che gli è stato concesso come un dono da custodire.
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