L’intervento di monsignor Ettore Balestrero alla 26ª sessione del Gruppo di lavoro sul diritto allo sviluppo delle Nazioni Unite ha richiamato l’attenzione su una crisi silenziosa ma devastante: l’opprimente debito estero che grava su molti Paesi poveri, in particolare africani. Definendo questi “ingiusti oneri finanziari” come una violazione della dignità umana, Balestrero ha sottolineato che “i sistemi economici devono essere al servizio delle persone, non il contrario”. Ha inoltre evidenziato che “attualmente 3,3 miliardi di persone vivono in Stati che spendono più per gli interessi sul debito che per la salute o l’istruzione” (Vaticanews)
Secondo dati recenti, il debito estero dei Paesi africani ha raggiunto livelli record, superando i 685 miliardi di dollari nel 2023, equivalenti al 24,5% del PIL continentale. Nel 2025, si prevede che l’Africa spenderà 88,7 miliardi di dollari solo per il servizio del debito, una cifra che supera spesso le spese per settori vitali come sanità e istruzione (data.one.org).
Dieci Paesi africani detengono il 69% del debito estero totale del continente: Egitto (14,5%), Sudafrica (14,3%), Nigeria (8,4%), Marocco (5,9%), Mozambico (5,5%), Angola (5,3%), Kenya (3,7%), Tunisia (3,4%), Sudan (3,1%) e Ghana (3,0%). Molti di questi Paesi hanno già dichiarato default o sono in fase di ristrutturazione del debito (Nigrizia).
Una parte significativa del debito africano è detenuta da creditori privati occidentali, come banche e gestori di fondi, che applicano tassi di interesse elevati. Ad esempio, nel caso del Ghana, il 76% del debito estero è detenuto da creditori commerciali, tra cui BlackRock. Anche la Cina è un importante creditore, con Paesi come Angola e Zambia che hanno una significativa esposizione ai prestiti cinesi.
L’onere del debito ha portato molti Paesi a tagliare drasticamente le spese sociali. In Angola, ad esempio, la spesa pubblica per servizi essenziali è diminuita del 55% dal 2015, con metà del bilancio statale destinato al rimborso del debito. In Mali, un debito di oltre 94 milioni di dollari minaccia il funzionamento della diga di Manantali, fondamentale per la fornitura di elettricità.
Verso una giustizia del debito
La Santa Sede propone un ripensamento radicale del sistema del debito internazionale, basato su giustizia e solidarietà. È essenziale che i prestiti rispettino criteri di responsabilità e che non diventino strumenti di controllo. Iniziative come la cancellazione del debito della Somalia, che ha ottenuto un accordo per la remissione di 4,5 miliardi di dollari, dimostrano che soluzioni sono possibili.
È urgente che la comunità internazionale agisca per alleviare il peso del debito sui Paesi più poveri. Ciò include la ristrutturazione del debito, la cancellazione di parte di esso e la creazione di un sistema finanziario globale più equo. Solo così sarà possibile garantire che l’economia sia realmente al servizio delle persone e che ogni nazione possa perseguire uno sviluppo sostenibile e dignitoso.