Il mondo sta assistendo a un rimescolamento epocale degli equilibri geopolitici, e la Russia sembra determinata a guidare questa transizione verso un ordine multipolare. Il messaggio del Cremlino è chiaro: l’Iran non sarà abbandonato, né politicamente né strategicamente. La recente intensificazione dei rapporti tra Mosca e Teheran, culminata nell’annunciata visita del ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian a Mosca, non è un semplice atto diplomatico, ma un segnale tangibile di un’alleanza che si rafforza su più fronti.
Questa partnership va ben oltre le parole: fonti vicine al Cremlino suggeriscono che la Russia stia offrendo a Teheran non solo sostegno politico, ma anche assistenza tecnica, intelligence e, potenzialmente, garanzie militari. Un rapporto del Moscow Times evidenzia come i due Paesi stiano intensificando la cooperazione in settori come la difesa aerea e la cybersicurezza, con esercitazioni congiunte che si sarebbero tenute in segreto nell’ultimo trimestre del 2024.
Un messaggio all’Occidente: il costo dell’escalation Il Cremlino sembra aver calcolato che un’escalation americana contro l’Iran, magari in risposta alle tensioni crescenti nel Golfo Persico o al programma nucleare iraniano, sarebbe un azzardo dagli esiti incerti. Secondo un’analisi di Al-Monitor, la Russia avrebbe già assicurato a Teheran supporto logistico e tecnologico per rafforzare le sue capacità di deterrenza, incluso l’accesso a sistemi di difesa avanzati come l’S-400. Questo non solo eleva il costo di un’eventuale azione militare statunitense, ma pone Washington di fronte a un dilemma: un intervento diretto rischierebbe di innescare una reazione a catena, coinvolgendo non solo Mosca, ma anche Pechino, che osserva con attenzione lo scacchiere globale.
Il fronte ucraino e il risiko globale
Parallelamente, la Russia sembra pronta a sfruttare il momento per consolidare le sue posizioni altrove. Sul fronte ucraino, circolano voci sempre più insistenti su una possibile nuova offensiva russa. Mosca staa ammassando truppe e risorse vicino al confine orientale dell’Ucraina, con l’obiettivo di sfruttare l’attuale instabilità politica a Kiev. E’ plausibile che la Russia potrebbe puntare a una “operazione lampo” per conquistare territori strategici nell’oblast di Donetsk entro la primavera del 2026, approfittando della stanchezza occidentale e delle divisioni interne alla NATO.
Ma il gioco di Mosca non si limita all’Europa orientale. La Russia sembra voler capitalizzare sull’asse con la Cina per complicare ulteriormente i piani occidentali. Pechino, dal canto suo, potrebbe vedere nella crescente pressione su Washington un’opportunità per accelerare le proprie ambizioni su Taiwan. Secondo un’analisi di Foreign Policy, la Cina starebbe osservando con interesse il rafforzamento dell’asse Russia-Iran, considerando la possibilità di un’azione coordinata che costringa gli Stati Uniti a dividersi su più fronti. E’ plausibile che i tre Paesi abbiano discusso, in incontri a porte chiuse, una strategia per “sovraccaricare” le capacità militari e diplomatiche degli Stati Uniti.
Un mondo multipolare in fermento Il messaggio della Russia è inequivocabile: l’era dell’unipolarismo americano è finita. Ogni mossa di Washington sarà ora costretta a fare i conti con una resistenza globale sempre più coordinata. Questo scenario è ulteriormente complicato da sviluppi meno noti, ma significativi. Ad esempio, si vocifera che la Russia stia mediando tra l’Iran e alcuni Paesi del Golfo, come l’Arabia Saudita, per ridurre le tensioni regionali e consolidare un blocco anti-occidentale più ampio. Un rapporto di Middle East Eye suggerisce che Mosca abbia ospitato incontri segreti tra funzionari iraniani e sauditi nel 2024, con l’obiettivo di creare un “fronte unito” contro le pressioni americane.
Inoltre, la Russia sta intensificando i suoi sforzi per attrarre alleati nel Sud globale. Mosca starebbe offrendo accordi economici vantaggiosi a nazioni come Mali e Burkina Faso in cambio di un sostegno politico esplicito, un’ulteriore mossa per erodere l’influenza occidentale in Africa. Questi sviluppi, se confermati, rafforzerebbero la narrazione del Cremlino secondo cui il mondo sta voltando pagina, con potenze emergenti e medie che rifiutano di piegarsi a un ordine globale imposto dall’alto.