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Home Mondo

La protesta delle madri delle vittime di Nagorno Karabakh mette alle strette il regime dell’Azerbaigian

30 Dicembre 2018
in Mondo
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La protesta delle madri delle vittime di Nagorno Karabakh mette alle strette il regime dell’Azerbaigian
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Madri riunite nella Martyr’s Alley a Baku, in richiesta del rilascio di Togrul Gocayev, figlio di un martire, catturato dalla polizia e condannato alla detenzione amministrativa. Foto di Meydan Tv, utilizzata nel rispetto del copyright.

Il lutto e la perdita legati all’amara guerra del Nagorno Karabakh [it] con l’Armenia è un nodo focale della propaganda politica del regime autoritario dell’Azerbaigian.

Il conflitto sulla contesa regione è scoppiato quando l’Unione Sovietica era prossima al collasso, e perdura tutt’oggi. Più di 1 milione di azeri è stato deportato e il presidente Ilham Aliyev ha dato la sua parola, in più occasioni, di riprendersi il territorio che durante l’epoca sovietica apparteneva all’Azerbaigian.

In quanto al risarcimento, il Presidente Ilham Aliyev sembra però aver fatto una promessa che il suo stato ricco di petrolio non può, o non vuole, mantenere.

Adesso, sono ormai due mesi che circa 100 madri di soldati morti nel corso della devastante guerra del Karabakh, vanno da un’istituzione governativa all’altra in cerca del risarcimento che era stata promesso loro da Aliyev all’inizio dell’anno. Sono state sistematicamente umiliate [en, come i link seguenti], è stato detto loro di aspettare, o di cercare aiuto altrove.

Nel dicembre del 2018 hanno cambiato tattica.

Piuttosto che stare in piedi di fronte a un edificio governativo, hanno fatto visita al Martyr’s Alley – un cimitero dedicato ai soldati che hanno perso la vita nel corso della guerra del Karabakh – indossando mascherine mediche nere con su scritto “sospetto” o “silenzio”.

Le madri ritengono di avere diritto a 11.000 AZN (Manat d’Azerbaigian, circa 6.450 dollari) in conformità con il decreto firmato dal Presidente Ilham Aliyev il 19 aprile 2018, che prevede un indennizzo per le famiglie dei martiri morti o dispersi prima del 2 agosto 1997.

Una delle centinaia di madri che hanno chiesto di ricevere assistenza. Foto di Meydan TV, utilizzata nel rispetto del copyright.

In totale sono circa 3.000 le persone in attesa del risarcimento. Il Ministro del Lavoro e della Protezione Sociale ha iniziato ad esaminare i documenti a ottobre.

AzerSigorta, la compagnia di assicurazione statale responsabile dei pagamenti, sta prendendo tempo.

La compagnia ha affermato che alcune di queste famiglie avevano già ricevuto il denaro negli anni ’90, poco dopo la fine della guerra.

Anche se fosse vero – e le madri lo negano – le somme che le famiglie avrebbero ottenuto coprirebbero la cifra totale di non più di 20 dollari, un’esigua porzione dell’offerta fatta dal presidente.

Le proteste sono iniziate a ottobre, subito dopo che alcune delle famiglie in cerca di assistenza erano state respinte.

In un’intervista con Meydan Tv, una delle madri ha citato sette lettere che lei stessa aveva inviato a diverse istituzioni governative e altre venti indirizzate a parlamentari. Ma nessuno ha risposto alle sue domande, dice.

Data l’importanza del Nagorno Karabakh per la narrativa nazionale, le proteste hanno messo i funzionari statali alle strette.

Il parlamentare Hadi Rajabli, un legislatore filogovernativo che ha parlato con le famiglie il 24 ottobre, ha detto loro di “non imbrattare il passo che il nostro presidente ha compiuto con questo grande impegno”.

La risposta di un membro di una delle famiglie è stata furiosa: “Non stiamo imbrattando niente, sono i funzionari pubblici a farlo”, ha detto, come riporta Meydan TV.

Un’altra madre, in un’intervista con la rivista Facebook HamamTimes, ha chiesto ai funzionari pubblici di smettere di mentire.

Why are they lying?! They have cars worth millions, they have wedding halls, they make money from construction and sale of lands, how do you think they do all of that?! By stealing people’s money. State money isn’t for them, it is for the people. People should be able to remove them from their seats.

Perché dicono bugie? Possiedono macchine che valgono milioni, hanno sale ricevimenti, fanno soldi con la costruzione e con la vendita di terreni; come pensi che riescano a fare tutto ciò? Rubando i soldi delle persone. Il denaro statale non è loro, è del popolo. Le persone dovrebbero poterli sollevare dai loro incarichi.

Un altro membro del Parlamento, Fazil Mustafa, si è schierato con le famiglie:

Some of these people received negative responses from Azersigorta. They are told they have been paid already in the 90s. But the families say they have never received this kind of assistance. So they are demanding proof from the insurance company showing that they have indeed received this assistance while the insurance company demands from the families to provide the same proof showing they have never received this kind of assistance. Why do these families need to provide this kind of proof? […] Because institutions are unable to carry out their duties, people come to the members of the parliament.

Alcune di queste persone hanno ricevuto risposte negative da AzerSigorta. Gli è stato detto che sono stati già risarciti negli anni ’90. Le famiglie però dicono di non aver mai ricevuto questo tipo di sussidio. Chiedono quindi alla compagnia assicurativa una prova che dimostri che hanno effettivamente ottenuto un risarcimento, mentre la compagnia chiede alle famiglie di provare di non averlo mai ricevuto. Perché mai queste famiglie dovrebbero procurare un tale tipo di prova? […] Giacché le istituzioni sono incapaci di compiere il loro dovere, il popolo si reca dai membri del Parlamento.

Un terzo legislatore, Fazail Agamali, ha proposto la vendita delle proprietà di Jahangir Hajiyev, per raccogliere fondi per soddisfare le richieste di risarcimento.

Il precedente direttore dell’International Bank dell’Azerbaigian, Hajiyev, sta al momento scontando la pena di 15 anni di reclusione per aver rubato allo stato la bella cifra di alcuni miliardi di dollari.

La moglie di Hajiyev, Zamira, è finita sulle prime pagine britanniche nell’ottobre del 2018 perché avrebbe speso più di 21 milioni di dollari nei grandi magazzini Harrods, a Londra, utilizzando diverse carte di credito.

Ogtay Asadov, portavoce del Parlamento Nazionale, ha firmato l’ordine di creare una commissione per condurre delle indagini sulla situazione relativa alla disputa dei risarcimenti. Ma questo è avvenuto a ottobre e non se ne è ricavato ancora niente.

La polizia azera, nota per i suoi approcci aggressivi nei confronti dei manifestanti, ha finora lasciato illese le madri in protesta.

Gli uomini, però, sono ancora facili bersagli.

L’11 dicembre scorso, Togrul Gojayev, il figlio di un martire, è stato arrestato per aver presumibilmente disturbato l’ordine pubblico quando ha chiesto di parlare con le autorità ed è stato condannato a 30 giorni di detenzione amministrativa.

La sentenza è stata poi ridotta a 15 giorni nell’udienza del 14 dicembre scorso.

scritto da  Arzu Geybullayeva tradotto da Ileana · · articolo originale [en] · commenti (0)
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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), socio dell’ass. Blogger Samizdatonline, Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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Si può essere ingannati dal nome, ma “Vietato Parlare” non è un blog ‘complottista’ o affine. Il mio blog nasce provocatoriamente: l’idea di mettere su un blog è nato dall’aggressione dei paesi occidentali alla Libia a cui è seguita a ruota il tentativo di rovesciamento di Assad in Siria.
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