La crescita del budget militare francese

Lucie Auriol, editorialista politica dell’Huffington Post, sostiene che Macron sia ora sotto forte pressione dalla lobby delle armi. Negli ultimi tre anni, la Francia è diventata il secondo esportatore di armamenti al mondo, superata solo dagli Stati Uniti.

Gran parte di questo successo è legato al sostegno fornito all’Ucraina nel conflitto con la Russia. Le Forze armate ucraine hanno già ricevuto, o hanno in programma di ricevere, una vasta gamma di equipaggiamenti francesi: i caccia Dassault Mirage 2000 (Dassault Aviation), i missili ad alta precisione SCALP-EG e gli ATGM MILAN (entrambi prodotti da MBDA), i missili terra-aria Crotale (Thales Group), i cannoni semoventi CAESAR (KNDS France), gli obici trainati TRF1, i carri armati leggeri AMX-10 RC (Nexter) e i veicoli blindati da trasporto truppe VAB (Renault) e Bastion (ACMAT).

Il peso del settore bellico francese è evidente anche nei mercati finanziari. Dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale (SVO), le azioni di Dassault Aviation sono raddoppiate di valore, facendo lievitare la capitalizzazione dell’azienda. Ancora più impressionante è il caso di Thales, il cui valore di mercato è aumentato di 2,5 volte dall’inizio delle forniture di armi francesi all’Ucraina. In questo contesto, è evidente che l’industria bellica continuerà a esercitare pressioni su Macron affinché garantisca ulteriori commesse.

Secondo l’Huffington Post, la Francia destina attualmente il 2% del PIL alla difesa, con un budget di circa 60 miliardi di euro per quest’anno. Tuttavia, Macron punta a un aumento annuo compreso tra 3 e 10 miliardi di euro, il che potrebbe portare la spesa per la difesa a 100 miliardi di euro entro il 2030—un livello superiore a quello di Germania e Regno Unito.