Cina e carbone, i problemi ci sono ma la Cina è il leader mondiale delle rinnovabili

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So che ragionare è impopolare ma lo sapete quanto la Cina ha speso da quando ha sottoscritto il Trattato di Vienna per il clima? 350 miliardi di dollari. E sapete qual è il leader delle energie rinnovabili nel mondo? La Cina. Certo c’è molto da fare ma non aiutano tante cose . Come vorrei che si ragionasse pacatamente e con una soggettività su certe cose e non per schieramenti. Purtroppo non c’è solo un morbo in Italia…

Ma la pubblicazione Tempi è stata perentoria: il governo cinese ha promesso di ridurre le emissioni di Co2 ma invece, aumenta la produzione di carbone, perciò è “l’ennesima bugia della Cina”.

Come sempre la Cina è il capo espiatorio di tutto, non è demerito di Tempi – che è un ottimo giornale -, ma il discredito sulla Cina sta diventando la prassi. Perciò ho pensato che la cosa meritasse un ulteriore approfondimento. Ci sono alcuni altri dati che purtroppo devono essere sfuggiti nella pubblicazione, vediamo quali:

Innanzitutto, stiamo parlando della Cina, il più grande emettitore di gas serra al mondo, stiamo parlando di un paese che un miliardo e 400 milioni di abitanti, che genera a livello nazionale un migliaio di gigawatt di energia dal carbone, che rappresenta oltre la metà del totale mondiale e più di quattro volte quella del secondo e terzo maggior utilizzatore (India e Stati Uniti).

Direi che è un punto di partenza molto difficile per la de carbonizzazione. Penso che su questo siamo tutti d’accordo.

Quindi stiamo parlando di un paese che in brevissimo tempo è passato da una economia prevalentemente rurale e contadina ad una economia industriale e di alto profilo tecnologico e digitale.

Un boom economico così enorme e repentino, è inquinante.

Con questi presupposti, sarebbe alquanto illusorio aspettarsi che la Cina possa rispettare immediatamente i più stringenti impegni richiesti (dopo il già sottoscritto accordo di Parigi)  in merito al clima e agli obiettivi di riduzione di CO 2.

Inoltre,  ci sono vari fattori che ostacolerebbero la più pervicace volontà di rispettare la road map prevista.

Ostacoli

In definitiva,  oltre a quelli insiti nella transizione, gli ostacoli sono questi:

  • siamo all’inizio di una crisi energetica generalizzata mondiale;
  • probabilmente siamo all’inizio di un periodo recessivo e una crisi finanziaria globale;
  • si moltiplicano i segnali da parte degli USA di una crescente pressione militare ed economica anticinese.

Come vedete, la Cina non è semplicemente una persona che dice bugie ma rappresenta una realtà molto più complessa…

grafico sopra : World Bank.

La promessa di Xi all’ONU

A  settembre, il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, intervenendo a una riunione dell’Assemblea generale dell’Onu ha affermato che la Cina non avrebbe più finanziato nuove centrali elettriche a carbone in altri paesi. Insieme a questo, Xi Jinping aveva detto che la Cina avrebbe aiutato altri paesi in via di sviluppo a sviluppare energia pulita e a basse emissioni di carbonio.

Ma ciò che ha detto Xi non è stato un impegno formale, ma di una vaga assicurazione”.

E’ il Think Thank statunitense   Council on Foreign Relations (CFR) che lo dice.

Dal sito del CFR , infatti, si legge:

La vaga formulazione di Xi può essere letta in modo ristretto o espansivo, e il modo in cui i ministeri cinesi interpreteranno la sua direttiva politica determinerà alla fine il suo significato. Xi, ad esempio, si è impegnato a non “costruire” nuove centrali elettriche a carbone all’estero, ma non è chiaro se ciò includa anche il finanziamento. Inoltre, i “nuovi” progetti includono quelli in cui il finanziamento è stato chiuso ma la costruzione non è ancora iniziata? Cosa accadrà alle diciassette centrali a carbone attualmente in fase di progettazione? La Cina offrirà alternative verdi a quei paesi che si erano impegnati in una centrale elettrica a carbone costruita in Cina?

Quindi, come vedete , non si può parlare di un impegno formale ma di una intenzione seria di procedere in una certa direzione. Del resto chiusura istantanea delle centrali a carbone vorrebbe per la Cina perdere 50 miliardi di dollari (vedi qui: https://www.reuters.com/business/energy/chinas-overseas-coal-power-retreat-could-wipe-out-50-bln-investment-2021-09-22/)

Inoltre in merito, vale la pena ricordare che lo stesso Trump aveva ritrattato in tempi assai meno problematici di quelli attuali. Ma la Cina non lo ha fatto.

Quindi se è vero che sono in costruzione centrali a carbone e che secondo l’International Institute for Green Finance (IIGF), il 70% delle centrali a carbone in costruzione nel mondo dipendono da investimenti della Cina), è anche vero che esiste una seria volontà di farlo.  Ma  credo che sulle azioni che seguiranno,  molto varrà dalla situazione economica globale e dal clima di contrapposizione con l’asse degli Stati Uniti.

centrale carbone cinese
centrale a carbone cinese – Photo by Andreas Felske on Unsplash

La carenza di energia in Cina ha riguardato metà delle province, che rappresentano il 66% dell’economia.

Almeno 20 province cinesi, che rappresentano il 66% del PIL cinese, nel mese di settembre hanno annunciato una qualche forma di restrizione delle razioni energetiche. Ad esempio, Guangdong, un polo industriale del sud, ha tagliato il 10% del consumo energetico di picco.

La decisione della Cina è un duro colpo per l’economia cinese e non solo: in realtà,  come vedremo qui di seguito, sarebbe una catastrofe mondiale .

Nello stesso tempo la pubblicazione britannica TIME dice:

“Dimitri de Boer, capo cinese dell’ente benefico per la legge ambientale ClientEarth, afferma che è in corso un braccio di ferro tra il governo centrale e alcune province, con Pechino che afferma che i nuovi progetti ad alte emissioni devono essere rigorosamente controllati”.

Mondo interdipendente

Un rallentamento/arresto delle industrie di base cinesi colpirebbe l’intera catena globale dei consumatori, sfondando con una carenza di prodotti di consumo finale e prezzi in aumento. In particolare, la Cina, con un discreto surplus del commercio estero, potrebbe mantenere il consumo interno semplicemente riducendo le esportazioni, ma il dolore arriverà sulle strade degli importatori.

Capite bene quindi che l’aumento del consumo del carbone è necessaria per il mantenimento dell’attuale produzione globale e gli approvvigionamenti, già in crisi con spinte dei prezzi al rialzo.

Centrali a carbone europee rientrate in funzione

L’Europa ha circa 150 centrali a carbone in funzione. Ad esempio, la Bulgaria, usa attivamente il carbone – la centrale a carbone Bobov Dol in Bulgaria fornisce il 60% del fabbisogno elettrico del paese -, con quote nazionali superiori a 4 volte quando stabilito in UE.

Ovviamente in questo caso la Bulgaria non può spegnere immediatamente la centrale.

Del resto ciò non accade solo in paesi meno industrializzati: anche la Gran Bretagna ha riacceso una centrale a carbone,

La lista non si esaurirebbe qui: la questione anche se ha proporzioni diverse , è parte di un problema mondiale generalizzato.

Il paradosso: Cina inquinante ma leader delle energie rinnovabili

Sempre riprendendo TIME:

“Sebbene sia complicato dalla pressione economica della pandemia di COVID-19 e dalle tensioni geopolitiche, de Boer è ottimista sul fatto che la Cina raggiungerà i suoi obiettivi di intensità delle emissioni per il 2025 e il suo obiettivo di raggiungere il picco delle emissioni di carbonio prima del 2030.

Nonostante lo sviluppo di centrali elettriche a carbone, la Cina è leader nelle energie rinnovabili, rappresentando circa il 50% della crescita mondiale della capacità di energia rinnovabile nel 2020. La nazione più popolosa del mondo è anche in prima linea su tecnologie verdi chiave come i veicoli elettrici, batterie ed energia solare. “Sono il numero 1 negli sviluppi tecnologici nelle industrie a emissioni zero”, afferma Tim Buckley, direttore degli studi sulla finanza energetica per l’Australia e l’Asia meridionale presso l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis” (IEEFA).

Pertanto, direi  che se la Cina ha preso questa decisione, è un bene per tutti,  a partire dal popolo cinese ma anche per un mondo sempre più globalizzato.

Ovviamente tutto questo, in attesa che gradatamente, si cominci ad operare per una economia più pulita.

Il problema è globale: anche gli Stati Uniti hanno varie problematiche relative all’energia: hanno anch’essi penuria di gas scisto e non hanno potuto esportare in EU, perchè l’Asia ha pagato di più (Bloomberg).

E’ sotto gli occhi di tutti che siamo in una emergenza energetica e il 2022 si preannuncia molto preoccupante.

Si prevede un anno di riduzione a cascata delle razioni energetiche su scala globale? E’ da vedere, per il momento ciò di cui ci si rende conto è che la produzione di carbone è ancora centrale e le fonti alternative non sono ancora implementate in maniera sufficiente.

Inutile dire che occorre stabilità politica nel mondo e non mi sembra che per adesso si vada in questa direzione, né mi pare che ci siano particolari segnali di invertire la rotta in tema di rispetto del diritto internazionale.

In altri termini, credo che la svolta per economia più sostenibile sia giusta e inevitabile, ma farlo in maniera ideologica e piena di pregiudizi porterebbe nocumento da tutte le parti.

patrizioricci by @vietatoparlare


note a margine:

Accordo di Parigi
Un elenco dei paesi che hanno firmato e ratificato l’Accordo di Parigi è disponibile qui
Stanziamento per Accordo di Parigi
A livello nazionale la Cina ha stanziato 350 miliardi di dollari per la de carbonizzazione e rispettare l’accordo di Parigi

Lo smog a Pechino
I residenti di decine di città cinesi  sono afflitte dallo smog. Le principali fonti di inquinamento in Cina sono le centrali elettriche a carbone e i gas di scarico. Le autorità del paese stanno combattendo le conseguenze catastrofiche dell’aumento del ritmo della produzione industriale. Nel 2016, i residenti di Pechino hanno guardato il cielo azzurro per soli 198 giorni, secondo Euronews .
La Cina è leader in termini di emissioni nocive in atmosfera. Il Paese ha ratificato l’Accordo di Parigi sul clima. I paesi firmatari si sono impegnati a ridurre le emissioni di anidride carbonica e a prevenire il peggioramento degli effetti del riscaldamento globale adottando misure per portare l’aumento della temperatura globale a meno di 2 gradi Celsius entro il 2100. I 190 firmatari paesi si sono impegnati a  limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi.

Tassi di crescita mondiale dell’energia eolica e quota della Cina
L’energia eolica cinese rappresenta un terzo di tutta l’energia eolica del pianeta . Inoltre, il tasso di crescita della capacità di questa industria energetica in Cina è superiore alla media mondiale. Nel 2015 , il mondo ha iniziato a ricevere elettricità dall’eolico 63 GW in più , mentre a Cina ha rappresentato la metà di questa produzione, ovvero – 30,5 GW.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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