La causa della destabilizzazione in medio oriente è l’ Arabia Saudita e non Assad

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Dopo la strage di Parigi, i governi occidentali si sono messi a discutere che tattiche usare per “portare i terroristi alla giustizia. Chiusure di frontiere, attacchi di droni, bombardamenti, leggi speciali, modifiche della Costituzione, fari bianchi rossi e blu sulla tour Eiffel , e naturalmente ‘Assad se ne deve andare’ perchè poi ‘i problemi si risolvono da soli’ qualcuno ha detto….. .

Ci si è chiesti cosa fare… però la questione più importante,  identificare e fermare la fonte del nichilismo, la misoginia, e l’animus settario che ha trovato terreno fertile nelle guerre civili del Medio Oriente, è stata evitata. Cosicchè, a meno che la fonte principale del terrorismo non venga interrotta, ci sarà sempre una scorta infinita di terroristi che continueranno a scatenare il caos in molte parti del mondo. E noi occidentali continueremo a rispondere sempre  impulsivamente piuttosto che strategicamente e con un giudizio morale.

Mentre quasi tutti gli studiosi islamici contestano la validità teologica dell’ideologia ISIS, è fuori di dubbio che le radici del gruppo si trova nella ideologia fondamentalista sunnita, in particolare nel ceppo wahhabita ufficialmente sposato dall’ Arabia Saudita.  Il nostro “alleato”  vede gli sciiti come apostati e cerca di trasformare le società islamiche in società intolleranti in cui le donne vengono lapidate per adulterio e i rivoluzionari pacifici imprigionati o decapitati. Dal 1970, il governo saudita e il suo establishment religioso alleato hanno esportato la propria visione estremista dell’Islam sunnita in tutto il mondo – il tutto finanziato con i loro soldi del petrolio.

Nel corso del 1970 e ’80, l’Arabia Saudita ha finanziato i servizi segreti pachistani (ISI) a sostegno degli insorti anti-sovietici in Afghanistan che divennero poi ‘i talebani’. Gli Stati Uniti hanno sostenuto e amplificato il contributo saudita ad ISI, senza curarsi minimamente di avere la responsabilità di vedere le conseguenze. Washington nella sua ostilità antisovietica ha permesso al Pakistan e all’Arabia Saudita di scegliere i destinatari dei dollari dei contribuenti americani; e questi erano le fazioni ribelli più fondamentaliste – come la rete Haqqani, che affligge l’Afghanistan ancora oggi e ha mietuto molte vittime tra i soldati americani.

Non solo: il denaro saudita ha finanziato le madrasse pachistane che hanno fornito l’unica “scuola” disponibile per una intera generazione di giovani afghani che nei campi di inculturazione e di addestramento, hanno appreso a memorizzare il Corano, a utilizzare le armi, e a odiare l’Occidente.

Dal 1990, il denaro saudita ha poi finanziato le moschee e l’insegnamento wahhabita in tutti i Balcani, contribuendo alla instabilità della regione.

Sembra che il collegamento tra l’Arabia Saudita e gli attentati di Parigi porti direttamente all’Arabia Saudita. Molti dei terroristi sono venuti da Molenbeek, un quartiere di Bruxelles. Nel 1970, l’Arabia Saudita e altri paesi del Golfo hanno ivi finanziato scuole religiose wahhabite, rilevando le moschee più moderate fondate dagli immigrati turchi o dei  marocchini residenti nel distretto e contribuendo a contrastare l’integrazione culturale dei giovani.

E’ evidente che è irresponsabile aver permesso e permettere tutto questo: con alleati come i sauditi, chi ha bisogno di nemici?

Beh, il motivo per cui si è lasciato correre è semplice:  si è lasciato correre per il petrolio. L’occidente, ed in primis gli USA, ha scelto di acquistare a buon prezzo l’oro nero saudita e boicottare le fonti energetiche sciite.

Però accettare i il petrolio a prezzi più elevati sarebbe significato non consegnare l’Europa al caos , invece si è scelto per il miglior profitto e non nell’interesse di contenimento del nichilismo sunnita .

L’Iran è stato isolato diplomaticamente e lo si è demonizzato . Isolando la maggiore potenza sciita si è fatto in modo di non lasciare alcun contrappeso all’ideologia sunnita saudita.

Sì, certo ricordiamo che 1979 fu occupata l’ambasciata americana a Teheran, ma non dimentichiamo che il sentimento iraniano anti-americano è stato la diretta conseguenza del tentativo della CIA di rovesciare il governo democraticamente eletto del primo ministro Mossadegh nel 1953.

In quell’occasione, gli Stati Uniti agirono per una richiesta della Gran Bretagna che voleva controllare il petrolio iraniano tramite le proprie compagnie (Mossadegh lo aveva nazionalizzato). Così consegnò l’Iran ad una generazione di brutale dittatura sotto la famigerata polizia segreta dello Scià. Con questi argomenti, come facciamo ad essere sorpresi che quando è avvenuta larivoluzione nel 1979, essa ha chiesto il conto agli americani?

Mentre l’Iran in effetti supporta la violenza in altri paesi, i suoi sforzi sembrano però razionalmente correlati al raggiungimento di obiettivi politici (il sostegno ad Hezbollah avviene contro l’occupazione israeliana, e Assad viene aiutato in quanto leale alleato di potenza sciita). Queste crisi potrebbero essere risolte in quanto tali. L’Iran finora non ha adottato attacchi contro civili innocenti e le barbarie utilizzate dai wahabiti.

Allora che cosa fare a questo punto? Per prima cosa l’occidente dovrebbe interrompere le forniture di armi – che vengono attualmente utilizzate per attaccare le fazioni sciite in Yemen – e insistere che l’Arabia Saudita cessi il finanziamento dei fondamentalisti in tutto l’Afghanistan, il Pakistan, la Siria, e nei Balcani. E ‘inutile applicare ‘soluzioni tattiche’ per i problemi del Medio Oriente, se l’Arabia Saudita è lasciata libera di versare (quasi letteralmente) benzina sul fuoco.

 

vedi anche: L’Arabia Saudita è il principale finanziatore del terrorismo nel mondo

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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