La Catalogna, la ‘Reconquista’ ed il demone della secessione

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RAI News 24 stasera nel notiziario delle ore 20 commentando la cronaca legata alle vicende sull’indipendenza della Catalogna, ha affermato che il rischio è che possano andare avanti i ‘populismi’ in tutta Europa. I media liquidano così i partiti anti-sistema e la diffusa insoddisfazione popolare per le politiche europee , viste – da strati sempre più grandi di popolazione – come ingiuste, antisociali, oppressive , autoritarie . Ma i media mentono: l’autoritarismo dell’oligarchia finanziaria che governa l’Europa, è reale.

A mio parere, dovrebbe essere fondata nuovamente, non la Spagna, ma l’Unione europea, con la solida intenzione di recuperare il senso della propria unità che sono le radici cristiane, lo stato sociale e l’idea sociale che sta lentamente deteriorando. E’ questo che dimostra la mancanza di visione della dirigenza catalana e del movimento indipendentista: essi hanno focalizzato la protesta non sull’Europa ma sulla Spagna – (che non è certo una dittatura opprimente), dando così prova di scarso discernimento.

E’ da domenica che le istanze autonomiste della Catalogna si sono soprattutto focalizzate sulla ‘violenza’ del governo centrale ma su nessuna delle motivazioni dei partiti anti-europeisti, cioè su un’oppressione quasi dittatoriale e su un centralismo esasperato. Per quando criticabile e poco intelligente – la repressione violenta del voto referendario non è sufficiente a giustificare la secessione: una regione appartenente ad uno stato non può fondare la sua separazione su alcune o molteplici manganellate o sulla proibizione coercitiva di un referendum .

La Spagna non è una stato dittatoriale ma le rivendicazioni della Catalogna – che già può vantare di ampie autonomie –  sembrano quasi il bisogno di liberarsi di una schiavitù. Ma di quale schiavitù non si capisce: la problematicità catalana semmai dovrebbe aprire un dibattito culturale non politico , ma così non è.

Re Felipe ha detto che i dirigenti della Catalogna sono stato sleali. Ma il discorso di Re Felipe non è stato accolto,  anzi egli è stato criticato aspramente dalla governance catalana: sembra che per loro l’unità non abbia alcun valore, essa sarebbe un giogo e non esisterebbe alcuna motivazione più grande di unità, nessun legame più forte del sentimento separatista .

Ma questa posizione non è vera. La nazione spagnola è stato il risultato di molti secoli e non è apparsa all’improvviso. E’ nata in un processo storico in cui l’unità territoriale, come è stata concepita, ha avuto inizio e si è legata all’idea della ‘riconquista’ dei territori che sono stati conquistati con l’invasione araba del inizi del secolo VIII. Da tale unità territoriale, da quel contesto nasce il primo patrimonio di unità della Spagna. E’ per questo che siccome la riconquista è stata possibile grazie ai reali, che seppero far superare gli individualismi egoistici, che oggi esiste un’ unica sovranità, un’unica solidarietà.

E’ per questo che – come ha detto il re di Spagna Felipe –  i dirigenti catalani sono sleali  perché hanno pensato di individuare il nemico dove non c’è. Chi cerca il bene non può minimizzare su ciò che potrebbe portare per gli anni a venire il demone della divisione. La Spagna ha già vissuto la tragedia della guerra civile e le dolorose vicende dell’indipendentismo basco. E’ per questo che la dirigenza della catalogna è stata sleale. Sleale con se stessa, con il proprio popolo e con la storia.

Sotto questo punto di vista, l’autonomismo catalano è per me è un patto tra politici corrotti. Il disprezzo per la lingua, la cultura degli altri e la nostalgia di un autogoverno completo non può essere il punto di partenza per la nascita di uno stato.

Ma anche secondo una visione puramente pragmatica, la Catalogna non avrebbe che da perdere da una eventuale divisione. Certo che parte della colpa è dello stato spagnolo per il metodo di risolvere i difficili problemi economici a scapito dei catalani in nome del principio della solidarietà, ma ripeto la soluzione non è la frammentazione.
Se ci si divide in un matrimonio, si è entrambi più poveri. Allo stesso modo, bisogna riconoscere le ragioni di unità, ed è questo un percorso culturale oltre che politico. Un percorso culturale che probabilmente ha perso terreno. Ed in questo probabilmente gli amministratori hanno ha fatto colpevolmente la loro parte, inducendo determinati fenomeni ed acuendo le divisioni, incentivando le spinte centrifughe e abusando del potere a loro conferitogli.

Quindi queste sono ragioni di cui tenere conto. Il problema dovrebbe essere ridimensionato ed escludere la nascita di una nuova entità come stato, semmai prendere in esame una riforma federalistica generale. Ma questo tipo di decisioni devono essere come la Costituzione: proposte e condivise da tutto il paese.

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Oltre queste ragioni che provengono da un giudizio di tipo ‘morale’ cristiano, vedi anche sul il ‘Post’ : i falsi miti dell’indipendentismo catalano

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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