Kuleba: “Se continua così, perderemo la guerra”

La guerra russo-ucraina: un fallimento diplomatico e umano senza precedenti

La guerra tra Russia e Ucraina si trascina ormai da più di due anni con un bilancio devastante in termini di vite umane, distruzione materiale e insicurezza globale. Una tragedia che, sicuramente , si sarebbe potuta evitare attraverso una diplomazia più incisiva, leale e libero dagli interessi opachi delle oligarchie occidentali che oggi prevalgono sulle vite dei popoli e sui diritti fondamentali degli individui.

Una spirale di insicurezza e instabilità

Paradossalmente, oggi ci troviamo in una condizione di pericolo maggiore rispetto alla Guerra Fredda, un’epoca in cui il mondo viveva sotto la costante minaccia di un conflitto nucleare, ma in cui le leadership degli Stati erano guidate da un equilibrio più razionale e subordinato a valori che permettevano una maggiore stabilità geopolitica. Oggi, invece, il rischio di un’escalation nucleare è più tangibile che mai, mentre la leadership politica internazionale mostra una preoccupante mancanza di visione pragmatica, capacità di mediazione e spirito di servizio verso i propri popoli.

L’ex ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in una recente intervista al Financial Times, ha espresso un giudizio chiaro e al tempo stesso allarmante, ma che potrebbe rivelarsi auspicabile per entrambe le parti in causa: “Se continua così, perderemo la guerra.” Nonostante il sostegno internazionale, le forze ucraine si trovano in una posizione critica sul campo di battaglia, prive dei mezzi necessari per invertire le sorti del conflitto.

Tuttavia, “invertire le sorti del conflitto” significherebbe anche ignorare le aspettative di una parte significativa della popolazione ucraina, in particolare quella delle regioni di Crimea, Donetsk e Lugansk, le cui aspirazioni avrebbero dovuto essere rispettate al pari di quelle del resto del paese. Questo aspetto, troppo spesso trascurato, evidenzia quanto sia cruciale affrontare il conflitto in modo inclusivo e rispettoso delle realtà territoriali e sociali.

Kuleba ha inoltre evidenziato un limite cruciale delle discussioni diplomatiche in corso, sottolineando la necessità di spostare l’attenzione dalle richieste di concessioni unilaterali da parte ucraina alla reale disponibilità della Russia a negoziare. Senza questo passaggio fondamentale, qualsiasi tentativo di dialogo rischia di restare sterile, alimentando ulteriormente una guerra che avrebbe dovuto essere evitata con una diplomazia più lucida e responsabile.

Interessi oscuri e l’incapacità della politica internazionale

Le dichiarazioni di Kuleba fanno emergere un quadro inquietante: al centro di questa guerra ci sono interessi geopolitici che nulla hanno a che fare con il benessere dei popoli coinvolti. Gli aiuti internazionali all’Ucraina, pur essendo vitali, sono spesso legati a logiche che vanno oltre il supporto umanitario o la difesa dei valori democratici ma moirano ad una sconfitta strategica della Russia in una contesa che ha una dimensione mondiale e soprattutto, in questo caso euroepea per soddisfare l’egemonia americana. La politica statunitense, appunto, è fortemente influenzata dalla visione strategica della Guerra Fredda, che spesso ostacola un dialogo costruttivo.

Kuleba ha riconosciuto come importante il sostegno fornito dall’amministrazione Biden, ma teme che un cambio di leadership, con Donald Trump alla Casa Bianca, possa ridurre drasticamente gli aiuti militari, mettendo l’Ucraina in una posizione ancora più vulnerabile. La prospettiva di un’Ucraina “affamata” per forzarla a negoziare è un’ipotesi che getta un’ombra sinistra su come la politica internazionale sta affrontando questa crisi.
In realtà a mio avviso questo è l’unico scenario auspicabile da tutti i popoli della terra e specialmente dal popolo ucraino, ovvero la cessazione di una guerra che la parte occidentale non vuole vedere conclusa.

Sul terreno: un conflitto senza fine

Nel frattempo, la Russia continua ad avanzare. Le recenti conquiste militari nella regione di Donetsk, con il controllo di Razdolnoye e Vorovskoye, evidenziano una strategia che mira a compromettere la logistica ucraina e consolidare il controllo territoriale. Sul fronte opposto, le esercitazioni NATO in Polonia, come il TUMAK-24, mostrano una preparazione a scenari di escalation che non promettono nulla di buono per la stabilità della regione.

Una riflessione necessaria

Questa guerra rappresenta uno dei più gravi fallimenti della diplomazia internazionale, e le responsabilità maggiori ricadono senza dubbio sull’Occidente. La retorica di una difesa assoluta dei valori democratici ha spesso mascherato interessi strategici ed economici che nulla hanno a che vedere con il benessere dei popoli coinvolti. Continuare a sacrificare vite umane per perseguire obiettivi geopolitici e isolare la Russia, ignorando la possibilità di negoziati autentici, è una scelta che tradisce un’irresponsabilità morale e politica profonda.

Il riarmo massiccio e la prospettiva di una guerra prolungata contro la Russia dimostrano chiaramente che l’Occidente non ha alcuna intenzione di allentare le tensioni, né di favorire una riconciliazione basata su un riconoscimento onesto degli errori commessi. È impossibile non vedere come le politiche di espansione della NATO e le provocazioni politiche abbiano contribuito in modo significativo a creare le condizioni per questo conflitto. Eppure, piuttosto che riflettere su questi fallimenti, si continua a intensificare il clima di confronto, abbracciando una logica di guerra senza fine.

Se l’obiettivo dichiarato fosse realmente la pace, l’unico passo credibile sarebbe quello di ammettere le proprie responsabilità e lavorare per rimuovere le cause profonde del conflitto, anziché alimentarle. Un simile impegno richiederebbe sincerità di intenti e il coraggio di abbandonare l’ipocrisia che disegna la Russia come un aggressore isolato, ignorando deliberatamente il contesto storico e politico che ha portato a questa tragedia.

Continuare su questa strada non è solo una scelta sbagliata, ma un tradimento delle promesse di pace e stabilità che l’Occidente pretende di rappresentare. La vera volontà di sradicare le radici del conflitto non si manifesta con il riarmo, ma con l’apertura di un dialogo che metta al centro i diritti e la dignità dei popoli, e non gli interessi di pochi potenti.

I popoli, sia ucraino che russo, hanno diritto a una vita dignitosa e sicura, libera dall’ombra della guerra. Questa tragedia non può trovare soluzione sul campo di battaglia, ma solo attraverso un dialogo serio e onesto. Un dialogo che tenga conto della realtà sul terreno, dei sacrifici umani e materiali già subiti, e soprattutto delle lezioni derivanti dalla sequenza degli eventi che hanno condotto a questa tragedia.

Non si può più tollerare una narrazione ipocrita che disegna la Russia come un aggressore immotivato, di fronte a una controparte presentata come interamente innocente e priva di responsabilità. Questa semplificazione non solo è falsa, ma ostacola qualsiasi possibilità di una vera riconciliazione. È necessario affrontare con coraggio le complessità del conflitto, riconoscendo le colpe e le provocazioni da entrambe le parti, senza cadere in facili escamotage retorici che sviliscono la ricerca della verità.

Solo un’analisi lucida e onesta potrà gettare le basi per un processo di pace autentico, che tenga conto dei diritti dei popoli e delle lezioni della storia, evitando che questa tragedia si ripeta.

Una riflessione necessaria

Questa guerra rappresenta il fallimento della diplomazia internazionale. Non si può continuare a sacrificare vite umane per interessi che non rispondono ai bisogni dei cittadini. È essenziale che le leadership globali si interroghino sulla loro responsabilità e agiscano per costruire un futuro di pace, anziché alimentare una spirale di conflitto e distruzione.

I popoli, sia ucraino che russo, meritano di vivere con dignità e in vera sicurezza. Questa è una crisi che non può essere risolta sul campo di battaglia, tantomeno con minacce costanti o con la decuplicazione della produzione di armi, che già oggi sono ampiamente capaci di distruggere l’intero continente europeo. La soluzione può essere trovata solo al tavolo delle trattative, che riconoscano la situazione sul campo e i patimenti delle popolazioni coinvolte, senza però trascurare di dire una parola di verità sulla successione degli eventi.

Non si devono adottare, in modo furbesco, facili quanto ipocriti escamotage, che dipingono la Russia come un aggressore immotivato, di fronte a una controparte innocente e priva di alcuna responsabilità per quanto accaduto. Continuare su questa strada non farà altro che alimentare ulteriori divisioni, distruggere vite e aumentare l’instabilità globale.

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Approfondimenti – Un aspetto oggi ignorato dai media, ma che in passato veniva chiaramente riportato dalla TV pubblica italiana: