Un’inchiesta pubblicata da The Grayzone il 23 aprile 2025 getta una luce impietosa su uno degli episodi più tragici e fallimentari della guerra in Ucraina: l’operazione anfibia ucraina nel villaggio di Krynky. Secondo i documenti riservati ottenuti dal giornale, dietro questo disastro si celerebbe la mano diretta dell’intelligence militare britannica, attraverso un oscuro progetto denominato Project Alchemy.
Il quadro che emerge è quello di una guerra per procura, in cui le vite dei soldati ucraini sono state sacrificate sull’altare degli interessi geopolitici occidentali, con la Gran Bretagna in prima fila nel plasmare strategie tanto ambiziose quanto dissennate.
“Tenere l’Ucraina in guerra a tutti i costi”
Secondo i documenti trapelati, Project Alchemy fu creato dal Ministero della Difesa britannico con un obiettivo esplicito: “lavorare a tutti i costi per tenere l’Ucraina in guerra.” Questo gruppo segreto, composto da ufficiali militari, accademici e strateghi, elaborò un piano dettagliato per costruire una “Forza da Raid Marittimo” ucraina, addestrata appositamente per operazioni di sabotaggio e incursioni sulle coste della Crimea e lungo il fiume Dnipro.
In un documento del giugno 2022, Alchemy delineava la creazione di un corpo speciale armato con “battelli gonfiabili ad alta velocità, droni aerei e veicoli per il trasporto di nuotatori”, con il compito di colpire porti, stazioni radar e difese aeree russe. Il fine ultimo era chiaro: “logorare le difese di Sebastopoli… in vista di un grande assalto dei commando contro il complesso missilistico.”
Come sottolinea The Grayzone, “L’ambizione di strappare Sebastopoli al controllo russo ha radici antiche nella mentalità strategica britannica, che risalgono alla Guerra di Crimea del 1853-1856.”
Addestrati per il macello
Il piano, però, si rivelò un calvario. I soldati ucraini destinati all’operazione furono selezionati e inviati in luoghi remoti delle isole britanniche – come Otterburn, Garelochhead, Loch Long e Cape Wrath – per essere addestrati a operazioni notturne e assalti su terreni simili a quelli di Krynky.
“I britannici ci hanno dato un’area di addestramento uguale a quella dove poi avremmo dovuto operare,” racconta uno dei marines ucraini sopravvissuti, citato dal quotidiano ucraino Ukrainska Pravda. “Ci siamo resi conto che ci stavano preparando per qualcosa di grande e diverso dalle missioni precedenti.”
Alla fine dell’addestramento, quasi 1.000 marines ucraini furono dichiarati pronti a lanciare operazioni anfibie. Ma l’assalto a Krynky si trasformò subito in una trappola mortale.
“Privi di copertura aerea, i battelli ucraini – sovraccarichi e vulnerabili – vennero falcidiati da artiglieria, droni, lanciafiamme e mortai russi,” scrive The Grayzone. “Chi riusciva a sbarcare era male equipaggiato; i rifornimenti erano impossibili da garantire e l’evacuazione fuori discussione.”
Un commando ucraino raccontò alla BBC il dramma: “Appena arrivati, il nemico ci aspettava. I russi erano stati avvertiti del nostro sbarco. Quando siamo arrivati, sapevano esattamente dove trovarci.”
Lieutenant General Charlie Stickland CB OBE, (Chief of Joint Operations), Minister of the Lords, Baroness Annabel Goldie, and a delegation of senior multinational officers and officials visited Ukrainian Armed Forces personnel being trained in the UK.
@Admiral @Permanent pic.twitter.com/rOJ38aRXcL— Генеральний штаб ЗСУ (@GeneralStaffUA) February 11, 2023
L’inferno di Krynky: “Ci mandavano a morire”
Col passare dei mesi, l’operazione si trascinò in una lenta agonia. Ukrainska Pravda descrive come i soldati feriti fossero evacuati con droni esacorotori (droni dotati di sei rotori) o costretti a tornare a nuoto, aggrappandosi a copertoni d’auto, bevendo acqua del Dnipro per sopravvivere.
“Alcuni soldati si sono suicidati perché non c’erano possibilità di evacuazione,” rivela The Grayzone. Un marine ucraino, rimasto ferito a un braccio nel dicembre 2023, tentò due volte di lasciare Krynky via fiume, ma fu respinto dai droni russi. Alla fine nuotò “con un solo braccio per salvarsi,” per poi “camminare per sei ore bagnato per non congelare,” perdendo l’arto ma sopravvivendo.
“Ogni volta che il nostro battaglione entrava a Krynky, la situazione peggiorava. Le persone arrivavano solo per morire. Tutti quelli che conoscevo e che furono inviati lì sono morti,” testimonia un altro sopravvissuto.
Il fallimento britannico
L’inchiesta di The Grayzone punta il dito contro la dirigenza britannica, accusata di aver prolungato consapevolmente l’operazione, trasformando Krynky in una “zona di morte.” “La decisione di lasciare che questo pantano si protraesse per mesi – con costi umani e materiali che nessun esercito della NATO avrebbe mai accettato – è ormai considerata uno dei peggiori errori tattici della guerra,” si legge.
La denuncia è chiara: “Nessuno a Londra ha subito conseguenze professionali. Per gli ufficiali stranieri che li hanno mandati al massacro, coloro che hanno perso la vita erano solo pedine.”
Un cinismo imperiale
L’operazione Krynky, vista attraverso queste rivelazioni, si configura come l’esempio lampante di una guerra combattuta per interessi esterni, in cui l’Ucraina si è trovata intrappolata in un ruolo di strumento sacrificabile. La strategia britannica, intrisa di nostalgie imperiali e illusioni di gloria militare, ha prodotto non una vittoria, ma un inutile bagno di sangue.
Come nota The Grayzone: “Il progetto Alchemy era pervaso da una fanatica esaltazione delle operazioni speciali, ispirata ai miti della SOE della Seconda guerra mondiale e alle operazioni Gladio della Guerra Fredda, ma priva della lucidità e del senso della realtà che richiedono le guerre moderne.”
Conclusione: il prezzo della proxy war
Il caso Krynky è un monito tragico e concreto: quando una nazione si presta a diventare il teatro di una guerra per procura, i suoi soldati pagano il prezzo più alto, mentre i burattinai restano impuniti.
Londra ha giocato con il fuoco in Ucraina, scommettendo su un piano fallace che ha solo rafforzato le difese russe e provocato stragi tra i propri alleati. Oggi, di quella “forza da raid marittimo” resta solo un nome su un documento segreto e un cimitero sulle rive del Dnipro.
In definitiva, la battaglia di Krynky passerà alla storia non come un atto eroico, ma come la prova di un cinismo geopolitico che ha sacrificato vite ucraine per un miraggio di vittoria strategica mai realizzabile.