Jobwunder e Hartz IV, qualcuno crede ancora ai miracoli?

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Sulle riforme Hartz ci sono da sempre pareri discordanti, ma qual’è stato il loro effetto sul mercato del lavoro? Il Jobwunder, il miracolo del lavoro, è davvero merito delle leggi Hartz e dell’Agenda 2010? Osservando i dati con più attenzione sono in molti ad avere qualche dubbio sui veri effetti delle riforme introdotte dai governi rosso-verdi. Da Monitor sulla WDR, emittente pubblica di Colonia, una riflessione sul rapporto fra Hartz IV e Jobwunder.
  Nonostante le molte differenze fra Angela Merkel e Martin Schulz, c’è almeno un tema su cui i due candidati sono sorprendentemente d’accordo: il giudizio sulla cosiddetta politica dell’Agenda dell’ex Cancelliere Gerhard Schröder. Un grande successo, sostengono entrambi, anche se qua e là ogni tanto affiorano delle critiche. E comunque non si stancano di ripetere che grazie alle riforme Hartz il numero dei disoccupati in Germania è stato dimezzato. Bellissima storia – con un piccolo errore pero’: le cose non stanno esattamente cosi’. Almeno volendo fare i conti in maniera un po’ piu’ precisa.
Bochum, sono le 6 del mattino. Siamo da Birgit Runge. La 62enne in realtà avrebbe anche una qualifica.
Impiegata nel commercio all’ingrosso. Ma sin dai tempi delle riforme Hartz riesce solo a passare da un lavoro all’altro
Birgit Runge: “Il bilancio personale è che le cose possono solo andare peggio. E questo ha un effetto molto forte sulla psiche, perché hai sempre un pensiero fisso: il prossimo mese riuscirò’ ad avere un lavoro oppure no?”
Da giugno Birgit Runge ha di nuovo un lavoro. Solo negli ultimi 11 anni ha avuto 10 datori di lavoro diversi. Call center, bassi salari, principalmente lavoro interinale. E fra un lavoro e l’altro, sempre disoccupata.
Runge: “Ti fanno sempre contratti da uno o due mesi, che eventualmente possono anche essere prolungati. E poi altri contratti a termine. Nel migliore dei casi fino a due anni. Ora ho un contratto a tempo determinato per 3 mesi, e questo è tutto”.
Birgit Runge è per cosi’ dire un esempio perfetto del nuovo miracolo del lavoro tedesco. Ogni volta riesce a trovare un lavoro prima di scivolare in Hartz IV. Un miracolo che la politica rivende come una conseguenza delle riforme Hartz introdotte dall’ex Cancelliere Schröder. Il suo successore alla Cancelleria non ha mancato di celebrarlo anche nell’attuale campagna elettorale.
Angela Merkel, 25.02.2017: “E’ il concetto che ha permesso alle persone di accedere con maggiore facilità al mercato del lavoro, che ha dato la possibilità a molte persone di trovare un lavoro. E il risultato di questa politica è ben conosciuto: la disoccupazione è stata dimezzata”
Dimezzamento della disoccupazione? Si’, nel 2005 in Germania c’era una disoccupazione record di 4.9 milioni di disoccupati, oggi ufficialmente sono circa 2 milioni e mezzo. Ma questo ha davvero a che fare con l’Agenda 2010 e le riforme Hartz?
 
Peter Bofinger è uno fra i piu’ importanti economisti tedeschi. E’ anche uno dei 5 “saggi economici” che consigliano il governo tedesco. Ha svolto delle ricerche sugli effetti delle riforme Hartz nel mercato del lavoro ed è arrivato ad una conclusione: il risultato è decisamente inferiore rispetto a quanto generalmente viene ipotizzato.
Prof. Peter Bofinger, Università di Würzburg: “Nel complesso si tratta di un grande mito. Mi ricorda la storia dei nove vestiti del Kaiser, dove tutti si convincono fra loro che sono molto belli. Ad un’analisi piu’ accurata dei dati si puo’ dedurre che naturalmente anche nella intermediazione del lavoro ci sono stati degli effetti positivi, ma nel complesso questo grande risultato di cui tanto si parla non è individuabile”.
L’accusa di Bofinger: la politica confronta le mele con le pere, oppure detto diversamente, gli anni sbagliati. Come base per il confronto la politica prende sempre in considerazione l’anno di crisi 2005, l’anno delle ultime riforme Hartz. Si tratta tuttavia di una sciocchezza. Perchè nel 2005 la Germania si trovava in una crisi profonda.

Bofinger: “Si tratta di ignoranza economica, quando si confronta un anno di recessione come il 2005 con un anno di boom come il 2016”.

Per questa ragione Bofinger preferisce confrontare i dati attuali con quelli del 2001 – prima delle riforme Hartz. Nel 2001 l’andamento della congiuntura era ugualmente buono – eravamo in una fase di boom. Il risultato è sorprendente: nella Germania dell’ovest la riduzione del numero dei disoccupati invece di essere di 1.3 milioni come quella registrata fra il 2005 e il 2016, è stata di 340.000, se si prende il 2001 come anno di confronto. E nella Germania dell’est c’è un esercito di disoccupati che nel frattempo è andato in pensione.
Bofinger: “Nella Germania dell’est il calo della disoccupazione è stato molto forte, e questo non ha a che fare con le leggi Hartz, ma semplicemente con il fatto che le conseguenze negative della riconversione dell’economia dell’est stanno gradualmente scomparendo. Chi negli anni ’90 nella Germania dell’est ha perso il proprio lavoro, gradualmente è uscito dalla vita lavorativa”.
Un risultato magro per una riforma con un enorme potenziale esplosivo dal punto di vista sociale. La pensa allo stesso modo anche l’economista Klaus Wälde, che sulle conseguenze delle riforme Hartz nel mercato del lavoro ha fatto diverse ricerche.
Prof. Klaus Wälde, Universität Mainz: “Se ci si chiede dove sono finiti tutti i disoccupati, allora ci si accorge che sono in pochi quelli impiegati con un regolare rapporto di lavoro. Ci accorgiamo invece che sono molti di piu’ quelli finiti in misure per la creazione di lavoro sovvenzionate dallo stato e che molti altri hanno un’occupazione marginale, un mini-job oppure un midi-job. Nel complesso le riforme Hartz, si potrebbe argomentare, hanno contribuito ad una ulteriore polarizzazione della società e alla creazione di povertà”.
Birgit Runge conosce molto bene questa situazione. Nel 2006 ha perso il suo impiego di lunga data in un negozio all’ingrosso di elettronica e da allora non ha piu’ ritrovato un lavoro fisso. E’ rimasta bloccata nella trappola dei bassi salari e dell’occupazione precaria.
Birgit Runge: “Non ho grandi speranze. Le cose andranno piu’ o meno cosi’: alla fine di agosto sarò di nuovo disoccupata, e poi dovrò di nuovo tornare a lottare per trovare un lavoro. Probabilmente finirò ancora una volta nel lavoro interinale”.
La politica ha voluto che fosse cosi’. Chi è disoccupato deve uscire quanto prima dalla statistica e trovarsi un nuovo lavoro. Per questo i soldi e i sussidi vengono concessi solo in cambio di pressione. “Aiutare e pretendere”, come si dice da allora. Ad una persona come Birgit Runge non c’era alcun bisogno di chiedere un maggiore impegno nella ricerca di un lavoro, si è sempre occupata da sola della ricerca, anche se in realtà non ha mai avuto un lavoro che le permettesse di vivere bene. Negli ultimi anni ha sempre lavorato per 1.100 o 1.200 euro netti al mese, nel 2003 ha fatto la sua ultima vacanza, una settimana sull’Ostsee. Come Birgit Runde ce ne sono tanti altri. Il numero delle persone occupate ma a rischio povertà dall’avvio delle riforme Hartz è cresciuto del 100%. Come in nessun’altro paese dell’UE.
Prof. Georg Vobruba, Universität Leipzig: “si tratta di lavori che implicano il rischio di finire in una situazione di povertà nonostante un lavoro: i cosiddetti “working poor”. Dall’ altro c’è il rischio che non si riescano a maturare gli anni di lavoro necessari per avere diritto ad una pensione dignitosa, e cioè una povertà in vecchiaia programmata”.

Birgit Runge ha cresciuto due figli, si è presa cura di suo marito malato, fino alla sua morte, e si è sempre occupata di se stessa. Fra 3 anni andrà in pensione, per lei saranno 850 euro lordi al mese. Sempre che riesca a trovarsi un altro lavoro.

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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