Jakob Augstein su Der Spiegel: "l’industria automobilistica tedesca come la criminalità organizzata"

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Jakob Augstein è un commentatore storico di Der Spiegel nonché direttore di Der Freitag. Questa volta sul prestigioso settimanale di Amburgo se la prende con l’industria automobilistica e con la politica tedesca: lo scandalo delle emissioni diesel rappresenta il fallimento della politica tedesca, la commistione fra l’industria dell’auto e la politica è totale, i metodi sono quelli usati dalla criminalità organizzata. Da Der Spiegel.
La definizione ufficiale per descrivere la criminalità organizzata secondo il Ministero degli Interni e della Giustizia tedesco è la seguente: “per criminalità organizzata sono da intendersi quei reati commessi sistematicamente e finalizzati al profitto o all’acquisizione di potere, che singolarmente o nel complesso sono di notevole importanza, e che prevedono la cooperazione di almeno 2 persone per un lungo periodo di tempo…anche esercitando influenza sulla politica, i media, l’amministrazione pubblica, la giustizia o l’economia”.
Secondo questa definizione una larga parte dell’industria automobilistica tedesca potrebbe essere ricondotta al crimine organizzato. “Reati commessi sistematicamente” – cosa altro sarebbero le menzogne sui gas di scarico, e cioè la simulazione di valori di emissione estremamente favorevoli grazie ad un software truffa appositamente sviluppato? E cosa altro sarebbero gli accordi di cartello fra le 5 case automobilistiche tedesche, se le recenti notizie pubblicate da Der Spiegel dovessero essere confermate?
Prima la carriera nel governo, poi nei gruppi automobilistici
Probabilmente la quantità e la durata delle violazioni, quasi sistematiche, operate dall’industria automobilistica tedesca è cosi’ grande che se le aziende decidessero da un giorno all’altro di voler adempiere alla legge, di fatto sarebbero costrette a fermare la produzione. Dopo tutto i dipartimenti di comunicazione dei gruppi automobilistici non dovranno piu’ pensare ad un nuovo slogan pubblicitario: “il piacere di guidare” (BMW), lo si puo’ provare anche con un auto a cui non è stata vietata la circolazione. Oppure “all’avanguardia della tecnica” (Audi), era corretto nella misura in cui a quanto pare tutti i mezzi tecnici disponibili erano utilizzati per la frode commerciale.
“Il nostro interesse principale è un business onesto”, aveva detto il CEO di Daimler, Zetsche, all’inizio del 2013. Le cose non stanno proprio cosi’. Ci sono affari sporchi, dai quali tutti i partecipanti hanno tratto profitto. La truffa dei gas di scarico, ad esempio, è un sistema di mutua complicità che unisce industria, governo e gli acquirenti delle auto. E tutti vivono felici secondo il motto della vecchia canzone di Doris Day: “Que sera, sera” – sarà quel che sarà, e nessuno pensa al domani.
Gli scandali dell’industria automobilistica rappresentano il fallimento della politica tedesca. Nessuna meraviglia: l’industria automobilistica è una filiale esterna del governo federale – e forse anche il governo federale è un ramo del settore auto.
In ogni caso Daimler dà lavoro come capo-lobbista all’ex Ministro della Cancelliera. Per VW lavora un ex-portavoce del governo federale, nonché ex-capo dell’ufficio di Merkel. L’associazione dei produttori di auto è guidata da un ex Ministro dei Trasporti federale. E il suo successore, attualmente in carica, il politico Dobrindt, si comporta  come se anche lui dopo la politica mirasse ad una brillante carriera nel settore.
C’è bisogno di un giudice per obbligare i Verdi a difendere l’ambiente
Quando la politica fallisce, la magistratura è l’ultima linea di difesa. Lo scorso venerdì il Tribunale Amministrativo di Stoccarda ha stabilito che il piano locale per il controllo dell’inquinamento è insufficiente e che il governo regionale dovrà emanare dei divieti di circolazione per le auto diesel. E in questo caso la città e la regione sono saldamente nelle mani dei Verdi. Solo per la cronaca: c’è bisogno di un tribunale per obbligare i Verdi a rispettare le leggi per la protezione delle persone e dell’ambiente.
Il leader dei Verdi in Baden-Württemberg è Winfried Kretschmann, Presidente della Regione, ma anche il politico di maggior successo e il piu’ popolare all’interno del suo partito – e questo fatto, nei confronti dell’industria automobilistica, è l’incarnazione della miseria politica.
Kretschmann è esattamente il simbolo di cio’ che è andato storto nel corporativismo tedesco. Si è davvero sforzato. Voleva tenere tutto sotto uno stesso tetto: una industria automobilistica fiorente, proprietari di auto felici, aria pulita, e garantirsi anche delle buone chance di essere rieletto. “Che cosa pensa, come sarebbe possibile altrimenti arrivare al 30%?” aveva detto in un’intervista, e: “solo se siamo forti e al governo possiamo davvero cambiare qualcosa”. Ma è già da molti anni al potere – e la nuvola carica di sporco sopra Stoccarda non si è ancora spostata.
Perché? Perché Kretschmann è diventato l’utile idiota dei Verdi al servizio dell’industria automobilistica. Prima ha promosso un vertice, poi fatto una proposta di compromesso e poi alla fine ha concesso un altro periodo di tempo. Non poteva immaginare tutta l’arroganza e l’avidità del settore automobilistico. Il Ministro dei Trasporti si è sempre dato da fare per i boss del settore – e ogni volta l’hanno lasciato appeso al gancio. Come nel caso dell’installazione di un catalizzatore sui diesel piu’ vecchi e sporchi dove nessuno gli è andato incontro. E anche dei presunti accordi di cartello fra le case automobilistiche è venuto a conoscenza solo dai giornali.
Sono evidenti i tipici sintomi della malattia dell’intero sistema. Corruzione, oligarchia e una sfera politica paralizzata; tutti appartengono ad un capitalismo in fase di declino. E’ un po’ come accadeva con le banche fino ad un po’ di tempo fa: le aziende automobilistiche pensano ancora oggi di essere troppo grandi per fallire – ma la loro dissolutezza morale danneggia tutti noi.
E anche un’altra cosa: quando si tratta di giudicare Donald Trump, i tedeschi potrebbero risparmiarsi tutta la loro superbia.

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Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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