IVA europea vs Sales Tax USA: davvero i produttori americani sono svantaggiati?

Trump e i dazi: una strategia motivata?

Il 28 marzo 2025, Rodolfo Casadei ha pubblicato su TEMPI l’articolo Perché per Trump i dazi non sono per nulla ‘immotivati’. Secondo quanto riportato, i dazi imposti da Trump, come quello del 25% sulle auto importate, non sarebbero affatto immotivati, ma frutto di una precisa strategia economica, sostenuta da esperti vicini alla sua amministrazione.

La posizione di Jason Cummings

Nell’articolo viene citata la posizione di Jason Cummings, analista del gruppo di gestione fondi Brevan Howard, che sostiene che il vero squilibrio non sia nei dazi reciproci tra USA e UE, bensì nella diversa struttura fiscale:

  • Le aziende europee ottengono un rimborso dell’IVA sulle esportazioni, generando di fatto un “sussidio implicito”.
  • Al contrario, le aziende statunitensi non beneficiano di simili rimborsi e devono invece pagare l’IVA europea quando esportano i loro prodotti nel vecchio continente.

Secondo Cummings, questa differenza giustifica i dazi compensativi introdotti da Trump.

Tutto chiaro, dunque? In realtà, le cose non stanno esattamente così.

IVA europea vs Sales Tax USA: i produttori americani sono davvero svantaggiati?

È diffusa l’idea che il sistema IVA europeo avvantaggi i produttori europei nelle esportazioni, penalizzando quelli americani. Tuttavia, un’analisi concreta dimostra che questa percezione non è corretta.

Esempio concreto: come funziona per un produttore italiano?

  • Un’azienda italiana compra una gomma Pirelli al prezzo di 122 euro (100 euro di costo netto + 22 euro di IVA).
  • L’impresa italiana recupera l’IVA versata (22 euro) attraverso la detrazione fiscale, riportando il costo effettivo a 100 euro.
  • Quando esporta il prodotto negli USA, l’azienda non applica IVA, poiché le esportazioni fuori dalla UE ne sono esenti.

E per un produttore americano?

  • Un’azienda statunitense compra la stessa gomma al costo netto di 100 euro.
  • Negli USA non c’è IVA, ma solo una Sales Tax (imposta sulle vendite), applicata esclusivamente ai consumatori finali. Quindi, l’impresa americana non paga alcuna tassa sugli acquisti destinati alla produzione.
  • Esportando il prodotto in Europa, l’azienda americana non ha bisogno di recuperare tasse, poiché non ne ha mai pagate.

Conclusioni: nessun reale svantaggio fiscale per le aziende USA

Entrambe le aziende, italiana e americana, sostengono alla fine lo stesso costo netto (100 euro) per la stessa gomma. Il presunto vantaggio delle aziende europee deriva semplicemente dal fatto che recuperano un’imposta precedentemente pagata. Negli Stati Uniti, invece, non si recupera nulla perché non si è pagato nulla sin dall’inizio.

In breve:

  • Produttore italiano: paga IVA, poi la recupera. Costo finale netto = 100 euro.
  • Produttore americano: non paga alcuna tassa sugli acquisti. Costo finale netto = 100 euro.

Quindi, al di là delle dichiarazioni politiche o delle interpretazioni mediatiche, il sistema fiscale europeo non offre un vantaggio reale ai produttori europei rispetto agli americani. I sistemi sono diversi nella forma, ma equivalenti nella sostanza.


La vera questione: il surplus commerciale dell’UE sugli USA

Chiarito che il problema non risiede nella tassazione IVA, resta comunque un punto importante sollevato da Trump: il surplus commerciale dell’Unione Europea nei confronti degli Stati Uniti.

Effettivamente, i dati più recenti mostrano chiaramente che l’UE esporta verso gli USA più di quanto importi. Nel 2024, ad esempio, secondo fonti ufficiali come il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti e statistiche europee, il surplus commerciale totale (beni e servizi) dell’UE con gli USA è stato significativo.

In numeri, alcune stime quantificano questo surplus intorno ai 48 miliardi di euro, mentre altre, espresse in dollari, segnalano un deficit americano nei confronti dell’UE di circa 235,6 miliardi di dollari (circa 223 miliardi di euro, in base al cambio utilizzato). Questo surplus è generato soprattutto dal commercio di beni, mentre nel settore dei servizi gli USA mantengono un vantaggio competitivo.

I numeri possono variare leggermente secondo le fonti, ma il quadro generale è inequivocabile: l’UE mantiene un surplus commerciale significativo nei confronti degli Stati Uniti. Pertanto, se la strategia di Trump è quella di affrontare questa realtà economica, l’argomento dei dazi compensativi basato sul surplus commerciale può trovare effettivamente una sua giustificazione, al contrario della questione fiscale sull’IVA.