Italia. Università. Fabbrica disoccupati e sottoccupati. I numeri ufficiali.

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Giuseppe Sandro Mela.

2019-04-06.

Alma Laurea è un accurato data base che riporta ampie ed attendibili statistiche Di particolare interesse sono quelle che riportano la percentuale dei laureati, secondo ateneo e corso di laurea, che risultano essere occupati a distanza di qualche anno dal conseguimento della laurea. Di notevole, riporta anche lo stipendio medio netto mensile.

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 L’università ha infatti due grandi scopi: la ricerca scientifica e la preparazione di quella che dovrebbe essere la futura classe dirigente. Conforta infatti il sapere che frequentando un determinato ateneo ed un determinato corso di laurea vi siano alte possibilità trovare poi lavoro ed anche ben remunerato.

Nessuno intende qui fare graduatorie né si vuole sottostimare il fatto che non tutti i laureati sono mobili per una congerie di motivi, che vanno da quelli familiari a quelli personali.

Né, tanto meno, si intende inferire che vi siano differenze nella composizione della classe studentesca: intelligenti e meno dotati sono equidistribuiti ovunque, specie poi utilizzando statistiche fatte su grandi numeri.

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Se l’aver frequentato un corso di laurea sicuramente eleva il livello culturale, altrettanto sicuramente esso rappresenta un costo, ed un costo di non poco conto.

Uno studente medio spende circa un 3,000 euro di tasse scolastiche, 1,000 euro di casermaggio, e, grosso modo, 500 euro per materiali di studio. A ciò si aggiunga il mancato guadagno, stimato ad un minimo di 1,000 euro al mese. Tenendo conto della durata di cinque anni del corso, la cifra totale esborsata, investita, ammonta a 137,500 euro. Sarebbe quindi lecito aspettarsi una resa allineata all’investimento effettuato.

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Riportiamo i dati calcolati a cinque anni dalla laurea. Ci si aspetterebbe occupazione piena e stipendi in linea.

Italia.

Ad un anno dalla laurea, lavorano il 42.7% dei laureati, con stipendio mensile medio di 1,021 euro.

A cinque anni dalla laurea, lavorano il 70.4% dei laureati, con uno stipendio mensile medio di 1,359€.

Ma se si osservano i dati per settore disciplinare, emergono sostanziali differenze.

Solo il 41% dei medici riesce a lavorare a cinque anni dalla laurea, e per un emolumento non certo entusiasmante di 1,666€. Ciò è dovuto al fatto che dopo la laurea in medicina si deve frequentare una specialità, della durata di cinque anni.

Milano.

A cinque anni dalla laurea lavorano l’81.30% dei laureati, per un emolumento medio mensile di 1,488 euro.

I laureati del gruppo letterario trovano sì occupazione, 84.6%, ma per uno stipendio molto basso, 1,238 euro.

Messina.

A cinque anni dalla laurea lavorano il 67.2% dei laureati, per un emolumento medio mensile di 1,181 euro.

I laureati del gruppo giuridico sono occupati per il 57.6% con uno stipendio medio di 969 euro mensili.

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Questi dati si presterebbero a numerose considerazioni, e la consultazione del database sarebbe cosa ottimale.

– Un paese in cui ad un anno dalla laurea si siano inseriti nel mondo del lavoro solo il 42.7% dei laureati, percentuale salita a 70.4% a cinque anni dal diploma, ebbene, questo paese ha serie problemi occupazionali.

– Se il problema fosse l’iperproduzione di laureati, sarebbe un cospicuo danno per lo stato, visto che in termini medi un laureato costa allo stato circa 89,000 euro.

– Tenendo conto dei livelli stipendiali a cinque anni dal diploma, laurearsi non conviene più di tanto, almeno in alcune regioni di Italia. Nel corso degli anni i livelli stipendiali dei laureati si sono significativamente abbassati, fino a raggiungere livelli che non compensano degli anni passati a studiare e delle spese sostenute. Si tenga presenta che Istat pone la soglia di povertà a 1,640 euro, sotto la quale sono gli stipendi di quasi tutti i laureati a cinque anni: questo dato dovrebbe essere molto meditato.

– I differenti livelli occupazionali e relativi emolumenti percepiti tra i diversi atenei riflette solo in parte le condizioni economiche della zona ove opera un ateneo. I laureati sono molto mobili ed è frequente il riscontro al nord di ottime persone laureate al sud. In parte, ed evitiamo apposta di fare una caratura, dipende dalla qualità dell’insegnamento ed anche di un certo quale lassismo nel far passare gli esami. Un ateneo con pochi abbandoni ed altrettanto pochi fuori corso potrebbe vantarsi di tali risultati solo ed esclusivamente se alla fine i suoi laureati trovassero tutti occupazione e con livelli stipendiali in linea almeno con quelli nazionali.

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Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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