Iraq: il Parlamento iracheno ha deciso l’espulsione dal paese di tutte le forze straniere

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Il parlamento iracheno ha votato per ritirare le truppe straniere dal paese (il ministero degli Esteri iracheno ha inviato una nota ufficiale di protesta per i bombardamenti degli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite)

Secondo quanto riferito dalla televisione Al-Arabiya, il parlamento iracheno ha votato per porre fine all’accordo in vigore con la coalizione internazionale presente in Iraq combattere lo Stato islamico e il ritiro delle truppe straniere dal paese.

Il premier iracheno Adel Abdel Mahdi ha anche precisato che Qasim Suleimani è volato a Baghdad su suo invito e ha trasmesso un messaggio della leadership iraniana teso a ridurre la situazione con l’Arabia Saudita. Il viaggio di Sulemaini era stato notificato agli Stati Uniti tramite l’ambasciata svizzera e gli Stati Uniti erano quindi al corrente del tentativo di riduzione della tensione chiesto più volte dall’amministrazione Trump stessa, si trattava quindi di un viaggio diplomatico richiesto ed effettuato in accoglimento di una richiesta irachena e statunitense.

Altri punti importanti del suo discorso:

– Gli Stati Uniti ci hanno detto che parte degli attacchi alle posizioni è stato fatto per salvaguardare Israele;
– L’omicidio di Suleymani e Muhandis è un omicidio politico e come tale non può essere considerato accettabile;
– Avevo convinto la milizia “Hashd Shaabi” a lasciare l’ambasciata degli Stati Uniti, minacciando di far dimettere immediatamente l’intero governo, se Kataib Hetzbollah non avesse rispettato (e KH ha fatto eseguire l’ordine ai simpatizzanti e attivisti).

Le disposizioni del disegno di legge approvate dal parlamento iracheno sono le seguenti:

1. Il governo iracheno si obbliga a cancellare la richiesta di assistenza della Coalizione internazionale per combattere l’ISIS, ciò comprende la cessazione delle operazioni militari in Iraq.
2. Il governo iracheno si obbliga a cessare la presenza di tutte le truppe straniere sul suolo iracheno e vieta il suo uso della terra, dell’acqua e dello spazio aereo iracheni con qualsiasi pretesto.
3. Il governo iracheno si obbliga nella persona del Ministero degli Affari Esteri a presentare una denuncia ufficiale alle Nazioni Unite contro gli Stati Uniti in relazione alla violazione della sovranità dell’Iraq.
4. Il governo iracheno aprirà un’indagine sugli attacchi aerei statunitensi e ne riferirà i risultati.
5. La decisione entra in vigore immediatamente

Naturalmente l’Iraq avrà bisogno di sostegno in sede ONU perché non è stato ucciso solo un generale iracheno che è molto amato nel suo paese e che forse sarebbe stato il prossimo presidente iraniano, ma è stato ucciso anche un negoziatore con un passaporto diplomatico. Quindi, questo atto stesso dimostra da una parte lo spregio statunitense per qualsiasi accordo – in Siria gli USA non solo sono presenti arbitrariamente ma ne sfruttano anche le risorse petrolifere- ma l’atto stesso dell’uccisione di Sulemaini, segna la fine di ogni accordo tra le parti.

In merito alla decisione votata oggi, la proposta era stata presentata dallo stesso Primo Ministro ad interim della Repubblica irachena, Adil Abdul Mahdi. Secondo il premier iracheno, ciò contribuirà a riformattare le relazioni con gli Stati Uniti e altri Stati, nonché a mantenere relazioni amichevoli basate sul rispetto della sovranità e sulla non interferenza negli affari interni.

Prima che la votazione avvenisse, la coalizione a guida americana ha sospeso l’addestramento militare in Iraq. Poco prima, il comando unificato aveva sottolineato che sarebbe rimasto partner dell’Iraq nella lotta contro l’ISIS.

Vedremo ora che conseguenze avrà il voto e se esso si tradurrà nella effettiva partenza delle forze USA dal paese.

Con gli USA l’Iraq ha un accordo dal 2010, antecedente a quello della coalizione anti-ISIS. Il discorso del premier comunque non poteva essere più esplicito. Ciò che comunque ora dovrebbe avvenire secondo tempi non ancora comunicati, è che le forze straniere dovrebbero almeno diminuire. Sempre che altri leader politici non siano eliminati perchè riconducibili all’Iran.

E’ chiaro infatti che – come ha tenuto a sottolineare il Adel Abdel Mahdi – quello del generale Suleimani è stato un omicidio politico e non connesso con gli atti compiuti da militare nell’esercizio delle sue funzioni negli ultimi sommovimenti in patria ed in Iraq. In altri termini, è chiaro che se prima che il generale iraniano fosse assassinato, il comando unificato delle milizie sciite irachene la milizia “Hashd Shaabi” era stato colpito a 500 Km da Bagdad , questo non è avvcenuto perché non ci fossero obiettivi più vicini ma perché si desiderava interrompere la linea Damasco – Teheran che passa esattamente per quella direttiva. Quello dell’ambasciata ha fornito agli USA solo un utile pretesto.

L’omicidio di Suleimani ha voluto in qualche modo infliggere un duro colpo all’influenza iraniana in Iraq, cosa che dovrebbe riguardare l’Iraq e non gli Stati Uniti. O comunque non fino al punto di sbarazzarsi in questo modo degli avversari politici.

[su_panel shadow=”0px 5px 3px #eeeeee”]Ma si affaccia anche uno scenario su cui bisognerebbe ulteriormente indagare. In definitiva salta fuori che il primo ministro dell’Iraq, Mahdi, nella sua relazione ai deputati iracheni che poi hanno votato per mandar via le truppe americane dal loro paese, ha rivelato una cosa gravissima, ma anche molto utile a capire come stanno le cose: Soleimani era a Baghdad su suo invito, perché chiamato a una mediazione tra USA e Iran su richiesta del presidente USA Donald Trump. La “normalità” della missione è segnalata anche dal fatto che il generale iraniano era giunto su un aereo di linea. Ossia era in missione diplomatica, senza curarsi di doversi proteggere con una scorta. La vittima dell’omicidio politico era quindi un diplomatico in missione attratto in una trappola da dirigenti statunitensi determinati a far fallire qualunque trattativa fra Usa e Iran.[/su_panel]

@vietatoparlare

Esequie del gen. Suleimani a Teheran. Si conta circa un milione di persone.

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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