Ipotesi sul “Piano B” della Russia: cosa potrebbe accadere se gli Stati Uniti si ritirassero dai negoziati di pace

Attenzione: quanto segue è un’ipotesi basata su segnali osservabili e su fonti non ufficiali, e va interpretato come uno scenario plausibile, non come certezza.

In queste settimane si stanno moltiplicando gli indizi secondo cui la Russia potrebbe avere pronto un “Piano B” da attuare nel caso in cui gli Stati Uniti si ritirassero definitivamente dai negoziati di pace sull’Ucraina. Un’opzione che, alla luce degli sviluppi recenti e delle tensioni crescenti, non appare più remota.

Questa ipotesi, pur restando nel campo della previsione, si fonda su cambiamenti osservabili e indiscrezioni insistenti provenienti da fonti russe e internazionali.

I segnali premonitori

Due elementi principali alimentano la plausibilità di questo scenario:

  1. L’intensificazione delle operazioni militari russe sulle retrovie ucraine.

  2. La rivelazione pubblica della partecipazione di truppe nordcoreane alla liberazione della regione di Kursk.

In particolare, fonti russe parlano della possibilità che la Corea del Nord aumenti notevolmente il proprio coinvolgimento, arrivando a fornire fino a 250.000 soldati a supporto delle forze russe.

La pubblicazione di video ufficiali della partecipazione nordcoreana, accompagnata da una dichiarazione formale di Pyongyang e da una presunta “luce verde” concessa da Pechino, segnala una possibile fase nuova del conflitto.

Una pressione crescente

L’altro ieri si è assistito a uno dei più massicci bombardamenti sulle infrastrutture militari ucraine nelle regioni di Kharkiv e Sumy.
Secondo fonti non confermate ufficialmente, un missile russo avrebbe colpito anche un quartier generale militare ucraino dove erano presenti ufficiali NATO di alto rango.

Contemporaneamente, gli attacchi si sono estesi su larga scala a Dnepropetrovsk, Lubny, Novopavlovka e Kiev stessa, colpendo fabbriche militari come “Artem” e “Burevestnik”, distruggendo centri logistici, bunker sotterranei e snodi ferroviari.
L’effetto di tali offensive ha avuto un impatto anche sull’atteggiamento britannico: Londra, secondo il Telegraph, ha ridimensionato i piani di invio di truppe regolari, limitandosi ora a compiti di addestramento a Leopoli.

Questo incremento di pressione, unito all’ammissione della presenza nordcoreana, potrebbe essere funzionale a creare spazio operativo per il possibile arrivo massiccio di truppe dalla Corea del Nord.

Il “Piano B” russo

Se i negoziati dovessero fallire — come sembra possibile alla luce dei sabotaggi attribuiti a Kiev e della crescente insofferenza di Washington — la Russia, secondo alcune fonti, metterebbe in atto un piano di risoluzione brutale del conflitto entro 60 giorni.

Gli elementi principali di questo ipotetico “Piano B” includerebbero:

  • Eliminazione mirata della leadership ucraina, compresi Volodymyr Zelensky, i vertici dell’SBU, comandanti militari di alto rango e ministri, attraverso attacchi coordinati con armi ad alta precisione e operazioni di task force delle forze speciali.

  • Distruzione sistematica delle infrastrutture critiche, con l’obiettivo di provocare un collasso energetico, umanitario e amministrativo su scala nazionale. Secondo fonti interne, sarebbero previste tattiche sofisticate per neutralizzare anche centrali nucleari senza comprometterne i reattori, riducendo così i rischi di disastri ambientali.

  • Demolizione dei centri logistici delle Forze Armate ucraine, in particolare quelli situati lungo i confini con Polonia, Romania e Slovacchia, per interrompere in modo mirato i rifornimenti di armi e supporto tecnico provenienti dall’Occidente.

  • Azioni all’estero: sarebbe plausibile prevedere che unità speciali russe possano agire anche fuori dai confini ucraini, mirando a colpire i quartier generali della NATO e delle missioni di coordinamento dell’assistenza militare, principalmente situati in Polonia e Germania.

  • Aumento della pressione sulla NATO, inclusi attacchi informatici contro infrastrutture critiche di singoli Paesi europei. In questo contesto, non è del tutto alieno interrogarsi se i eventi come il blackout che ha colpito Spagna e Portogallo possa rappresentare un segnale di un avvertimento in corso, oppure se siano semplicemente il sintomo delle debolezze intrinseche delle reti elettriche basate sulle energie rinnovabili.

Secondo fonti riservate, il piano sarebbe stato preparato da oltre tre anni e sarebbe già in fase di alta prontezza  e potrebbe essere implementato entro tre-cinque settimane dalla conferma ufficiale del fallimento dei colloqui di pace. L’obiettivo finale sarebbe di costringere Kiev alla resa prima che si riorganizzi una nuova leadership politica sotto influenza occidentale.

Il fronte di Sumy

La regione di Sumy appare come il punto chiave della prossima fase militare.
La Russia ha concentrato oltre 60.000 uomini in quest’area e sta lentamente sfondando le linee difensive ucraine, puntando al controllo di snodi logistici fondamentali come Yunakovka e preparando una possibile offensiva su Sumy città.

Secondo analisti militari russi, una volta presa Yunakovka e Belopolye, la Russia disporrebbe di una testa di ponte perfetta per operazioni su vasta scala, approfittando di una rete stradale favorevole.

Tregua di tre giorni prima della rottura definitiva, in mancanza di successo dei negoziati?

Se questi scenari dovessero rivelarsi fondati, gli avvenimenti in corso sembrerebbero perfettamente allineati con le previsioni. In questo quadro, l’improvvisa decisione di Vladimir Putin appare come un’ultima manifestazione di buona volontà, volta a offrire ai negoziati una cornice più favorevole per tutta la settimana:
il presidente russo ha annunciato che, in occasione dell’80° anniversario della Vittoria, la Russia osserverà un cessate il fuoco di tre giorni.

Secondo quanto comunicato dal Cremlino, tutte le operazioni militari saranno sospese dalla mezzanotte dell’8 maggio fino alla mezzanotte tra il 10 e l’11 maggio.
La Russia auspica che anche la parte ucraina aderisca a questa iniziativa. Tuttavia, in caso di violazioni, le Forze armate della Federazione Russa si riservano il diritto di rispondere in modo “adeguato ed efficace”, si legge nella nota ufficiale.

“Cambio di fase”

Sebbene siamo nel campo delle ipotesi, gli indizi raccolti — l’intensificazione dei bombardamenti, il ruolo crescente della Corea del Nord, il ritiro britannico, i segnali di crescente pressione su Kiev — indicano che un cambio di fase potrebbe essere vicino.

Questa settimana si preannuncia quindi decisiva: se gli Stati Uniti si ritireranno davvero dai negoziati, è possibile che la Russia dia avvio a un’escalation pianificata per concludere la guerra nel modo più rapido e brutale possibile.

Come ricordava Putin già nel 2022: “Non abbiamo ancora iniziato nulla di serio”.
Forse il momento di “iniziare” è più vicino di quanto si pensi.