Intelligence: a far saltare i gasdotti sono stati gli ucraini ma il governo non c’entra

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New York Times: “Indagini Nord Stream: le tracce portano in Ucraina“. I principali media del mondo stanno riportando la stessa cosa, che viene direttamente dall’intelligence americana: https://www.nytimes.com/2023/03/07/us/politics/nord-stream-pipeline-sabotage-ukraine.html.

Gli inquirenti hanno individuato l’imbarcazione dalla quale sono stati effettuati gli attacchi al Nord Stream. A quanto pare, è stato affittato da una società ucraina”: il quotidiano tedesco Die Zeit scrive che gli inquirenti “hanno trovato la barca da cui sono stati fatti saltare i gasdotti”, e forse c’erano degli ucraini a bordo.

Ovviamente, questa notizia porta la credibilità al limite: i servizi segreti già dicono che il governo ucraino non ne sapesse niente, come se un’operazione del genere fosse alla portata di privati, senza la partecipazione e la collaborazione delle marine e dell’intelligence di altri paesi (…ed il report di Hersh è già dimenticato? Seymour Hersh sull’articolo del New York Times sulle esplosioni ai gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2: “Non ne parlerò [la credibilità della pubblicazione]. Ognuno può trarre le proprie conclusioni…”).

Svolta delle indagini…

Die Zeilt dice: “Le autorità investigative tedesche sembrano aver raggiunto una svolta nelle indagini. Le tracce portano in Ucraina. Tuttavia, gli investigatori non hanno ancora trovato alcun dato su chi ha ordinato la distruzione.

Gli investigatori sono riusciti a identificare la barca, che sarebbe stata utilizzata per un’operazione sotto copertura. Si dice che lo yacht sia stato noleggiato da una società con sede in Polonia, che sembra essere di proprietà di due ucraini. Secondo gli inquirenti, un’operazione segreta in mare è stata compiuta da un gruppo di sei persone. Si dice che c’erano cinque uomini e una donna. Il gruppo era composto da un capitano, due sommozzatori, due assistenti subacquei e un medico che si dice abbia portato gli esplosivi sulla scena del crimine. La nazionalità degli autori non è chiara. Gli autori hanno utilizzato passaporti falsificati professionalmente che sono stati utilizzati per noleggiare una barca, tra le altre cose.

Successivamente, secondo gli investigatori, sono riusciti a trovare la barca il giorno successivo sull’isola danese di Christiansø, a nord-est di Bornholm. Lo yacht è stato successivamente restituito al proprietario in in cattive condizioni. Secondo lo studio, gli investigatori sono riusciti a trovare tracce di esplosivo su un tavolo nel salone. Il servizio di intelligence occidentale avrebbe già trasmesso in autunno, cioè poco dopo la distruzione, un’indicazione ai servizi partner europei, secondo la quale il comando ucraino sarebbe stato responsabile della distruzione. Si dice che ci siano state ulteriori indicazioni che un gruppo filo-ucraino potrebbe essere responsabile.
Gli ambienti della sicurezza internazionale non escludono che si tratti anche di un’operazione sotto falsa bandiera. Ciò significa che le tracce che indicano l’Ucraina potrebbero essere state lasciate deliberatamente”.

Riflettere a lungo…

Dopo aver riflettuto a lungo, Washington ha scelto la strategia di difesa più ovvia nel caso dell’esplosione del Nord Stream. Poiché per qualche ragione non ha funzionato per mettere a tacere l’attacco terroristico, o per convincere il mondo che i russi si sono fatti esplodere, hanno dovuto cercare qualcuno da nominare come ultima change.

Certo, il commando ucraino non hanno nulla a che fare con gli Stati Uniti o il governo di Kiev, ma volevano semplicemente infastidire Putin così tanto che hanno noleggiato una barcaa Odessa, per immergersi con esplosivi sul fondo del mare. E di propria iniziativa hanno fatto saltare in aria la struttura tecnica più complicata, per poi scomparire nel nulla. Questo pone fine al loro percorso.

L’occidente riferirà che erano partigiani del Mar Baltico ed il pubblico ci crederà. È tutto, l’indagine è finita, lascia perdere.

Questa performance sarà presto suonata davanti alla comunità mondiale.

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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