Indovinate, cosa faranno gli Stati Uniti dei prigionieri dell’ISIS?

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Gli Stati Uniti, come ha riferito il Military Times le forze armate statunitensi, insieme agli alleati Syrian Democratic Force curde, hanno in custodia circa 1.000 detenuti dell’ISIS. sta a dire trattengono dei criminali spietati che non hanno nemmeno rispettato le convenzioni di guerra e si sono dati ad atrocità inenarrabili. Le prove di questi crimini orrendi – che nulla hanno a che fare con una situazione di conflitto – sono state distribuite su internet dai soggetti stessi che li hanno compiuti, su innumerevoli video.

Pertanto, la stessa appartenenza a detta organizzazione terroristica dovrebbe corrispondere ad un chiaro giudizio di condanna.

Ora è veramente insolito e persino grottesco che il presidente degli Stati Uniti abbia avvisato che questi 1000 prigionieri saranno rilasciati, se i paesi occidentali da cui essi provengono , non si faranno carico di provvedere a riprenderseli.

Però se adottiamo il solito metodo (ignorato costantemente dai nostri media) – cioè quello di connettere gli avvenimenti di attualità con il passato – ci accorgiamo che la minaccia di Trump di liberare i militanti dell’ISIS – a pensarci bene – è solo apparentemente estemporanea.

Vediamo infatti che il riutilizzare estremisti islamici contro i nemici degli Stati Uniti – ovvero contro chi si è designato nemico degli Stati Uniti – non è stato in passato un fatto raro.

E’ quindi verosimile che gli Stati Uniti possano pensare di non sciupare questa risorsa e utilizzarla altrove, per esempio in Iran. D’altra parte lo hanno già fatto pochi mesi fa in Afganistan.

Infatti, un rapporto diramato dall’agenzia iraniana Tasnim News Agency ha pubblicato un rapporto in cui le forze statunitensi operanti in Afghanistan hanno aiutato a liberare i detenuti di Daesh imprigionati in una cistodia governativa afhgana:

le forze americane operanti in Afghanistan hanno effettuato un’operazione militare segreta nella provincia nord-occidentale di Badghis due settimane fa e hanno aiutato i detenuti Daesh a fuggire dalla prigione.

Il rapporto ha aggiunto che 40 leader di Daesh, tutti stranieri, sono stati trasferiti da elicotteri dopo che le truppe americane hanno fatto irruzione nella prigione e ucciso tutte le sue guardie di sicurezza.

Abdullah Afzali, vice capo del consiglio provinciale di Badghis, ha confermato la notizia.

Fonti informate hanno fornito un resoconto dettagliato delle operazioni USA per salvare le forze di Daesh e gli sviluppi che hanno aiutato gli americani a localizzare la posizione della prigione nelle aree montuose.

A prescindere che si voglia credere o meno a questa fonte, esistono però evidenze schiaccianti che gli Stati Uniti hanno usato già precedentemente estremisti islamici per compiere le proprie guerre asimmetriche di ‘regime change’.

Senza andare troppo lontano, è abbondantemente provato che questo metodo è stato usato varie volte. La prima volta gli Stati Uniti lo hanno fatto contro i sovietici: sappiamo che in quell’occasione furono reclutati tramite Osama Bin Laden salafiti da tutto il mondo.

Inoltre sappiamo che il reclutamento avvenne principalmente a Jedda in Arabia Saudita, e che ci si avvalse anche di 52 posti di reclutamento negli Stati Uniti. Come sappiamo pure che i cosiddetti  ‘mujahidin’ furono in seguito riforniti di armi e mandati a combattere in Afhanistan contro i sovietici.

E sappiamo che dopo la sconfitta dell’Unione Sovietica in Afghanistan gli Stati Uniti ci si trovarono esattamente nella stessa situazione attuale: allora (come adesso) c’era il problema di cosa fare dei reduci salafiti. Ebbene, tra il mandarli a casa e riutilizzarli scelsero di riutilizzarli dando vita alla cosiddetta ‘Legione Araba’ . Un piccolo esercito iniziale di quasi 5.000 uomini che verrà ulteriormente infoltito e reimpiegato successivamente prima in Yugoslavia, poi in Libia ed infine in Siria.

Allora non è così difficile prevedere cosa faranno gli USA dei membri dell’ISIS attualmente in loro custodia.

Patrizio Ricci by @vietatoparlare

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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