Incontro Blinken – Lavrov, prove di disgelo tra USA e Russia?

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Il segretario di Stato Antony J. Blinken ha incontrato oggi il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov a margine della riunione ministeriale del Consiglio artico.

Per la prima volta gli Stati Uniti nell’incontro Blinken – Lavrov , si sono mostrati rispettosi e diplomatici, ma la diffidenza ormai è tanta. Gli Stati Uniti infatti non hanno cambiato radicalmente il proprio approccio politico e proseguono con l’unilateralismo nel trattare con tutti i paesi del mondo. E’ fin troppo evidente che Washington sta semplicemente mutando strategia perchè è consapevole che mettere troppo ‘con le spalle al muro’ la Russia, non farà altro che accelerare la saldatura dell’intesa Russia – Cina.

Di conseguenza gli USA fanno il ‘gioco delle parti’.  Questo Lavrov lo sa, ma ha cercato diplomaticamente di sfruttare ogni opportunità offerta. E, in questo, la rimozione delle sanzioni sulle ditte che partecipano al North Stream 2 , è un atto concreto. Direi un atto concreto ed imprevisto, se si tiene conto che qualche testata giornalistica immaginava che Blinken avrebbe cercato di convincere la Russia a rinunciare al completamento del gasdotto … del resto il segretario statunitense poco prima, aveva fatto il giro di tutta Europa per scoraggiare il completamento del gasdotto.

Quindi un bel balzo, vedremo se ci saranno dietrofront o meno. Non è sempre chiaro nell’amministrazione USA chi prende le decisioni e se queste saranno risucchiate, tanto sembrano incoerenti le dichiarazioni di alcuni membri dello staff presidenziale, rispetto ad altri.

In realtà, non esiste un atteggiamento bivalente né un disgelo. Tutto è in linea. Semplicemente gli USA non possono stare ovunque nel mondo e, per focalizzare tutta l’attenzione sulla Cina, hanno bisogno che non si consolidi un patto mondiale anti- Stati Uniti da parte di una coalizione di paesi. Questo patto è in corso. Quindi, interlocuzione molto delicata, ma Lavrov è sempre all’altezza.

SI badi bene il fatto nuovo c’è stato, anche i giornalisti erano abbastanza increduli e non sapevano neanche come posizionarsi. Addirittura c’è stato ilarità in sala quando nessun giornalista ha fatto domande:

Questo è abbastanza curioso ma  è indicativo di come l’incontro abbia spiazzato. Se vedete i titoli di giornale che avevano anticipato questo incontro, erano negativi. Poi i giornalisti hanno assistito a tutt’altro. e non hanno saputo che pesci prendere.

Bicchiere mezzo pieno, visto da dove si era partiti, ma…

Nello stesso tempo (al di là delle foto opportunity che ritraggono Lavrov e Blinken come buoni amici, al di là del clima professionale e quindi più disteso), Blinken non ha rinunciato a  riconfermare la posizione USA rispetto a certi temi, quando ha detto “proteggeremo e agiremo con fermezza in difesa degli interessi degli Stati Uniti in risposta alle azioni della Russia contro i propri alleati”. Oppure quando ha ribadito la preoccupazione americana per quanto riguarda “i continui dispiegamenti militari drussi al confine con L’Ucraina”.  E tra le altre questioni non ha mancato di ricordare “le azioni russe contro contro Voice of America e Radio Free Europe / Radio Liberty”, e ha risfoderato la solita retorica su Aleksey Navalny, nonché sulla “repressione delle organizzazioni di opposizione”.

Infine – direi con una certa impudenza -, sulla Siria, Blinken – che rappresenta il paese che è responsabile principale per la distruzione del paese e con le sanzioni della condizione di estrema povertà del paese – ha detto che è necessario “garantire l’accesso umanitario al popolo siriano“. Ha toccato anche la questione di trovare una soluzione politica a lungo termine al conflitto tra Armenia e Azerbaigian.

Tra le aree dove invece Stati Uniti e Russia potrebbero beneficiare di una cooperazione sostenuta e rafforzata, Blinken ha indicato l’Afghanistan, la stabilità strategica e il contenimento dei programmi nucleari dell’Iran e della Corea del Nord. Insomma, tutte aree dove non poco le politiche statunitensi hanno incancrenito le situazioni.

Quando si parla di portare stabilità nel mondo, è singolare che a proferire l’auspicio che questo accada, siano gli Stati Uniti. Ricordando l’incontro storico di Trump con il presidente coreano Kim Jon Un non si può non notare che successivamente quell’incontro, l’amministrazione statunitense rinnegò del tutto le parole di distensione e gli auspici fatti. Questo dovrebbe essere di monito sulla capacità stessa degli USA di mantenere la parola data, tanti sono divergenti le forze che governano all’interno dell’apparato statale.

Non si tratta di avere riserve o pregiudizi. La storia è piena di esempi che corroborano questa visione. Basti ricordare l’appoggio che gli USA diedero durante la guerra Iran- Iraq ad entrambi gli stati. Oppure l’appoggio stesso a Saddam Hussein: alla fine il suo paese fu distrutto dall’invasione USA e lui stesso, fu impiccato. Le tensioni all’interno del paese continuano ancora oggi e una parte di rilievo Washington l’ha avuta anche nel favorire l’ascesa dell’ISIS.

patrizioricci by @vietatoparlare

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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