In Canada, gli ospizi che non vogliono introdurre l’eutanasia, saranno chiusi

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Offrono la “morte assistita” ma non l’assistenza a vivere

Le autorità canadesi bloccano i finanziamenti del governo per gli ospizi che non accettano di introdurre l’eutanasia (medical assistance in dying). In pratica, ciò significa che la maggior parte delle case di riposo sarà chiusa, “invece di sviluppare una cultura di cura, ci precipitiamo nella morte su richiesta”, denunciano i vescovi canadesi.

Angelina Ireland,  fondatrice e direttrice della casa di riposo Irina Thomas Hospice a Ladner, BC, che ha rifiutato di uccidere i suoi pazienti, ha affermato che la sospensione dei finanziamenti è dovuta al fatto che lo stato nell’aiutare le persone che muoiono risparmia. “L’Eutanasia è fondamentalmente una questione di soldi. L’eutanasia è più economica della promozione e dello sviluppo delle cure palliative “, ha affermato. Solo il 30% dei canadesi infatti si può permettere l’onere di cure palliative. Laddove le pratiche di eutanasia sono legalizzate, i mezzi per sostenere meglio la fine della vita stanno diminuendo. La situazione delle cure palliative in Quebec, che ha adottato una forma di assistenza medica per la morte, è catastrofica, come dimostrano i professionisti coinvolti , privati dei mezzi necessari.

Indovina perché avviene questa pressione affinché l’eutanasia diventi una pratica normale? Il motivo è probabilmente orientare rapidamente le generazioni “vecchie e conservatrici”, facendo spazio a coloro che normalmente percepiscono ogni tipo di racconto come inevitabile ed efficiente.

Naturalmente, l’argomento stesso dell’eutanasia è molto complesso e ambiguo. Nel senso che le motivazioni come sempre sono volutamente orientate in una sola direzione, ovvero la motivazione di eliminare la sofferenza. La libertà quindi di chiedere di essere aiutato a morire, garantirebbe una via più dignitosa, mentre insistere alla vita – quando questa non corrisponde a un determinato standard qualitativo- , sarebbe inumano. Da qui la chiusura degli ospizi ‘inadempienti’.

Però sappiamo che l’uomo non è circoscrivibile in ‘procedure’ meccanicistiche. Inoltre sappiamo bene che abituarsi a certe procedure di fine vita inevitabilmente porta alla normalità e la normalità porta alla routine, ovvero all’obbligo.

Ulteriore prova di questo è che prova che  – come ha segnalato il Foglio nell’articolo ”In Canada con l’eutanasia si propone gli espianti di organi da vivo”.

L’impressione è che nella difesa delle libertà e della qualità della vita stiamo perdendo totalmente il nostro essere uomini, l’apertura al mistero e la pietà cristiana. Non è una migliore qualità della medicina e la rimozione di tabù, quello a cui stiamo assistendo, ma la completa rimozione dell’umanità.

@vietatoparlare

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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