Nuove Norme sul Vino: Tutela della Salute o Scelta Politica?
La Commissione Europea ha deciso: il vino sarà soggetto a nuove norme simili a quelle imposte sulle sigarette, con l’obbligo di apporre avvertenze sanitarie sulle etichette e con un aumento della tassazione e limiti di esportazione a causa della sua presunta nocività per la salute umana:
La Commissione europea torna all’attacco sugli alcolici, vino compreso, con un nuovo documento di lavoro che fa il punto sul piano contro il cancro varato nel 2021, il Beca (Beating Cancer), che già allora proponeva limitazioni al commercio e l’introduzione di etichette ‘sanitarie’ per la bevande alcoliche. Un annuncio che ha fatto esplodere la protesta del mondo agroalimentare. Oggi, Coldiretti e Filiera Italia hanno minacciato di essere pronti a scendere in piazza “contro la follia tutta ideologica delle etichette allarmistiche sul vino” per “tutelare i 240mila viticoltori italiani che offrono opportunità di lavoro lungo la filiera per 1,3 milioni di occupati”. Ansa
Ma questa misura è davvero finalizzata alla tutela della salute pubblica?
L’Intenzione ufficiale: è per la nostra salute, lotta al cancro…
Le proposte della Commissione Europea, contenute nel Documento di lavoro dei servizi pubblicato il 4 febbraio dalla Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare (Dg Sante), includono misure come l’apposizione di avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche e l’aumento della tassazione su tali prodotti. Queste iniziative sono presentate come strumenti strategici nella prevenzione del cancro.
A supporto di questa decisione, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classificano l’alcol come cancerogeno di gruppo 1, il che significa che esistono evidenze sufficienti della sua capacità di causare tumori nell’uomo. Secondo l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), il consumo di alcol è associato a un aumento del rischio di sviluppare diversi tipi di cancro, tra cui quelli della cavità orale, faringe, laringe, esofago, fegato, colon-retto e mammella. Inoltre, non esiste una soglia di consumo alcolico al di sotto della quale il rischio di cancro sia nullo; anche un consumo moderato può aumentare il rischio.
E’ per la nostra salute?
Ma è davvero per la nostra salute? Ed allora ci vorrebbe un approccio settoriale e non sistemico.
Il problema principale di queste misure è la loro natura frammentaria. Si concentrano esclusivamente su un singolo fattore di rischio – in questo caso, il vino – senza considerare il quadro complessivo della salute pubblica e l’esposizione a molteplici altri rischi ambientali e alimentari. Se l’obiettivo fosse davvero la tutela della salute, sarebbe necessaria una valutazione globale del rischio anziché un’azione isolata che penalizza solo determinati settori.
Il principio di precauzione e l’Incoerenza regolatoria
Se l’Unione Europea adotta il principio di precauzione per giustificare restrizioni sul consumo di alcol, allora lo stesso principio dovrebbe essere applicato con coerenza a tutte le sostanze e pratiche potenzialmente dannose per la salute umana. Ci sono infatti altri fattori di rischio che meritano attenzione, come:
- L’acqua potabile contaminata da metalli pesanti o sostanze chimiche.
- L’uso massiccio di additivi alimentari, conservanti e coloranti industriali.
- L’elettrosmog e le onde elettromagnetiche del 5G, ancora oggetto di studi scientifici.
- La manipolazione genetica dei virus nei laboratori, con i rischi associati allo sviluppo di nuove pandemie.
- La somministrazione di vaccini MNRA nonostante gli effetti avversi
- L’abuso di antibiotici negli allevamenti intensivi, che porta alla resistenza batterica.
- si potrebbe continuare…
Se il vero obiettivo è la tutela della salute pubblica, allora bisognerebbe affrontare tutti questi problemi con la stessa determinazione, anziché adottare un approccio selettivo che colpisce alcuni settori e ne ignora altri.
Non esiste il Rischio Zero
Un altro aspetto da considerare è che vivere comporta sempre un certo grado di rischio. È impossibile eliminare completamente ogni pericolo per la salute umana. Piuttosto che adottare misure proibizionistiche, si dovrebbe puntare su:
- Un’informazione chiara e non allarmistica, che consenta alle persone di fare scelte consapevoli.
- Normative equilibrate, che evitino di demonizzare prodotti tradizionali come il vino mentre permettono l’ingresso di cibi ultraprocessati o altre sostanze più nocive.
- Una valutazione sistemica della salute pubblica, anziché misure isolate che sembrano più ideologiche o politiche che realmente basate sulla scienza.
Conclusione: scelta politica più che scientifica
Il vero problema di fondo è che la Commissione Europea, con queste decisioni, sembra muoversi più per logiche politiche e burocratiche che per una reale preoccupazione per la salute pubblica. Se la lotta al cancro fosse realmente la priorità, allora si dovrebbero affrontare tutti i fattori di rischio in modo sistematico e senza distinzioni di comodo. Invece, si finisce per penalizzare un settore fondamentale per l’economia italiana (e non solo), senza alcuna garanzia di un reale beneficio per la salute pubblica.
Se davvero si vuole migliorare la salute dei cittadini, è necessario un approccio scientifico globale e non proibizionismi selettivi che rischiano di avere più effetti politici ed economici che sanitari.
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