Il tentativo di assassinio da parte della CIA di Husayn Faḍlallāh

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Muḥammad Husayn Faḍlallāh è considerato dai più come un marjaʿ al-taqlid, ossia come un’altissima autorità spirituale dell’islam sciita, “fonte di emulazione” e autorevole giuresperito. La stampa occidentale lo ha talvolta impropriamente indicato superficialmente come il capo spirituale di Hezbollah, anche se questa asserzione è sbagliata, giacché le “fonti di emulazione” per Hezbollah sono sempre stati Khomeini prima e Khamenei in seguito.

Faḍlallāh, nato in Iraq, si è formato nei tradizionali ambiti clericali sciiti di Najaf, segnati dall’attività intellettuale di pensatori come Muhammad Baqir al-Sadr, e dall’opposizione tanto al capitalismo quanto al nazionalismo e al marxismo.

Dopo il suo trasferimento in Libano, tenne numerose conferenze, scrisse decine di libri, fondò diverse scuole religiose e creò l’organizzazione Mabarrat. Grazie a questa associazione, poté aprire numerose biblioteche pubbliche, un centro culturale femminile e una clinica medica.

Egli condannò l’ingerenza statunitense e israeliana negli affari interni libanesi, denunciando l’imperialismo e il sionismo. Difese la Repubblica Islamica d’Iran e i movimenti musulmani in Libano. Nelle sue prediche sostenne la resistenza armata contro le forze d’occupazione israeliane in Libano, in Cisgiordaniae nella Striscia di Gaza. Espresse sempre opinioni progressiste per quanto riguardava lo statuto femminile.

Fu vittima di numerosi tentativi d’omicidio, ivi compreso un bombardamento della sua autovettura nel 1985 che ebbe come unico effetto la strage di 80 persone innocenti che si trovavano nelle vicinanze. Questa operazione fu organizzata dalla CIA, che spese 3 milioni di dollari, provenienti da fondi sauditi. L’operazione fu disastrosamente portata a termine da un ex-agente del SAS. (Wikipedia)

La dinamica del  suo tentativo di assassinio da parte della Cia nell’85’ è ben descritto nel libro : Le guerre segrete della CIA 1981-1987 , New York, Londra, Toronto, Sydney, Tokyo: Simon and Schuster, p. 397.

L’autore della seguente citazione non è un blogger complottasta marginale, guidato dal rancore, che sta sfogando la sua immaginazione.

È Bob Woodward un giornalista statunitense, una delle firme di punta del Washington Post, importante quotidiano statunitense a diffusione nazionale:

[su_panel]I sauditi incontrarono un inglese che aveva prestato servizio nei servizi aerei speciali britannici, le forze speciali delle operazioni speciali d’élite. Quest’uomo aveva viaggiato molto in Medio Oriente, ed era entrato e uscito dal Libano da un altro stato arabo. Sarebbe stato il leader ideale di un’operazione sofisticata.

La CIA, ovviamente, non doveva avere nulla a che fare che fare con “l’eliminazione”. I sauditi, se richiesto, avrebbero dovuto sostenere la negazione della CIA in merito al coinvolgimento o alla conoscenza dell’operazione. Il collegamento con i servizi di intelligence stranieri era un’attività della CIA fuori dalla portata della supervisione del Congresso; Casey si era categoricamente rifiutato di dire alle commissioni di questo delicato lavoro. E in questo caso, la CIA come istituzione non sapeva. Nulla è stato scritto, non ci sono state registrazioni o tracce.

I 3 milioni di dollari sauditi depositati nel conto di Ginevra sono stati “riciclati”. L’inglese stabilì compartimenti operativi per realizzare parti separate del piano di assassinio affinchè non si potesse risalire al mandante; nessuno aveva alcuna comunicazione con nessun altro se non attraverso di lui.

Diversi uomini furono assunti per procurarsi una grande quantità di esplosivi; un altro uomo fu assunto per trovare un’auto; i soldi venivano pagati agli informatori per assicurarsi che sapessero dove sarebbe Fadlallah in un dato momento; un altro gruppo fu assunto per progettare un inganno dopo l’azione in modo che i sauditi e la CIA non fossero collegati; il servizio di intelligence libanese ingaggiò gli uomini per portare a termine l’operazione.

L’8 marzo 1985, una macchina carica di esplosivo fu portata in un sobborgo di Beirut a circa cinquanta metri dalla residenza dei grattacieli di Fadlallah. L’auto esplose, uccidendo 80 persone e ferendone duecento, lasciando devastazioni, incendi e edifici crollati. Chiunque si trovasse nelle immediate vicinanze fu ucciso, ferito o terrorizzato, ma Fadlallah riuscì a fuggire senza farsi male. I suoi seguaci appesero un enorme striscione “MADE IN USA” davanti a un edificio che era stato distrutto .[/su_panel]

Oggi gli USA dicono di essere in Siria per combattere il terrorismo e nel frattempo finanziano al Qaeda e le milizie jihadiste… è coerente con cosa?

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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