Il taglio dei parlamentari vuol dire taglio alla democrazia

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Cari lettori, in genere  rispetto sicuramente ogni vostra considerazione e quindi a maggior ragione, tengo seriamente in considerazione ogni vostra considerazione sul referendum costituzionale di settembre prossimo.

Ciononostante vorrei sottolineare alcune cose:

1 – Innanzitutto mi è chiaro che i quesiti posti non si possano liquidare con un semplice referendum. Sarebbe più opportuno decidere le modifiche con ampio consenso e dibattito parlamentare e non con un semplice referendum.

2 – Inoltre, ciò che non sopporto sono le subdole ed incomplete motivazioni che sto sentendo diffondersi tra la gente a livello esponenziale che dovrebbero giustificare il sì al prossimo referendum. Infatti, noto che spesso coloro che sostengono la riduzione dei parlamentari giustificano la cosa dicendo che l’Italia ha un numero abnorme di parlamentari.

Secondo tale ragionamento, la riduzione dei parlamentari corrisponderebbe ad un importante risparmio da parte dello stato, in un certo senso ad eliminare lo spreco, accompagnato da un retrogusto recondito che è quello sanzionare la politica. Ma non è così:  si risparmierebbero solo 50 milioni all’anno che è una cifra che non inciderebbe affatto sul bilancio dello stato. La domanda corretta è invece se servono o non servono .

A sostegno del taglio molti prendono come riferimento il Parlamento degli Stati Uniti ed altri paesi. In tutti i casi l’accostamento è incongruo giacché si tratta quasi sempre di Repubbliche Federali, per cui quei sistemi politici funzionano diversamente, garantendo in altro modo la rappresentanza dei cittadini all’interno degli stati o Regioni ampiamente autonome.

Invece in Italia i padri costituenti hanno voluto espressamente fare così, affinché la nostra Repubblica fosse più rappresentativa possibile.

Comunque, chi ha un ordinamento simile al nostro ha gli stessi numeri di rappresentanti del nostro paese, come la Francia. Anzi con l’accrescimento della popolazione sul suolo patrio rispetto ai riferimenti stabiliti dai padri costituenti si è già proceduti ad una diminuzione per effetto di una modifica costituzionale (per effetto della quale ora il numero è fisso e non più in rapporto con il numerico proporzionale alla popolazione).

Se la democrazia costa 50 milioni di euro figurarsi allora cosa si dovrebbe dire di chi muove i grandi capitali in borsa e la maggior parte dei capitali che si creano dal nulla prosciugando ciò che serve alla vita reale, questo è ancora più grave direi. Ed in tema, il costo del presidente della Repubblica – figura che ultimamente è stata solo garante per impedire a certe forze politiche di non governare governassero – in questo caso più un ostacolo, meriterebbe altrettanta attenzione. Per il resto secondo me senatori e deputati vanno pagati in linea con gli altri paesi occidentali, stabilendo un compenso equo e dignitoso.

Pertanto – a mio avviso – è da scellerati semplificare il quesito agli italiani dicendo che avere più parlamentari ed uno spreco in maniera del tutto incorretta ed incompleta. Il punto è invece che si vuole rendere il Parlamento sempre più insignificante, autoritario, inefficiente, slegato dalla popolazione ed in mano ad una élite di addetti ai lavori.

Se si avesse avuto rispetto del Parlamento non si sarebbe tenuto il nostro paese in democrazia sospesa per mesi a forza di DPCM, profittando dell’emergenza per congelare il dibattito parlamentare in merito a scelte fondamentali come il MES, lo Sure o il Recovery Fund.

Siamo di fronte ad una china pericolosa, spetta a noi tutti decidere negli ultimi ambiti – sempre più pochi – dove è possibile decidere.

VIDEO CORRELATO:

 

Quindi -‘sì’ o ‘no’, la scelta che farete, sia a seguito di una informazione corretta.

@vietatoparlare

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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